Lugano

Ex Macello, un anno dopo

Sono passati dodici mesi dalla demolizione di una parte del centro sociale – L’episodio ha profondamente influenzato questo inizio di legislatura e gli echi di quanto accaduto continuano a farsi sentire a livello politico – La procedura penale è ancora aperta e le macerie non possono dunque venir spostate – Si attende pure una presa di posizione degli Enti locali
John Robbiani
28.05.2022 06:00

È passato un anno dallo sgombero dell’ex Macello e dalla parziale demolizione del centro sociale. Gli echi di quanto accaduto quella notte a cavallo tra il 29 e il 30 maggio 2021 ancora si fanno sentire nella politica cittadina. Un anno lungo, che ha caratterizzato l’inizio di una legislatura segnata profondamente anche dalla scomparsa di Marco Borradori.

Un anno strano, in cui il tema dell’autogestione si è riproposto a ondate più o meno regolari (dalla grande manifestazione del 5 giugno ai fischi in piazza della Riforma il 1. agosto, senza dimenticare la temporanea rioccupazione dell’ex Macello del 29 dicembre) e in cui il tema, a ondate altrettanto regolari, è sembrato assopirsi almeno per un po’.

Macerie sotto sequestro

A un anno di distanza l’area dell’ex Macello è ancora sigillata e le macerie non sono state rimosse. E sono in molti a chiedersi come mai. È presto detto: tecnicamente sono ancora sotto sequestro da parte del Ministero pubblico visto che la vicenda, a livello giudiziario, non è conclusa.

Si attende infatti la decisione della Corte dei reclami penali, chiamata ad esprimersi in merito al decreto d’abbandono firmato in dicembre dal procuratore generale Andrea Pagani, che non aveva individuato responsabilità penali analizzando gli eventi che hanno portato alla demolizione del centro sociale. Assolvendo dunque Polizia e Municipio.

Inchiesta: verso l’ultimo atto

La decisione della Corte dei reclami penali è molto attesa proprio perché potrebbe mettere la parola fine su quanto accaduto. Pagani, come detto, nelle 27 pagine che compongono il decreto d’abbandono non aveva individuato responsabilità penali. Ma aveva comunque sottolineato lacune piuttosto evidenti nella gestione di quanto accaduto quella sera da parte della polizia. Tanto che un ufficiale della Cantonale era stato formalmente inquisito. Il Ministero pubblico aveva parlato di «claudicante passaggio di informazioni» fra il capo impiego (presente sul posto a Lugano) e un ufficiale dello Stato maggiore (a Bellinzona). E di «improvvisazione» comunicativa. Errori che hanno portato alla demolizione (tra l’altro mai approvata in questa forma dal Municipio) di una parte dell’ex Macello che in realtà non andava toccata.

Politica e frizioni

I fatti del 29 e 30 maggio 2021 hanno anche inasprito lo scontro politico sul Ceresio e reso - soprattutto all’inizio - più complicati i rapporti all’interno del Municipio. Basti pensare alla denuncia contro ignoti presentata dai Verdi, mentre ancora si attende una presa di posizione degli Enti locali per capire se è stato corretto, da parte della maggioranza dell’Esecutivo, non coinvolgere i municipali Badaracco,Zanini Barzaghi e Quadri nella decisione che poi diede de facto il via alla demolizione. Ci furono poi, soprattutto dopo la rioccupazione dell’ex Macello di fine dicembre, i battibecchi tra il sindaco Michele Foletti e il vicesindaco Roberto Badaracco. Poche settimane fa poi l’avvocato che rappresenta gli autogestiti (Costantino Castelli) ha avanzato alla Città una pretesa di risarcimento pari a 100.000 franchi. Ma quanto accaduto all’ex Macello ha anche - come del resto confermato dalla capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi - avuto ripercussioni sull’operato della Polizia comunale vista la grande attenzione mediatica.

«Occorre creatività, ma il depuratore resta una buona idea»

Quale futuro può avere l’autogestione a Lugano? In quest’anno sono state fatte tante ipotesi e molti appelli al dialogo. Di fatto però un po’ tutto sembra essersi arenato e anche l’idea di affidare agli autogestiti gli spazi dell’ex depuratore alla Stampa non ha fatto grandi passi avanti. Ne abbiamo parlato con la capodicastero Immobili Cristina Zanini Barzaghi. «La proposta resta sul tavolo, anche se è vero che è da un po’ che all’interno dell’Esecutivo non ne discutiamo. Questo anche perché tra gli autogestiti non abbiamo interlocutori». Zanini Barzaghi continua a credere che l’idea di un centro sociale all’ex depuratore non sia da scartare, anzi. «In molti hanno criticato questa proposta, ma in realtà non sappiamo cosa ne pensino i diretti interessati. Proprio per questo sarebbe bene incontrarli e mostrare loro gli spazi, che sono ampi e in parte fruibili da subito. Credo che in quel luogo con un po’ di creatività si potrebbe dar vita a qualcosa di molto interessante. C’è chi dice che è troppo lontano, ma visto quello che stiamo realizzando in zona (il nuovo centro sportivo, ndr) non credo si possa dire che non sia una buona soluzione». Ma per la municipale questa non è l’unica possibilità. «Parlo a titolo personale, ma credo che per l’autogestione potrebbe esserci un futuro anche all’ex Macello, che non è ancora ben definito nei dettagli». Municipio e Consiglio comunale non sono però d’accordo. «Sarebbe bello intavolare una discussione con il CSOA su come procedere con il restauro e la gestione di questo luogo. A determinate condizioni potrebbero anche tornare lì a corto termine visto che gli edifici rimasti sono ora inutilizzati».

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