Ticino

Fronti (ancora) opposti sulle blacklist

A settembre torna a dividere il Gran Consiglio l’annoso tema delle liste nere per gli assicurati morosi delle casse malati – Alessandro Cedraschi (PLR): «Uno strumento da riattivare per responsabilizzare» – Danilo Forini (PS): «Vanno abolite, colpiscono le persone più fragili»
Paolo Gianinazzi
26.06.2025 20:30

Il tema fa discutere in Ticino essenzialmente sin dalla sua introduzione, avvenuta nel 2012. Parliamo delle cosiddette «blacklist», le liste nere degli assicurati morosi delle casse malati – che non pagano le fatture pur potendo teoricamente farlo – a cui viene sospesa la copertura dei costi. E che dunque, concretamente, non hanno più accesso al sistema sanitario (ad eccezione delle cure d’urgenza). A soli sei anni dall’introduzione di questo strumento, infatti, il PS presentò un’iniziativa parlamentare per chiederne l’abrogazione, ritenendo la misura immorale e anticostituzionale. Nel frattempo, però, nel 2020 – a causa della pandemia – il Governo aveva scelto di sospendere la procedura. E, dunque, la proposta socialista è rimasta nei cassetti della Commissione sanità e sicurezza sociale. Fino agli scorsi mesi, quando i lavori sulla proposta hanno ripreso quota. Sfociando, proprio questa mattina, nella firma di due rapporti commissionali. Uno di minoranza favorevole all’abrogazione definitiva delle «blacklist» (relatore il deputato socialista Danilo Forini) siglato da PS, Verdi, Lega e Più Donne. E uno di maggioranza che chiede di riattivare tale strumento (relatore il liberale radicale Alessandro Cedraschi) siglato da PLR, Centro e UDC. In Gran Consiglio, dunque, a settembre si presenteranno due fronti opposti.

Due letture agli antipodi

II ragionamento fatti nei due rapporti sono essenzialmente agli antipodi.

Da una parte la maggioranza ammette che sì, il sistema ticinese è perfettibile, tuttavia sottolinea che «visti gli importanti aumenti (più alti della media svizzera) degli ultimi anni dei premi di cassa malati, per il Ticino questo strumento è di aiuto per cercare di contenere il fenomeno degli assicurati morosi, di responsabilizzarli e di aiutarli a rientrare nel sistema, tramite le misure di accompagnamento messe in atto».

Dall’altra, la minoranza sostiene invece che il recente aumento dei premi ha creato un «onere insostenibile per molte persone» e «queste difficoltà economiche hanno spinto un numero crescente di cittadini, soprattutto tra le categorie più vulnerabili, a non riuscire a pagare i premi delle casse malati». E, di conseguenza il fenomeno della «morosità coinvolge non solo coloro che non desiderano pagare, ma anche molti cittadini che si trovano in situazioni di grave difficoltà economica».

Sul fronte opposto, invece, Cedraschi nel rapporto ricorda poi che «la maggioranza dei Comuni ritiene che la blacklist sia uno strumento incisivo a disposizione per disincentivare gli abusi e convincere la parte dei morosi che non paga le fatture malgrado abbia i mezzi per farlo». A mente della maggioranza, infatti, «è soprattutto nei confronti di questi ultimi che bisogna intervenire, perché venendo meno al pagamento dei premi, l’assicurato non solo viola i suoi obblighi legali, ma ribalta la sua inadempienza sulla collettività». E, quindi, «la blacklist ristabilisce una sorta di ‘giustizia’ nei confronti di chi, magari anche con fatica, i premi li paga regolarmente».

Per la minoranza, per contro, la «morosità, nella maggior parte dei casi, non è il frutto di negligenza, ma di difficoltà economiche e sociali» e le liste nere colpiscono proprio «i gruppi più vulnerabili». Individui che, secondo Forini, «hanno bisogno di supporto e di soluzioni che non li penalizzino ulteriormente».

Agli antipodi, poi, è anche la lettura delle cifre riguardanti i morosi. La minoranza sottolinea, ad esempio, che «i dati mostrano che il numero di morosi in Ticino non è direttamente collegato con l’introduzione (ndr. avvenuta nel 2012) o la sospensione (ndr. nel 2020) delle blacklist». Cifre alla mano, l’introduzione delle liste nere «non ha bloccato l’aumento dei morosi», che sono passati da circa 16 mila nel 2015 a circa 20 mila nel 2024. Allo stesso modo, «la sospensione non ha fatto esplodere il numero di persone che non pagano i premi».

La maggioranza, dal canto suo evidenzia le seguenti cifre a supporto della «valenza positiva» delle liste: il 30% delle persone che subiscono la sospensione decide di pagare; il 25% dei morosi dei quali si conosce la valutazione comunale è giunto a questa situazione per mancata collaborazione con l’apparato di supporto comunale e quindi si è impedita la verifica della loro situazione.

Una questione di efficacia

Da noi raggiunto, il relatore di minoranza Danilo Forini ricorda che anche le due principali commissioni che si occupano di etica in Svizzera hanno definito la misura «inaccettabile», «in quanto priva del diritto di cura anche persone che non sono in grado di pagare i premi». Senza dimenticare, aggiunge, «che quasi tutti i cantoni (tranne in tre casi, Ticino incluso) hanno rinunciato a questo strumento». Insomma, chiosa Forini, «anche noi riteniamo che chi può pagare i premi debba farlo e il nostro non è un ‘liberi tutti’, ma riteniamo ci siamo altri strumenti più efficaci per affrontare il problema, senza rischiare di privare delle cure le persone più fragili».

Sul fronte opposto, invece, Cedraschi ribadisce «che non si tratta di una questione ideologica, bensì di opportunità: abbiamo notato che con i Comuni si lavora molto bene e si riesce a far desistere tante persone recalcitranti che non vogliono pagare i premi, pur potendo farlo». E, dunque, «se riuscissimo a far pagare anche solo qualcuno di questi assicurati recalcitranti, avremmo fatto un buon lavoro». Detto altrimenti: «La nostra non è una forma di ritorsione, perché le fasce più fragili sono già protette e non possono essere incluse nelle liste nere, ma un modo per provare a responsabilizzare chi non paga i premi, pur potendo farlo».