Fra Martino e il "suo" Tavolino magico

I ricordi e il bilancio di un'esperienza di anni a favore dei meno fortunati
Fra Martino Dotta
Emanuele Gagliardi
Emanuele Gagliardi
16.06.2016 06:22

LUGANO - Se lo incontri, se lo intravedi da lontano o te lo trovi seduto vicino, all'improvviso, sul treno, il suo, è sempre il medesimo sorriso: un sorriso che ti abbraccia, ti rasserena, ma che ti attraversa. E questo suo sorriso, fra Martino Dotta, cappuccino, da anni lo porta a spasso per il Ticino in mezzo ai poveri, ai profughi, ai bisognosi, agli ammalati ed ai carcerati. Parliamo di fra Martino perché tra qualche giorno lascerà il Tavolino magico: qui, per anni, il religioso ha speso parte della sua esistenza e del suo apostolato, diventando un punto di riferimento importante.

Fra Martino, dal 1. luglio si volta pagina: che cosa cambierà, in pratica, per lei?

«Dal 1. luglio non sarò più collaboratore di Tavolino magico. Questo sarà un momento di svolta per me come persona e per l'associazione, quanto al ruolo interno e pubblico. Continuerò, tuttavia, a occuparmi di problematiche sociali negli altri ambiti in cui sono stato attivo negli ultimi anni, come pure in nuovi progetti ai quali mi piacerebbe dare avvio o partecipare. Per me e per Tavolino magico, si chiude un capitolo significativo scritto insieme, a vari titoli, nell'ultimo decennio. Il libro non è, però, ancora concluso e pertanto, anche per me, ci sarà ancora parecchio lavoro da fare».

Volga lo sguardo, per un attimo, all'indietro: che cosa vede e che cosa ricorda più volentieri in tutti questi lunghi anni di attività a favore dei più sfavoriti nel nostro Cantone insieme a Tavolino magico?

«Il mio sguardo all'indietro è colmo di gratitudine e meraviglia. Provo profonda riconoscenza per il sostegno, la voglia di operare, la disponibilità e l'interesse manifestati non solo verso l'aiuto alimentare ai più bisognosi del nostro paese, bensì, soprattutto, a favore di quanti si trovano, per vari motivi, in difficoltà. Credo che, nel mio piccolo, per il tramite del lavoro svolto per Tavolino magico, ho contribuito a sviluppare maggiore sensibilità e attenzione nei confronti delle persone in genere, ma, in particolare, di chi più fatica a fare fronte alle proprie necessità. Sono stato inoltre sovente sorpreso nel costatare quanta potenzialità di bene esiste nella nostra società, talvolta definita chiusa, individualista o chiusa su se stessa. In buona sostanza, ho incontrato (e continuo a incontrare) un Ticino solidale e aperto».

Lei gestisce ed anima, in prima persona, diverse iniziative che richiedono costante impegno: non avverte il bisogno di affiancarsi un braccio destro per aiutarla a garantire continuità per la sua opera?

«Al di là delle apparenze, non mi considero un one man show. Accanto a me, operano tante altre persone, che forse non emergono, ma che sono presenze preziose. Se lascio Tavolino Magico alla fine del mese, è perché ci saranno altre persone a dargli continuità. In realtà, non mi sento solo al fronte, anche spesso per dare avvio a nuove iniziative è necessario metterci la faccia e rimboccarsi le maniche, prima di convincere altri a fare altrettanto. La fondazione a cui ho accennato dovrebbe rispondere all'esigenza specifica di continuare a svolgere un gioco di squadra».

La delusione più grande che ha avuto quale è stata?

«Non si tratta di una singola situazione, ma di un insieme di esperienze negative legate, in momenti precisi, alla mancanza di dialogo e di confronto diretto con persone da me ritenute interessate al mio lavoro. Il rendermi a volte conto che non è ovvio per tutti mettersi al servizio altrui è per me motivo di delusione, ma pure sprone a non arrendersi e a proseguire con ulteriore tenacia l'impegno».

Fra Martino e la politica: tutto bene?

«Per motivi canonici, non ho mai assunto incarichi politici. Come frate non posso, nemmeno a livello comunale. Non è mia intenzione farlo in futuro, rinunciando alla mia appartenenza religiosa. Mi è però chiaro che il mio agire e il mio esprimere opinioni hanno una valenza politica. Non sempre è apprezzata. I miei rapporti con la politica sono caratterizzati dal riconoscimento del ruolo e dall'auspicio che essa sia sempre al servizio del bene comune, non come, invece, purtroppo sovente capita a favore d'interessi particolari».