«Finora solo 24 contratti per apprendisti muratori»

A pochi giorni dalle vacanze collettive dell’edilizia, il direttore degli impresari costruttori, Nicola Bagnovini (SSIC-TI), traccia un bilancio della prima parte dell’anno, volgendo lo sguardo alle sfide che attendono il settore.
Iniziamo dalla situazione congiunturale: che momento sta vivendo il settore? Il calo delle commesse pubbliche, denunciato più volte dalla SSIC, rappresenta ancora un problema?
«L’edilizia sta vivendo un discreto periodo congiunturale con riserve di lavoro di quasi 6 mesi, mentre il genio civile sta attraversando un periodo di maggiore incertezza nonostante alcuni grandi cantieri infrastrutturali. L’evoluzione degli appalti pubblici è migliorata, nell’ultimo trimestre abbiamo raggiunto la media di 2,6 appalti per settimana. Pian piano ci avviciniamo al valore medio di 3,28 del triennio pre-pandemia. Dunque, avanti così, ma guai a frenare gli investimenti in questo periodo di pesante incertezza».
A breve, i cantieri chiuderanno per due settimane. Ma ha ancora senso, oggi, parlare di vacanze collettive? Qual è il punto di vista delle imprese?
«È vero che si sta valutando se mantenerle, ma molte imprese, in particolare medio piccole, vedono ancora di buon occhio le vacanze collettive che permettono di organizzarsi in modo ottimale per far godere le meritate vacanze a tutti i dipendenti, con due settimane consecutive (che spesso diventano tre). Non va poi dimenticato che il periodo di agosto è legato alle ferie delle fabbriche in buona parte d’Italia che vedono impiegate numerose mogli dei nostri lavoratori, i quali apprezzano di essere in vacanza con la propria famiglia».
A fine anno scade il contratto nazionale mantello (CNM) per l’edilizia principale. Le trattative per il rinnovo sono iniziate. Come è andata la prima tornata negoziale?
«I sindacati avevano espresso in piazza i loro “lauti” desideri (con onere sui salari ben superiori al 10% a carico dei datori di lavoro) ancora prima delle trattative. Durante il primo incontro, la delegazione della SSIC ha dichiarato di volere un nuovo CNM snello e trasparente (mantenendo gli attuali buoni salari); che ponga le basi per un mondo del lavoro moderno e che dia la necessaria flessibilità. Far capo a regole chiare e semplici permetterebbe di garantire un controllo efficace del rispetto delle disposizioni. La complessità dell’attuale contratto – ormai di 150 pagine dopo 60 anni di continue aggiunte, modifiche, correzioni – è eccessiva».
A livello nazionale, la SSIC si è pronunciata a favore di uno snellimento delle procedure, limitando anche la possibilità di ricorso. Non si tratta di una forzatura che limita il diritto dei cittadini?
«Non si tratta di voler limitare i cittadini ma, visti i tempi lunghi di evasione dei ricorsi (se si arriva al Tribunale amministrativo bisogna tener conto di circa 3 anni), vi è la necessità di accelerare le procedure e di ridurre i casi in cui essi sono di natura pretestuosa o ideologica. Da quanto mi risulta, circa un terzo dei ricorsi viene ritirato senza motivi particolari e ciò dovrebbe far riflettere. D’altra parte, il rispetto delle norme federali, cantonali e comunali è sempre garantito dall’amministrazione».
Al riguardo, la riforma cantonale della legge edilizia, bloccata da anni in commissione, potrebbe costituire un passo avanti?
«Lo sarebbe di sicuro almeno per velocizzare e ottimizzare la procedura grazie all’informatizzazione dell’intero processo. La SSIC TI sostiene il progetto di riforma, ormai latente da oltre 5 anni, che si è basato su un’approfondita consultazione tra tutte le cerchie interessate. Ora bisogna decidere».


Parliamo di manodopera. Il fenomeno della carenza, che ormai tocca diversi settori economici, rappresenta una sfida anche per l’edilizia ticinese?
«Il problema è sentito e riguarda in particolare il personale più qualificato come capi cantiere, assistenti tecnici, quadri e dirigenti. Si tratta di attrarre giovani (motivati) verso le belle professioni della costruzione e dell’artigianato, di offrire eccellenti possibilità di carriera, buone condizioni di lavoro per una migliore conciliabilità con tempo libero e famiglia, ottimi livelli salariali (un muratore di 22-23 anni oggi guadagna oltre 5.800 franchi al mese per 13 mensilità!) e puntare sullo sviluppo tecnologico per ridurre gli sforzi fisici (ricordo poi l’esistenza di un ottimo pre-pensionamento dai 60 anni)».
Per i cosiddetti «nuovi frontalieri» il mercato ticinese è ancora allettante?
«Lo è di sicuro meno rispetto ai vecchi frontalieri in quanto la tassazione dei nuovi frontalieri (dal 07.2023) è più gravosa. Da calcoli fatti approssimativamente, con uno stipendio di 5.000 franchi al mese, oltre all’imposta alla fonte in Svizzera, un nuovo frontaliere paga in Italia più di 1.000 Euro al mese. Il mercato del lavoro ticinese sta dunque perdendo un po’ della sua attrattiva anche se a nostro favore rimangono gli ottimi stipendi minimi e la forza del franco svizzero a livello di cambio».
Come SSIC siete a conoscenza di situazioni «al limite», ossia di imprese che «si rubano» gli operai migliori?
«Il personale qualificato è molto ambìto e ciò porta al rialzo degli stipendi. Il problema è ancora più sentito nel resto della Svizzera, e ho saputo di una grossa impresa d’oltre Gottardo che ha recentemente assunto un’intera sciolta di minatori che era alle dipendenze di una ditta ticinese».
La carenza di manodopera si combatte anche con un’offerta formativa allettante. Da un paio di anni, però, il settore deve fare i conti con un calo degli apprendisti. Come vi spiegate questa tendenza?
«Nonostante le buone opportunità di carriera e la forte richiesta di mercato, i giovani (e forse anche le loro famiglie) guardano con meno interesse alle professioni dell’edilizia e questo ci preoccupa. Dobbiamo spiegare meglio le numerose specializzazioni nel nostro campo, ad esempio come macchinisti, gruisti o capi, e poi sono certo che più giovani raccoglieranno queste belle opportunità».
Al momento, quanti contratti di tirocinio sono stati firmati?
«Sono solo 24 i contratti per apprendisti muratori sottoscritti finora anche se, di solito, ne vengono firmati parecchi nei mesi da qui a settembre. Questo dimostra però uno scarso interesse per la professione o quantomeno il fatto che non sia la prima scelta per diversi ragazzi e ciò si ripercuote poi sul grado abbastanza elevato di insuccesso o abbandono durante la formazione. Diverse ditte cercano apprendisti muratori e speriamo di riuscire a raggiungere la sessantina di nuovi apprendisti per mantenere gli attuali numeri».