Garzoni: «È un segnale di fiducia verso i cittadini»

Dottor Garzoni, come accoglie il messaggio del medico cantonale Giorgio Merlani di poter valutare un primo leggero allentamento delle misure in atto?
«Abbiamo osservato che la popolazione ticinese, dopo un inizio difficile, negli ultimi tempi ha dato prova in larga parte di rispetto di tutte le regole. Il medico cantonale ha dunque considerato un lento, progressivo e controllato allentamento delle misure, e personalmente lo condivido: questa evoluzione, seppur minima, dovrebbe infatti permettere una certa ripresa dell’attività economica. Attenzione: questo vuol dire che valgono sempre le misure in atto e che la guardia deve essere mantenuta altissima da tutti. È fondamentale, in una fase in cui il nostro Paese è in difficoltà per i grossi costi economici derivanti dall’emergenza sanitaria, che ognuno di noi continui a fare la sua parte. Sarebbe sbagliato che si interpretasse in modo fuorviante il messaggio: per il singolo cittadino, infatti, restano in vigore le misure esattamente come lo sono oggi. Perché il rischio di assistere a un ulteriore e incontrollato peggioramento dell’epidemia è sempre presente. Quanto prospettato dal medico cantonale è una misura iniziale e potrà essere incrementata progressivamente solo se la popolazione continuerà a interpretare correttamente le misure».
I dati mostrano un contenimento del temibile virus: ma non è ancora troppo presto per lanciare un messaggio positivo, soprattutto davanti a giornate belle e calde e con la Pasqua che si sta avvicinando?
«Questo virus farà parte della nostra società e della nostra vita ancora nei prossimi mesi, e questo è bene ricordarlo: abbiamo però osservato che a livello di ospedalizzazioni c’è una certa stabilità e non più un aumento dei casi. Bisogna fare in modo di allentare progressivamente le misure per permettere all’economia di sopravvivere senza tuttavia accusare un aumento di casi tale da mettere in pericolo le cure alla popolazione. È un equilibrio precario: basterebbe un’apertura troppo generosa ed ecco che i casi aumenterebbero a dismisura. Questa è stata la grande paura all’inizio dell’emergenza sanitaria: oggi questo timore resta, e perciò ogni decisione deve essere proporzionata e ponderata, e nel caso rivista se in futuro i numeri dovessero tornare preoccupanti».


Il virus ha rallentato la sua diffusione e questo è un dato di fatto. Eppure il rischio rimane dietro l’angolo in caso di mancata osservanza delle regole.
«Sì, il trend dei numeri dimostra chiaramente che le misure funzionano e il virus ha rallentato la sua diffusione. Si possono dunque riprendere alcune attività economiche ma sempre in piena sicurezza, mantenendo tutte le misure di social distance che i cittadini hanno imparato a rispettare in queste settimane. Il leggero allentamento previsto, se mal interpretato, porterà però con sé un potenziale nuovo aumento dei casi, che coinciderebbe con una nuova stretta, quindi con un passo indietro. Al contrario, si potrebbe arrivare a un’apertura più ampia se sarà interpretato con buon senso e responsabilità. Questo lavoro di modulazione di apertura o chiusura andrà dunque monitorato e adattato in base ai dati. Il nostro riferimento principale è il numero dei pazienti ospedalizzati o in cure intensive. Questo, al di là delle fluttuazioni dei contagiati e dei tamponi, è l’aspetto centrale. Dobbiamo continuare a garantire posti letto per tutti, con riserve di sicurezza».
Insomma il ruolo del singolo cittadino resta imprescindibile.
«Le misure di allentamento previste sono estremamente ragionevoli: si tratta di un gesto di fiducia verso la popolazione che ha dato prova di coscienza sociale e di rispetto delle regole. Se si proseguirà su questa falsariga le cose andranno bene e meglio, altrimenti si tornerà dove eravamo prima, e sarebbe un gran peccato. Fermo restando che fino al 19 aprile continueremo a trovarci in uno stato di necessità. Solo dopo quella data si valuterà cosa fare, tenendo presente che il Ticino ha avuto una situazione un po’ anomala rispetto al resto del Paese, con una curva di contagi giunta in largo anticipo rispetto al resto della Svizzera. Le decisioni restrittive delle autorità ticinesi sono state tempestive e hanno permesso nella fase acuta di evitare una crisi maggiore del sistema sanitario. Quindi è stato molto positivo che il Ticino le abbia mantenute e le mantenga tuttora malgrado Berna non ne avesse capito tutta l’importanza, almeno nella fase iniziale. Concludo quindi invitando la popolazione a continuare così, per non ritrovarci ai piedi della scala».