FFS Cargo, la resistenza scende in piazza

Determinati, come la pioggia caduta questo pomeriggio, i membri del Comitato ticinese contro lo smantellamento di FFS Cargo in Ticino hanno portato le loro voci di dissenso tra le vie di Mendrisio, tra la gente. Per loro, è ora di dire basta e per farlo hanno deciso di mobilitarsi. In serata si è dunque tenuta la manifestazione voluta per far sentire le voci di dissenso. Si sono alzate da Mendrisio, perché il Distretto più meridionale del Ticino è per loro quello che maggiormente soffrirà delle conseguenze delle scelte di FFS Cargo. E le voci erano tante: accanto a quelle dei membri del comitato, c’erano rappresentanti sindacali, gran consiglieri, politici locali, personale ferroviario, ma anche e soprattutto tanta gente comune. Per i promotori è necessario fermare la riorganizzazione annunciata, di cui fa parte la chiusura dei terminal di Cadenazzo e Lugano-Vedeggio, la soppressione di 40 posti di lavoro in Ticino (FFS Cargo ha fatto sapere nei giorni scorsi che per tutti saranno trovate soluzioni e che i terminal potrebbero essere gestiti da aziende terze, ndr), ma anche prospettive definite disastrose per l’ambiente e la mobilità.
I partecipanti hanno sfilato dalla stazione al Mercato coperto, dove si sono riuniti per ascoltare alcuni discorsi. Un Mercato coperto dove hanno riecheggiato termini come «rispetto», «considerazione» e «solidarietà». «Stiamo chiedendo noccioline e ci viene dato degli ingordi – ha detto senza mezzi termini Nora Valsangiacomo, presidentessa di Pro Alps –. Abbiamo bisogno di una tassa sul traffico pesante efficace e ambiziosa subito! È necessario riconoscere il trasporto merci come servizio pubblico. Abbiamo bisogno di una pianificazione lungimirante, che non dimentichi il Ticino, che non dimentichi la rotaia: più lavoro su rotaia, non più camion su strada», ha sottolineando definendo l’aumento prospettato dei tir su strada «la goccia che fa traboccare il vaso per il Ticino e per il Mendrisiotto». «Dopo aver investito miliari in AlpTransit, dopo aver detto sì all’iniziativa delle Alpi, ora cosa facciamo? Torniamo indietro? Lasciamo che a decidere siano solo i profitti?» ha chiesto, non senza retorica, la presidente della Sezione FFS sud transfair Tessa Jorio. Tra le rinunce che FFS Cargo è disposta a fare, c’è anche quella alle competenze del suo personale. Lo ha ribadito Alan Tettamanti del sindacato SEV: «Oggi, in pochi mesi, si chiude. Si bruciano posti di lavoro, si bruciano competenze acquisite dal personale in decenni, si bruciano decine di milioni investiti. Se questo non è smantellamento, cos`è?»