Fuga dei cervelli, un assegno per farli tornare

Che si parli di «cervelli in fuga», di «saldo migratorio negativo», oppure di «inverno demografico» la sostanza non cambia. Il problema è sotto gli occhi di tutti: il Ticino non è un cantone per giovani. Parte da questo presupposto l’iniziativa dei Giovani del Centro, volta a favorire il rientro nel nostro cantone di chi ha tra i 20 i 35 anni. «Una proposta per i giovani pensata dai giovani», ha detto ieri il presidente Marco Profeta, sottolineando come sia necessario intervenire prima che sia troppo tardi. «La popolazione negli ultimi anni è cresciuta, ma non nella fascia di età tra i 20 e i 35 anni, in cui invece c’è stata una contrazione», ha detto Profeta. «Il Ticino non solo ha la percentuale più alta di over 65 (il 23,4%), ma anche sempre più laureati domiciliati fuori dal cantone». Se nel 2011, ad esempio, l’11,5% dei ticinesi che avevano ottenuto una laurea in una delle università elvetiche viveva fuori dal Ticino, nel 2019 la quota è salita al 25,7%. «Ogni anno, sono circa 800 i giovani che lasciano il cantone. E la maggior parte di loro ha una laurea». Già, ma come si può invertire questa tendenza? «Dobbiamo intervenire sul potere d’acquisto», ha evidenziato Profeta. Concretamente, come ha spiegato da parte sua il deputato del Centro Claudio Isabella, l’iniziativa parlamentare generica prevede un assegno - una tantum - per i giovani tra 20 e i 35 anni che tornano in Ticino e si impegnano a risiedervi per almeno cinque anni: «Vogliamo che tornino qui, che si fermino e costruiscano una famiglia. Insomma, che possano diventare parte integrante della realtà ticinese». Al termine dei cinque anni, come detto, percepirebbero un assegno, pari al 50% della somma delle imposte cantonali pagate nei cinque anni fiscali precedenti. «Siamo partiti dal problema per cercare una soluzione», ha ribadito Isabella. «Noi riteniamo che uno dei fattori principali che spinge i giovani a lasciare il nostro cantone sia proprio il potere d’acquisto, e su questo vogliamo agire».
"Il costo? È un investimento"
Il problema della fuga dei cervelli, del resto, non è soltanto ticinese. «L’Italia, ad esempio, perde ogni anno miliardi», ha detto il membro di comitato Michele Fransioli. «Lì si è cercato di intervenire sulla fiscalità, con una riduzione sull’imponibile fiscale del 70% per cinque anni. La riforma ha avuto un effetto positivo e statisticamente significativo sul rientro in patria dei professionisti». La proposta di uno sconto fiscale, ha sottolineato però Isabella, qui non sarebbe fattibile, né a livello cantonale, né a livello federale. Di qui la decisione di «cambiare strada» e indirizzarsi verso l’assegno. Un’operazione che, secondo le stime, dovrebbe costare circa 6,5 milioni. «Siamo consapevoli della situazione delle casse dello Stato, ma riteniamo che questo assegno non debba essere visto come un costo, ma come un investimento socio-economico», ha chiarito il deputato. L’obiettivo è favorire il ritorno del 15% in più di giovani, ossia 150-200 persone. «Ci sono molte incognite, è vero. Ma crediamo si tratti di una proposta concreta e fattibile. E siccome la problematica è sollevata da molti partiti, ci aspettiamo che sostengano la nostra iniziativa».