Fra le ambizioni familiari e la continuità aziendale
In Svizzera la stragrande maggioranza delle aziende è di proprietà familiare. Studi recenti stimano che l’88% di tutte le imprese siano controllate da una famiglia di imprenditori. E non solo imprese di piccola e media dimensione. Circa 99 aziende su 268 quotate alla Borsa svizzera (SIX Swiss Exchange) sono a conduzione familiare. Tra queste, sei delle 20 imprese più grandi e tipiche della struttura industriale elvetica come Roche (farmaceutica), Schindler (ascensori) e Swatch (orologeria), sono a controllo familiare.
Sono in dati resi noti la scorsa settimana durante una serata organizzata da Ceresio Investors presso il suo quartier generale di Lugano e tenutasi il 26 settembre. Il tema era, appunto, «Il capitalismo familiare. Tra finanza e imprenditoria». Il filo conduttore è stato quello dell’accesso al capitale di rischio esterno alla cerchia familiare. Un modo per dare maggiori possibilità di continuità aziendale in caso di successione, salvaguardando nel contempo le peculiarità della famiglia e quella dell’impresa. Un esercizio non sempre facile.
L’incontro, moderato da Carmine Garzia, professore di strategia e imprenditorialità alla SUPSI, è stato un momento di confronto tra imprenditorialità familiare e finanza, con particolare attenzione alle dinamiche dei mercati privati e alle differenti strategie e modalità di crescita delle imprese.
«Il capitalismo familiare è qualcosa che come Ceresio Investors conosciamo bene e con cui ci relazioniamo quotidianamente per supportare i nostri clienti imprenditori e le loro aziende con un attività che parte dall’advisory con una relazione di lungo termine e che poi può sfociare di fronte a un progetto di sviluppo interessante anche in un attività di investimento di minoranza in affiancamento all’imprenditore - ha spiegato Alessandro Santini, Head of Corporate and Investment Banking ed Executive Board Member di Ceresio Investors. - la nostra attività Private si basa su tre semplici principi: gli uomini, l’allineamento di interessi e le operazioni dirette».
Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Tamburi, fondatore e presidente di TIP - Tamburi Investment Partners S.p.A. - che ha evidenziato il valore di un approccio di investimento basato sull’accompagnamento all’imprenditore nel lungo periodo: «Il nostro approccio si differenzia molto da quello dei fondi di private equity, specie da quelli che privilegiano l’uso della leva finanziaria. Investiamo a fianco dell'imprenditore con quote di minoranza, senza prendere la governance, perché crediamo che sia lui il miglior gestore della propria azienda. La coerenza e la visione a lungo termine sono fondamentali». Tamburi ha usato un’immagine efficace per descrivere il loro approccio: «Preferiamo sederci al fianco dell’imprenditore o addirittura nel sedile posteriore. Possiamo fare da navigatori, ma il pilota rimane lui».
Attilio Ievoli, presidente di Next Geosolution, ha illustrato il percorso di trasformazione e diversificazione della sua azienda, sottolineando l'importanza dell'innovazione tecnologica e di una strategia lungimirante. «L’innovazione e la diversificazione - ha dichiarato - sono stati i pilastri del nostro successo. La quotazione in borsa ci ha permesso di competere a livello globale e di attrarre i migliori talenti, garantendo una crescita costante e sostenibile».
Luca Arnaboldi, managing partner dello studio legale Carnelutti, ha elogiato l’unicità dell’imprenditore, descrivendolo come «una figura antropologica» che richiede il supporto di professionisti con competenze diversificate. «Affiancare gli imprenditori richiede una profonda comprensione della loro unicità», ha spiegato. «Ogni imprenditore ha una propria visione e merita un supporto differenziato da parte dei professionisti che lo circondano. Il nostro compito è offrire competenze complementari, che spaziano dal diritto alla finanza».