Gran Consiglio

Ex funzionario, sì alle raccomandazioni

Quasi all'unanimità il Parlamento ha approvato il rapporto della Gestione nel quale invita il Governo a fare propri i correttivi suggeriti dall'audit esterno
©Gabriele Putzu
Red. Ticino&Svizzera
19.09.2023 18:25

(aggiornato alle 21.00)

Un dibattito lungo oltre quattro ore - a tratti pacato, a tratti invece parecchio acceso – è quello che questo pomeriggio ha portato il Gran Consiglio ad approvare quasi all’unanimità le diciotto raccomandazioni formulate nell’audit esterno svolto sulla gestione del caso dell’ex funzionario del DSS condannato nel 2021 per coazione e stupro. Raccomandazioni che il Parlamento ha fatto proprie e rinviato all’indirizzo del Governo affinché quest’ultimo presenti entro sei mesi un rapporto nel quale figuri «lo stato di implementazione» delle stesse. Insomma, in attesa del rapporto governativo, almeno in parte l’iter politico di questa triste vicenda può dirsi concluso. Anche se, come fatto notare da più parti in aula, per sconfiggere il clima di omertà che aleggia intorno al tema delle molestie e degli abusi - in tutta la società e non solo nell’amministrazione - servirà ben altro. Occorrerà un vero e proprio cambio culturale. O, per dirla con le parole della deputata Mattea David (PS), le raccomandazioni rappresentano «un millimetro del chilometro che dobbiamo ancora percorrere».

Il dibattito

La discussione in aula è partita con gli interventi dei sei relatori del rapporto commissionale, rappresentanti dei principali partiti. Interventi nei quali non sono mancate critiche anche importanti nei confronti delle istituzioni, soprattutto perché si sarebbe potuto (e dovuto) agire prima.

«Noi oggi - ha rimarcato Natalia Ferrara (PLR) - abbiamo la possibilità di migliorare le cose». Una possibilità data dall’audit, un’indagine svolta con serietà da professionisti, ma anche dal «coraggio di chi ha rotto il muro del silenzio». Il rapporto dello studio legale ha pure evidenziato che ancora oggi c’è molta ignoranza attorno al tema delle molestie e soprattutto sull’obbligo di intervenire prima che si configurino reati penali, ha ricordato Ferrara. Un tema importante perché «una donna su cinque in Svizzera subisce atti sessuali contro la sua volontà», ma solo in pochissimi casi la vicenda finisce in tribunale. E per questo motivo «il nostro compito è anche quello di rendere attente le persone sulla necessità di cambiare la cultura, al di là dei reati penali».

Il correlatore Fiorenzo Dadò (Centro) ha parlato di «una gestione dilettantistica» del caso. Per Dadò occorreva agire molto prima, sin dal 2005. «Oggi, al capitolo finale di questa vicenda, dopo cinque anni di insistenza in cui non ci siamo mai arresi, rimane un senso di profonda amarezza: spiace dover leggere nell’audit che molta sofferenza poteva essere evitata». Inoltre, il presidente del Centro ha criticato il Governo sottolineando la grande differenza tra i risultati dell’indagine interna svolta dall’amministrazione (che non aveva rilevato importanti lacune nella gestione del caso) e i risultati dell’audit esterno.

Sulla stessa linea anche Michele Guerra (Lega), secondo cui i risultati dell’audit «oggi pesano come macigni». Per Guerra, «le cose sono andate, per usare un eufemismo, in modo molto strano». A questo proposito ha anch’esso citato la discrepanza tra l’indagine interna e quella dello studio legale ginevrino. Una discrepanza ritenuta «inaccettabile». Detto ciò, per il leghista ora è importante «valorizzare al più presto» le raccomandazioni, affinché «casi di questo tipo non si ripetano mai più».

Tanti dubbi e interrogativi sulla vicenda sono stati sollevati anche dal co-presidente del PS Fabrizio Sirica: «Come è stato possibile che un funzionario condannato per coazione sessuale abbia concluso la sua carriera nel Cantone senza neanche una sanzione?», si è ad esempio chiesto il socialista, il quale non ha mancato di citare il «pesante, pesantissimo dubbio dell’omertà e che ci fosse una copertura di queste nefandezze». Ad ogni modo, per Sirica «tutto ciò è stato possibile poiché si sono susseguiti errori, impreparazione e inadeguatezza della struttura statale». Il co-presidente del PS ha poi anche ricordato che l’audit non ha rilevato errori di rilevanza penale, ovvero non c’è stata una copertura intenzionale del caso. In ogni caso, per Sirica ciò che conta non è colpevolizzare, bensì «implementare i miglioramenti» e «abbattere il muro del tabù».

A lanciare un’accusa nei confronti del PS (di cui l’ex funzionario faceva parte) è invece stata l’UDC. Per Paolo Pamini, ad esempio, «le responsabilità politiche sono delineabili all’interno di un’area politica ben precisa». A rincarare la dose, più tardi, è stato il deputato Tuto Rossi, puntando il dito più volte contro l’area socialista.

La correlatrice dei Verdi Samantha Bourgoin, sul fronte opposto, ha invece parlato dell’importanza di non «spettacolarizzare» queste vicende, in particolar modo per tutelare le vittime.

Diverse critiche al Governo e all’amministrazione sono giunte anche dai piccoli partiti. Amalia Mirante (Avanti con T&L) ha ad esempio definito le raccomandazioni «un atto positivo ma tardivo e probabilmente insufficiente», mentre Roberto Ostinelli (HelvEthica) ha chiesto l’istituzione di un ufficio indipendente per permettere le segnalazioni anonime di abusi. Tamara Merlo di Più Donne, più in generale, ha chiesto maggiore trasparenza, con la pubblicazione integrale dell’audit (il documento integrale è stato visionato

solo dai deputati della Gestione). «Altrimenti – ha affermato - è il solito sepolcro imbiancato e il silenzio fa il gioco di chi abusa». Giuseppe Sergi (MPS) ha chiesto di andare oltre agli aspetti amministrativi, concentrando gli sforzi per combattere «la cultura sessista». E in questo senso anche Massimo Mobiglia (Verdi liberali) ha evidenziato che «senza un cambio di cultura non ci sarà un sistema di segnalazione che funzioni veramente».

La posizione del Governo

A nome del Governo, il consigliere di Stato Raffaele De Rosa ha rimarcato che nell’audit sono stati ricordati «fatti gravi» e «le disfunzioni» avvenute molti anni fa nell’Amministrazione. Allo stesso tempo, ha evidenziato, vengono anche ricordati «i miglioramenti che sono stati messi in campo: sono state introdotte direttive, è stato elaborato un codice di comportamento ed è stato rafforzato il gruppo “Stop molestie”». Oltre a ciò, ha aggiunto, una piattaforma per le segnalazioni anonime è già attiva. «In ogni caso, ha ammesso De Rosa, «recepiamo che occorre fare di più». Riguardo alle raccomandazioni, ha assicurato il consigliere di Stato, «avremo modo nei prossimi 5 o 6 mesi di approfondirle, dando una risposta dettagliata». E, «pur non essendosi ancora chinato nel dettaglio sulle proposte, il Governo le ha recepite positivamente».

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