Ticino

Evoluzione dei prezzi dell’energia: «L’inverno è il primo banco di prova»

Il costo dell’elettricità sulla Borsa svizzera nei prossimi anni non tornerà ai livelli prepandemici – Il mercato prevede una flessione negativa – Giorgio Tognola (AET): «Non è detto tuttavia che le tariffe scenderanno» – Christian Vitta: «La grande maggioranza delle aziende per il 2023 è coperta»
© CdT/Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
23.11.2022 06:00

Che cosa dobbiamo attenderci in bolletta i prossimi anni? Per il 2023 già sappiamo. Accendere la luce (e quindi produrre) costerà di più. Mediamente i rincari saranno nell’ordine del 30%. Chi più, chi meno; e questo in funzione della strategia messa in campo dall’azienda fornitrice, dal costo tariffale applicato l’anno precedente e dal tipo di contratto in essere. In queste settimane, gli analisti hanno più volte spiegato i motivi dell’impennata dei prezzi a corto termine. Ma cosa accadrà negli anni a venire?

La domanda è d’obbligo, tanto per le aziende quanto per le tasche dei cittadini. Non a caso, settimana scorsa, il tema è finito al centro del Gruppo strategico per il rilancio del Paese, creato durante la Pandemia su iniziativa del DFE, a cui partecipano rappresentanti della politica cantonale, del mondo accademico, padronale e sindacale.

Che cosa dice il mercato?

Mettiamoci subito il cuore in pace. Il prezzo medio dell’energia di banda sulla Borsa svizzera per il 2024 - 2025 non tornerà ai livelli prepandemici, quando l’energia elettrica costava tra i 40 e i 70 franchi al megawattora. Negli scorsi giorni, sul mercato all’ingrosso, il prezzo medio dell’energia per il 2024 era di 257,40 franchi al megawattora e 178,20 franchi per il 2025. Le aspettative per il 2023, invece, superavano invece i 345 franchi al megawattora, spiega Giorgio Tognola, vicedirettore di AET. «Questo prezzo medio così elevato sconta le difficoltà dell’inverno prossimo. Il mercato si aspetta un inverno difficile e quindi reagisce con un aumento del prezzo medio dell’energia di banda». Un’aspettativa che al momento ritroviamo solo in parte nel 2024 e 2025, anni per i quali si prevede una diminuzione del prezzo dell’energia.

Il ruolo della Francia

«Per quanto riguarda l’andamento dei costi sul mercato all’ingrosso va comunque sottolineato che a novembre i prezzi sono ritornati su valori simili a quelli della scorsa primavera», aggiunge il direttore del DFE Christian Vitta. I motivi della ritrovata (parziale) fiducia del mercato vanno cercati in Francia, chiosa ancora Tognola: «Il mercato si aspetta che la grande manutenzione del parco nucleare francese sia nel frattempo giunta a termine, e che quindi la Francia torni a giocare un ruolo centrale nella produzione europea di energia elettrica». A questo si aggiunge il tema dell’approvvigionamento del gas: «Le forniture, indipendenti dalla Russia, dovrebbero aumentare gradualmente nel tempo. In Europa sono in costruzione diversi rigassificatori, e questo servirà a calmierare ulteriormente il prezzo del gas, che influisce direttamente sul costo dell’energia elettrica». Chiaramente questi prezzi futuri sono aspettative che sul mercato hanno una validità puntuale e giornaliera. In altre parole: può accadere di tutto. La storia recente, con la guerra in Ucraina, insegna. Insomma, le incognite che andranno a definire il prezzo dell’energia sul mercato sono tante. Tra queste vale la pena ricordare anche la siccità, che quest’anno ha influito negativamente sui bacini idrici ticinesi. «Ogni notizia negativa andrebbe a influire sulle aspettative del mercato, determinandone un aumento del prezzo futuro», spiega Tognola.

Il primo test

Un primo indicatore dell’evoluzione dei prezzi lo si avrà già nei prossimi mesi: «Se dovessimo avere un inverno particolarmente rigido quest’anno, i prezzi futuri verosimilmente ne risentirebbero», osserva il vicedirettore di AET. Un inverno rigido, infatti, svuoterebbe i magazzini di stoccaggio del gas in Europa. E senza i rifornimenti russi, riempirli sarebbe più difficile. Per questo motivo, un inverno rigido potrebbe essere un segnale per l’innalzamento dei prezzi futuri, già dal 2024. Non a caso la Confederazione ha già indicato che il problema energetico ci accompagnerà a lungo, e che non verrà archiviato con l’inverno prossimo. Anche dal profilo dei costi. «Nonostante i prezzi sul mercato all’ingrosso nel 2024 e 2025 tendenzialmente scenderanno, non è detto che le tariffe seguiranno necessariamente la medesima curva». Insomma, possiamo attenderci nuovi aumenti in bolletta, anche nel 2024. «Ogni azienda fornitrice ha la propria strategia di acquisto dell’energia. Il prezzo finale dipende infatti dagli acquisti operati, in maniera scaglionata, nel tempo. Di certo, la parte di energia acquistata nel 2021 e 2022 peserà maggiormente rispetto agli acquisti antecedenti a queste date», spiega Tognola. In altre parole: nulla impedisce che nel calcolo definitivo, la tariffa finale sia anche superiore a quelle del 2023.

Vi sono aziende coperte con contratti a medio e lungo termine che per ora non subiscono quindi variazioni di mercato. Altre, invece, sono più esposte
Christian Vitta, direttore del DFE

Indennità per lavoro ridotto

«La situazione delle aziende è variegata», commenta a questo proposito Vitta. «Vi sono aziende coperte con contratti a medio e lungo termine che per ora non subiscono quindi variazioni di mercato. Altre, invece, sono più esposte». Ad ogni modo gli addetti ai lavori stimano che le aziende che al momento non hanno ancora acquistato l’energia per il 2023 siano meno del 5% delle aziende presenti sul territorio, spiega Vitta. «L’autorità federale ha tuttavia precisato che l’utilizzo delle indennità per il lavoro ridotto è, se la condizioni sono adempiute, valutabile anche in caso di un massiccio aumento dei prezzi dell’energia o per un eventuale situazione di penuria energetica causati dai provvedimenti delle autorità». Ad ogni modo, prosegue il consigliere di Stato, «se il mercato internazionale svizzero dovesse adattarsi strutturalmente su livelli più alti è un problema di sistema che non riguarderà solo il canton Ticino ma tutta la Svizzera. In questo caso sarà compito del Consiglio federale, in collaborazione con i Cantoni, elaborare una strategia». Ma cosa può fare, allora, il Cantone? «AET dispone di un prodotto, AETblu, incentrato sulla propria produzione idroelettrica. Chi lo ha acquistato in passato, oggi ha un prodotto valido e più vantaggioso. Per il futuro, sarà inoltre importante rafforzare ulteriormente la collaborazione fra AET e i distributori», conclude Vitta.

«Non facciamoci illusioni»

«Il maggiore costo avrà un impatto certamente importante sulle aziende l’anno prossimo e non farà che creare difficoltà ulteriori in un contesto reso già complesso dalla pandemia e dai noti problemi legati al reperimento delle materie prime», commenta il direttore di AITI, Stefano Modenini. «Anche il prezzo di queste ultime è aumentato considerevolmente». Per le aziende, spiega Modenini, non sarà possibile scaricare integralmente i maggiori costi sui prezzi applicati ai clienti. «Inoltre sono già evidenti da alcuni mesi i primi segnali di un rallentamento congiunturale». Guardando all’evoluzione dei prezzi futuri, il direttore di AITI taglia corto: «Bisognerà abituarsi a prezzi almeno tre-quattro volte superiori». L’energia è un fattore di produzione molto importante per l’industria e la sua incidenza per le imprese dipende dal ramo di attività e dalla singola impresa. Il messaggio però è chiaro: «Il fattore energia in futuro inciderà di più sui costi aziendali e dunque le aziende dovranno cercare di aumentare i margini e ridurre gli altri costi». Situazioni simili in passato non si sono mai presentate, prosegue Modenini: «Ci troviamo in una situazione abbastanza particolare, perché in realtà gli ordinativi dei clienti presso le imprese ci sarebbero anche, ma la produzione difficilmente può rispettare i tempi stabiliti se manca il materiale. E non dimentichiamo che sì, il portafoglio ordini può anche essere sostenuto, ma il costo per realizzare i prodotti è sensibilmente aumentato».

Come intende muoversi dunque il settore per far fronte a questa evoluzione? «Negli ultimi anni gli investimenti nella produzione autonoma di energia, ad esempio quella fotovoltaica, sono aumentati. Ma non facciamoci troppe illusioni», commenta ancora Modenini. «Sovente questa produzione copre solo una parte del fabbisogno energetico». Occorre poi agire sul risparmio energetico nei processi di produzione, aggiunge il direttore di AITI. «Non da ultimo, bisogna essere molto abili nell’acquistare energia sul mercato, affidandosi a specialisti veramente competenti. Non esistono tuttavia ricette miracolose».