Aziende

Gain Therapeutics: da Manno al debutto a Wall Street

La società attiva nelle biotecnologie si è quotata in Borsa settimana scorsa raccogliendo 46 milioni di dollari - Nata nel 2017 con TiVenture cofondatrice, sviluppa progetti di ricerca per malattie rare e neurodegenerative genetiche
Erica Lanzi
23.03.2021 06:00

Nascere come una start-up in Ticino e finire in pochi anni a Wall Street non è cosa da tutti. Ma è proprio quello che è successo alla Gain Therapeutics, che giovedì scorso ha fatto il suo debutto sul listino americano Nasdaq. La società, nata nel 2017 TiVenture quale socio fondatore, è attiva nell’ambito della biotecnologia. In particolare sviluppa terapie innovative per malattie rare, ultrarare e neurodegenerative genetiche. In Borsa ora ha raccolto 46 milioni di dollari tramite l’emissione di 3,6 milioni di azioni a 11 dollari, arrivando ad una capitalizzazione totale di oltre 130 milioni.

«È un gran bel traguardo per un’azienda che è partita con un algoritmo e poche scrivanie a Suglio (Manno, ndr)», commenta il Dr. Manolo Bellotto, general manager della Gain Therapeutics. Il punto di partenza è stato appunto un software sviluppato all’interno dell’Università di Barcellona, che studia la struttura molecolare delle proteine. «Quando per motivi genetici la struttura non è corretta, queste sono poche presenti nelle cellule determinando malattie difficilissime da curare. Grazie però alla nostra piattaforma tecnologica è possibile sviluppare una soluzione che permette di correggere queste proteine malformate affinché siano più abbondanti», ci spiega Bellotto. Non poco. E infatti l’applicazione di questa biotecnologia nel campo medicale ha attirato subito l’attenzione di alcuni investitori privati. In particolare di TiVenture, la società che raccoglie l’eredita di Fondazione Agire e che è di proprietà della Fondazione del Centenario BancaStato. Nata nel 2012, il suo ruolo è quello di fornire capitale iniziale per lanciare e sviluppare progetti imprenditoriali innovativi in Ticino. «Siamo riusciti a coinvolgere dapprima fondi d’investimento del settore come quelli della famiglia Braglia e della famiglia Zambon», ci spiega Lorenzo Leoni, managing partner di TiVenture. E poi a ruota sono arrivati i riconoscimenti e i finanziamenti internazionali: per citarne alcuni, la Michael J. Fox Foundation for Parkinson Research e la Silverstein Foundation, oltre che dai programmi europei di ricerca (Eurostars-2) e da Innosuisse. A quattro anni dalla sua nascita la Gain Therapeutics collabora attivamente con l’Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona, con l’EOC e con varie università e centri di ricerca internazionali (nel Regno Unito, USA, India, Giappone) nonchè aziende farmaceutiche, come la giapponese Sumitomo Dainippon.

Un software polifunzionale

«Uno dei punti di forza del nostro progetto - continua Bellotto - è che il software ha varie applicazioni. Al momento siamo concentrati su sei malattie: quattro di tipo ‘lisosomiale’, che non sono curabili e colpiscono in media 3-12mila bambini (molti con aspettativa di vita bassa). Lavoriamo anche a malattie neurodegenerative di origine genetica quali il Parkinson per potenzialmente rallentare il suo avanzamento. L’obiettivo è sviluppare dei farmaci ad amministrazione orale per curare queste malattie intervento sulla causa. Inoltre, dato che l’algoritmo è polifunzionale, pensiamo anche ad uno sviluppo in termini di altre malattie come tumori e malattie mitocondriali».

L’espansione della Gain Therapeutics, che a oggi conta 16 persone, è internazionale. A Lugano vengono gestite tutte le attività della ricerca e sviluppo, la gestione dei brevetti e delle relazioni con i centri di ricerca. A Barcellona c’è il software proprietario mentre negli Stati Uniti, lo scorso anno è stata creata la sede a Bethesda (Maryland) proprio per facilitare l’accesso a capitali negli USA, che hanno portato prima ad un finanziamento di 10 milioni di dollari e ora all’IPO.

«Con la pandemia l’interesse degli investitori per le soluzioni medicali altamente innovative è aumentato molto - continua Bellotto -. Ecco perché abbiamo deciso di rivolgerci al mercato USA che è più prono ad investire in giovani aziende innovative. Ciò ci permette di avere accesso al capitale mantenendo una governance che ci permette di concentrarci sulla ricerca e lo sviluppo».

In ogni caso, come sottolinea Bernardino Bulla, presidente del CdA di BancaStato e del consiglio della Fondazione, indubbiamente «è fonte di grande soddisfazione sia l’entrata in Borsa di una società ticinese, sia avere la riprova di quanto sia importante il lavoro di TiVenture per sostenere le aziende del territorio».

E quale sarà ora il ruolo di TiVenture? «Abbiamo raggiunto l’obiettivo - spiega Leoni -. Dopo l’investimento iniziale abbiamo trovato fondi terzi e ora il debutto in Borsa. Sicuramente è stata una bella avventura: da anni cerchiamo e aiutiamo a crescere aziende ad alto valore tecnologico in Ticino ma il territorio è piccolo e non sempre è facile attirare l’attenzione dei fondi internazionali. Ad oggi abbiamo partecipazioni in 13 aziende in vari settori, come biomedicina, tecnologie industriali e intelligenza artificiale. Nel caso di Gain Therapeutics, dovremo valutare come massimizzare l’investimento così da renderlo disponibile per altri progetti sul territorio».