Ex Petrolchimica, prioritario risanare

Chiamare alla cassa i responsabili della contaminazione è complicato, anche se non impossibile, ma prioritario resta procedere in tempi brevi alla bonifica dei terreni. La posizione di Cantone e Città sui terreni dell’ex Petrolchimica di Preonzo è stata fatta propria lunedì sera dal Consiglio comunale di Bellinzona che, pur condividendone il principio, ha bocciato con 47 voti contro 4 la risoluzione proposta dall’MPS. Chiedeva all’Esecutivo cittadino «di non entrare in materia su una eventuale partecipazione della Città alla procedura e al finanziamento dei costi di risanamento» compiendo i passi necessari affinché le spese, stimate tra i 20 e i 25 milioni franchi, venissero assunte dai responsabili della contaminazione, ovvero il gruppo Tamoil dal quale dipendeva la società proprietaria della raffineria di Preonzo attiva fino al 1990.
Imperativo agire in fretta
Per Fabio Käppeli (PLR) la Città deve essere attrice del risanamento, è una questione di responsabilità: «E siamo fiduciosi che saprà in seguito difendere i propri interessi accertando le responsabilità e chiamando alla cassa chi di dovere». Gabriele Pedroni (PPD) ha ricordato come la legge imponga di intervenire immediatamente: individuare i colpevoli lo si potrà fase successivamente». Anche per Renato Züger (Unità di Sinistra) «sarebbe meglio che la Città non fosse chiamata alla cassa, ma pur condividendone lo spirito, la proposta dell’MPS non ci convince». Orlando Del Don e Tuto Rossi (Lega-UDC) vorrebbero avere in ogni caso la certezza che la Città possa recuperare i soldi spesi per la bonifica. «Ci impegneremo affinché chi ha prodotto quell’inquinamento sia chiamato alla cassa» ha assicurato il sindaco Mario Branda, aggiungendo però che il tono perentorio della proposta di risoluzione impedisce al Municipio di aderirvi.
Parrocchie, sì alla convenzione
Approvato l’accordo che regola la suddivisione del contributo annuo ricorrente di 253.500 franchi alle 16 Parrocchie presenti nei vari quartieri della Città armonizzando le varie forme di versamento attuate finora, il Legislativo si è concentrato sulla convenzione per la partecipazione dei quattro Comuni non aggregati (Lumino, Arbedo-Castione, Cadenazzo e Sant’Antonino) alla ripartizione dell’utile netto conseguito dall’Azienda Multiservizi Bellinzona (AMB). Convenzione che il PPD, giudica troppo generosa. «Il riparto degli utili dell’AMB per un totale di 7,5 milioni spalmati su 10 anni (tra contanti, sconti e partecipazione alle spese per le strutture della Città con valenza regionale, ndr.) ci appare eccessivo e inoltre non riteniamo giusto che chi ha legittimamente deciso di non aggregarsi possa godere degli stessi privilegi di chi invece ha sposato il progetto della nuova Bellinzona» ha affermato il capogruppo Paolo Locatelli, relatore del rapporto di minoranza della Gestione, riferendosi anche al fatto che in virtù della convenzione i cittadini dei quattro Comuni verranno parificati a quelli della Città per quanto attiene all’accesso alle infrastrutture di carattere regionale che prevedono tariffe differenziate tra domiciliati e non (Centro sportivo, Villa dei Cedri e Teatro Sociale).
Utili AMB, il PPD resta solo
L’intervento del capogruppo PPD non ha però fatto breccia nel Legislativo che alla fine ha approvato l convenzione a larghissima maggioranza. Prima del voto Charles Barras (Unità di Sinistra), relatore del rapporto di maggioranza della Gestione, ha sottolineato come la convenzione consenta di gettare le basi per un’ampia e duratura collaborazione tra i Comuni del Bellinzonese. Tiziano Zanetti (PLR), non ha negato che l’ammontare del contributo ha suscitato qualche mal di pancia, ma l’accordo raggiunto con i Comuni non aggregati consente di ritrovare la «pace elettrica». Anche per Lelia Guscio (Lega-UDC) la sottoscrizione della convenzione è il passo dovuto per superare il momento conflittuale che ha portato tre dei quattro Comuni non aggregati a minacciare il riscatto della rete di distribuzione. Un gesto di buon senso, figlio di una trattativa estenuante, ha affermato il vicesindaco Andrea Bersani. Tornare a trattare con i quattro Comuni come vorrebbe Locatelli, ha aggiunto, non è il modo di fare politica che il Municipio ha deciso di seguire.