“Farmaceutica, vince la squadra”

Il settore chimico-farmaceutico è uno dei motori dell'economia svizzera e il Ticino in questo ambito è capace di presentarsi unito. Ieri si è conclusa a Barcellona la CPhI, la più grande fiera internazionale del settore (vedi box a lato), alla quale le aziende ticinesi hanno partecipato sotto il brand di «Piazza Ticino». L'associazione Farma Industria Ticino (FIT) conta 27 associati che, con 2.500 collaboratori, generano più di 2,3 miliardi di fatturato l'anno. Oltre l'80% viene esportato in più di 90 Paesi. Il presidente Giorgio Calderari spiega al CdT le impressioni raccolte nella fiera.
Il settore farmaceutico ticinese è uno dei pochi che riesce a fare squadra, com'è nata «Piazza Ticino»?
«L'idea è nata cinque anni fa con l'intento di presentare anche all'estero l'immagine ticinese sotto un brand unico. L'iniziativa è stata accolta con slancio positivo dalle nostre aziende; quest'anno il numero di partecipanti è arrivato a dieci, mentre altri cinque hanno potuto usufruire degli spazi comuni di Piazza Ticino (come salottini e stanze per meeting). Per contro, all'inizio è stato difficile convincere gli organizzatori di CPhI della nostra idea: nonostante la fiera sia enorme e alcuni Paesi raggruppano già le proprie aziende, il concetto di unità regionale è decisamente un unicum».
Quali vantaggi concreti ha portato questa unità?
«È sicuramente positivo il fatto che il Ticino venga percepito come una filiera produttiva coesa dagli esperti nel settore farmaceutico di tutto il mondo. Visti gli spazi enormi è anche più facile fare networking con i clienti. L'unione fa la forza e le nostre aziende riescono a concentrarsi più sui punti di unione che di rivalità. Inoltre è un'ottima occasione per i singoli collaboratori (un centinaio dal Ticino) per incontrare i colleghi e fare il punto della situazione».
Quali spunti in particolare sono stati raccolti dall'edizione di quest'anno?
«La competizione è sempre più forte, basti pensare che c'erano oltre 2.500 espositori da 150 Paesi. In generale però si nota che, mentre in passato la domanda per prodotti e servizi si era spostata molto verso Paesi a basso costo come India e Cina, oggi la tendenza è di ritornare in Europa. Questo è dovuto anche ad una rivalutazione della qualità dei servizi e della affidabilità delle nostre imprese».L'intervista completa in edicola oggi.