Facoltà fa rima con città?

Il Dies academicus è passato e l’USI è tornata alla sua quotidianità luganese. La riflessione che vi proponiamo in queste pagine di cronaca – che raccontano di persone e territorio – è proprio questa: come sta evolvendo il rapporto fra l’università e il suo territorio? A che punto è il percorso intrapreso da Lugano per affermarsi come città universitaria?
«Le università non sono solo centri di formazione e ricerca: svolgono anche un ruolo fondamentale nello sviluppo dei luoghi in cui operano» premette la rettrice Luisa Lambertini. Per quanto riguarda la visione del Comune ritiene che siano stati compiuti «importanti passi avanti» ed esprime gratitudine «ai Municipi passati e attuali per i traguardi raggiunti insieme», ma il potenziale «rimane considerevole».
Detto in altre parole, Lugano deve ancora studiare per diventare una città universitaria. E con Lugano intendiamo non solo il Municipio, ma la città nel suo complesso, compresa la stessa università. Secondo Lambertini «è essenziale continuare a rafforzare la collaborazione con le autorità politiche e le istituzioni per creare un ambiente favorevole all’innovazione e alla condivisione della conoscenza: un approccio che genera valore non solo per gli studenti, ma per l’intera comunità».
Spazi e significati
Va in questa direzione una nuova iniziativa prevista per il prossimo autunno:un laboratorio focalizzato proprio sulla visione di Lugano città universitaria in cui gli studenti dell’Accademia di architettura, coordinati da Martino Pedrozzi, elaboreranno proposte innovative per integrare maggiormente l’USI nel contesto urbano, con particolare attenzione al «raggio verde» lungo il Cassarate. Lo stesso tema, fra l’altro, aveva visto impegnati gli allievi del Liceo Lugano 1.
Un progetto atteso da tempo è la creazione di un’area di svago verde che degradi verso il fiume di fronte al Campus Est, demolendo una porzione del muro d’argine. Un muro che cade, uno spazio di qualità che si apre: l’intervento, volendo, è simbolico.
Poi non sempre le cose vanno come si spera. La piazza interna dello stesso Campus Est, ad esempio, doveva essere, anche agli occhi della Città, un luogo aperto a tutta la popolazione in cui organizzare concerti e altri eventi. Aperto lo è, nel senso che lo si può attraversare, ma di manifestazioni se ne sono viste poche e, in generale, viene da chiedersi se sia vissuto come un luogo totalmente pubblico dal resto della cittadinanza. Per l’università, comunque, il tema rimane importante. «La creazione di campus dinamici, attrattivi e sempre più integrati nel tessuto sociale – ribadisce la rettrice – è una priorità condivisa tra USI e istituzioni».
C’è un problema
Una priorità potrebbe essere, in questo momento, anche trovare un accordo sul contributo annuo di 630 mila franchi alla Fondazione per le Facoltà di Lugano dell’USI che il Municipio sta valutando di eliminare. Un’ipotesi – nulla di deciso:le parti ne discuteranno – giustificata da Palazzo civico con le disponibilità finanziarie di un ateneo «ormai radicato nel territorio».
«Tagliare o eliminare questo sostegno – ha replicato su queste colonne il presidente della fondazione Henry Peter – avrebbe un impatto diretto non solo sulla qualità delle nostre infrastrutture, ma anche sugli studenti, penalizzando i più meritevoli e quelli in condizioni economiche difficili». Lo strappo verrà ricucito?Sul tavolo vi è anche la possibilità, per l’USI, di acquistare dal Comune il terreno del Campus Ovest e il suo stabile principale. Ci sarà tempo per entrare nei meandri di questa trattativa immobiliare.
In via Buffi, adesso, prevale l’orgoglio per quanto fatto in ambito accademico e sottolineato durante il Dies di sabato. «Abbiamo celebrato i risultati raggiunti, tra cui la nostra crescita, la creazione dell’Istituto di medicina di famiglia, l’attivazione di nuovi programmi e molte altre iniziative» ricorda Lambertini. «In un contesto globale segnato da sfide finanziarie e geopolitiche, riaffermiamo il ruolo dell’USI per favorire una crescita responsabile, sostenibile e radicata nel territorio». Nella sua città.