Finto guru della finanza, truffatore autentico

Eravamo rimasti con una domanda in sospeso: le due persone comparse settimana scorsa davanti alla Corte delle assise criminali sono «una vittima e un carnefice» o «Bonnie and Clyde»? La risposta è arrivata oggi al momento della sentenza pronunciata dalla giudice Monica Sartori-Lombardi.
Lui - un 54.enne di professione massaggiatore che si spacciava per guru della finanza - è stato giudicato colpevole. Lei - 50.enne agente di viaggi - prosciolta in virtù del principio «in dubio pro reo». Nei confronti dell’uomo - difeso dall’avvocata Rosa Cappa - la Corte ha pronunciato una condanna a 3 anni di carcere, da espiare, oltre all’espulsione dalla Svizzera per 7 anni. Colpevole, dunque, di truffa aggravata, ripetuta falsità in documenti, ripetuta appropriazione indebita e amministrazione infedele, inganno nei confronti delle autorità e, infine, riciclaggio di denaro. Il 54.enne - è stato ricostruito durante l’inchiesta coordinata dalla procuratrice pubblica Francesca Nicora - spacciandosi per esperto della finanza ha indotto 17 persone a consegnargli denaro, promettendo investimenti molto positivi. Una somma quantificata in oltre 600.000 franchi, ottenuti tra il 2019 e il giorno del suo arresto, nell’agosto del 2023.
Un tessuto di menzogne
Nel motivare la sentenza, la giudice Sartori-Lombardi ha fatto riferimento all’araba fenice: animale mitologico che il 54.enne ha usato quale logo per la sua fantomatica società basata a New York. «Una creatura tanto cara» all’imputato - lui stesso millantava ad alcune vittime del raggiro di essersi rialzato più volte nella vita - ma che «nulla ha a che vedere con il protagonista di questa storia». Per la Corte, l’uomo è stato piuttosto «un moderno e ammaliante Re Mida», il quale «faceva credere alle vittime di tramutare in oro i loro averi». Abile truffatore, dunque, grazie anche «al tessuto di menzogne costruito sfruttando l’affetto e la fiducia che le persone riponevano nei suoi confronti». Una colpa definita grave, la sua, anche in virtù del fatto che ha compiuto più raggiri dimostrando una certa intensità nel delinquere. Lo ha fatto - ha sottolineato la Corte - «per mero scopo di lucro e senza scrupoli». Era un bravo massaggiatore - ha commentato la presidente della Corte - «avrebbe potuto percorrere la via della legalità applicandosi nell’attività lavorativa».
L’accusa aveva chiesto una pena di 4 anni e mezzo di carcere. La difesa si era battuta, in sostanza, per una pena di massimo 20 mesi.
Quanti dubbi
Prosciolta, invece, la 50.enne italiana raggirata, a conti fatti, assieme al marito. Ma perché era sul banco degli imputati? Sentita inizialmente come persona informata sui fatti, la donna è stata - al termine del primo interrogatorio - considerata imputata. Questo perché avrebbe aiutato il 54.enne a realizzare falsi documenti che attestavano i buoni risultati degli altrettanto fasulli investimenti. La donna, come detto, è stata assolta in virtù del principio «in dubio pro reo». Alla Corte è rimasto qualche dubbio. «Ha ammesso di allestire i documenti», ha ricordato la Corte. Fogli che, «con un minimo di accortezza, doveva e poteva sapere che fossero falsi». Le analisi dei movimenti bancari, allo stesso tempo, non hanno permesso di trovare legami tra lei e il 54.enne sulla possibile spartizione dei proventi delle truffe. In sostanza sono state ravvisate «zone d’ombra» non sufficienti per sposare la tesi accusatoria, ovvero che la donna facesse parte del gioco. Durante la requisitoria la procuratrice pubblica aveva proposto una condanna a 2 anni e 11 mesi. Il legale - l’avvocato Daniel Ponti - il pieno proscioglimento.