Gambarogno, la boa giusta per tutti

GAMBAROGNO - Invece di un vento minaccioso, potrebbe presto tornare a soffiare la tramontana, una brezza che solitamente è preludio di bel tempo, sulle boe del versante gambarognese del Lago Maggiore.
Con il nuovo porto regionale, che si situerà in zona Sass di Sciatt a San Nazzaro e disporrà di circa 280 posti barca, spariranno infatti alcuni campi boa. Dei nove esistenti ne rimarranno quattro, a Magadino, Vira, Ranzo e Dirinella. E gli ormeggi disponibili sul lago scenderanno da 348 a 175. Una decisione che non ha fatto l'unanimità, poiché in sostanza chi si troverà senza una boa dovrà far capo al nuovo porto. Una struttura che offre un ventaglio di servizi di prim'ordine, ma che nel contempo è ovviamente più cara. Così sono state molte le lettere di reclamo inviate al Dipartimento del territorio. Poiché, se i proprietari di natanti di una certa caratura saranno ovviamente contenti di poter attraccare al nuovo porto, chi invece dispone di una piccola barca, o anche di una un po' più grande ma il cui valore è più che altro affettivo, non vede di buon occhio il carico di spese.
Cosa fare dunque per uscire dall'impasse? A tal proposito è stato costituito un ristretto gruppo di lavoro coordinato dal Dipartimento - con esponenti del Cantone, un municipale di Gambarogno e un privato, appartenente al circolo velico in rappresentanza degli utenti - che vaglierà l'occupazione delle singole boe. «Si dice che il gruppo di lavoro è la non soluzione dei politici per dilazionare un problema», spiega scherzosamente il direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali. «In questo caso mi sembra invece che fosse veramente necessario sedersi attorno a un tavolo per discutere, coinvolgendo le cerchie interessate, prima che la situazione diventasse conflittuale». E il consigliere di Stato continua: «Quello del porto è un progetto nuovo. Dal profilo pianificatorio era dunque giusto procedere a un riordino. Quando si porta avanti un'iniziativa di vasta portata, può però accadere che non vengano da subito considerate tutte le implicazioni. Questo, nel caso specifico, può generare dei maggiori costi per gli utenti, che in alcuni casi possono arrivare a differenze apparentemente urtanti».
A Claudio Zali e ai suoi collaboratori, dunque, è sembrato corretto sondare il terreno per capire se vi sia lo spazio per giungere a soluzioni concordate. «Il gruppo vorrebbe rivedere complessivamente il parco barche, tenendo conto - nella misura del possibile - dei vari desiderata. Non si vuole, infatti, assistere a una deportazione dei boisti nel porto».
Il Cantone ha messo a disposizione del gruppo di lavoro persone competenti che hanno già trattato la fattispecie. «Da parte nostra c'è la migliore volontà di disinnescare un possibile problema accessorio a quella che rimane comunque un'opera interessante», aggiunge ancora il direttore del Dipartimento del territorio.
Molti, va comunque ricordato, hanno già fatto valere il loro diritto di prelazione sui posti barca disponibili al porto regionale. Comprensibilmente, viene da dire, perché se non vi fosse stato l'interesse, la nuova struttura non avrebbe mai preso il largo.
Da segnalare, infine, che non si sono stabiliti dei termini temporali precisi per il lavoro del gruppo. Ma l'intenzione è ovviamente quella di essere pronti per l'inizio della stagione.