Fece due colpi al distributore: per lui carcere ed espulsione

NOVAZZANO - L’uomo comparso ieri a processo, di fronte alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, ha partecipato a due delle rapine messe a segno negli scorsi anni ai distributori di benzina di Novazzano: una il 21 luglio 2017 e la seconda il 1. settembre dello stesso anno, entrambe ai danni della BP Zanini, in via Casate. Avendo ammesso i fatti riportati nell’atto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, l’uomo è stato condannato ad una pena di 25 mesi di cui 8 da espiare, mentre i restanti 17 verranno sospesi con la condizionale per un periodo di prova di tre anni. Oltre alla pena detentiva, la condanna prevede anche l’espulsione dalla Svizzera per otto anni.
Il primo colpo, messo a segno in pieno giorno (erano all’incirca le 13.45 del pomeriggio), aveva fruttato un bottino di poco meno di 3 mila franchi e circa 16.500 euro, oltre ad un blocco di vignette autostradali del valore di 2.000 franchi che i furfanti si sono portati via insieme al denaro. Nella seconda puntata al distributore, a poco più di un mese dalla prima (anche in questo caso in pieno giorno, verso le 15), sono invece stati sottratti complessivamente 20 mila franchi e più di 50 mila euro.
L’imputato, un cittadino albanese di 35 anni difeso dall’avvocato Anna Grümann, non ha tuttavia agito da solo. Il 21 luglio, ad entrare in azione sono stati in tre, mentre il 1. settembre erano in quattro, uno dei quali era stato complice dell’imputato anche la prima volta mentre gli altri rapinatori sono cambiati. È stato proprio il volto ricorrente nelle due rapine a convincere il 35.enne a partecipare ai colpi ai distributori. L’imputato, indebitato a causa delle costose cure sostenute per risolvere un problema congenito della figlia e probabilmente attirato da un guadagno facile, ha quindi accettato convinto che l’impresa avrebbe fruttato all’incirca 1,5 milioni di franchi.
Nella prima occasione, insieme a due complici, il rapinatore era entrato nel locale e intimato alla venditrice di aprire i cassetti e la cassaforte, il tutto mentre uno dei due soci mostrava un’arma che, pur sembrando in tutto e per tutto vera, si è poi dimostrata essere ad aria compressa.
Anche la seconda rapina si è svolta con dinamiche del tutto simili anche se, in questo caso, il gruppo era formato da quattro persone e non più tre. I rapinatori avevano poi fatto perdere le loro tracce a bordo di un’automobile rubata che è stata condotta proprio dall’imputato. Più di un anno dopo, il 9 ottobre, il 35.enne è poi stato fermato in Germania dove è stato incarcerato fino all’ottenimento dell’estradizione. All’imputato verrà quindi dedotto il periodo di carcere già sofferto in attesa del processo.
Nel leggere il dispositivo della sentenza, il giudice Pagnamenta ha sottolineato quanto le rapine siano di per sé atti esecrabili che creano uno stato di paura fisica e stress psicologico in chi si trova coinvolto. In questo caso, poi, la ripetizione degli episodi e la portata del bottino ne costituiscono una colpa medio-grave. Al 35.enne è però stato riconosciuto un atteggiamento collaborativo. Dall’atto d’accusa è infine stata stralciata l’imputazione relativa all’infrazione alla Legge federale sulle armi in quanto la pistola (seppur fittizia) non è stata impugnata dall’uomo.