Agno

«Generale, guardi sopra la collina!», e apparve il mitico Harrier

Nel giugno del 1971, anche grazie al primo Salone internazionale dell’aviazione, Lugano fa il suo ingresso nella rete aviatoria internazionale – Il ricordo di Giampiero Camponovo
Tra la terra e il cielo. ©CDT/Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
28.07.2021 06:00

Se ognuno di noi è un album di fotografie, uno spazio privilegiato di Giampiero Camponovo - architetto di acclarato riconoscimento - è anche riservato alle immagini aviatorie.

Come quelle che abbiamo sfogliato nel suo studio di Breganzona per rievocare un evento che 50 anni or sono, ‘volava’ il 1971, aveva riscosso un successo roboante, sia per rispondenza di pubblico, sia per presenza di professionisti del mondo dell’aviazione, «Basti accennare che ad Agno erano giunti anche generali dell’aviazione russa e francese, piloti e collaudatori di fama mondiale, produttori di aerei militari e civili».

Giunti per visitare la città? Anche, ma principalmente per presenziare al primo Grande salone internazionale dell’aviazione di Lugano, organizzato dal Gruppo Volo Motore Lugano (GVML) - una sezione dell’Aeroclub Lugano (AeCL) - presieduto in quell’anno dall’architetto appassionato di volo.

Un evento che oltre ogni attesa aveva radunato attorno a sé un numero impressionante di spettatori disseminati sull’aerodromo e sulle colline adiacenti attratti da un irresistibile richiamo.

«Un UFO sopra Lugano»

O piuttosto da un frastuono, «Quello dell’Harrier, un UFO per quei tempi, commenta Giampiero Camponovo. Un aereo di fabbricazione inglese straordinario, che dopo mezzo secolo nessuna nazione è riuscita a replicare e che ancora oggi viene impiegato da diversi eserciti». Un oggetto che tutti gli spettatori avevano imparato a identificare, grazie alle evoluzioni sul cielo sopra Lugano eseguite dal collaudatore e pilota anglosassone di fama internazionale John Farley, giunto in Ticino con il suo ‘Harrier personale’».

Una storia singolare, che ci racconta sfogliando il proprio album immaginale. «A quel tempo la Confederazione stava valutando l’acquisto di aerei militari, diverse le opzioni possibili. Presentare l’inglese Harrier era stato visto dalle Autorità come inopportuno e quindi era stato posto il veto alla sua partecipazione al Salone di Lugano».

Avvisata la Hawker Siddeley, poi il colpo di scena. «Ricevo una loro telefonata in cui mi dicono che l’aereo è stato immatricolato come aereo civile»

Bersaglio centrato. Dipartimento militare e Ufficio federale dell’aria non avevano potuto ‘neutralizzare’ l’aviogetto che sorvolando il nostro Paese divenne così il protagonista indiscusso del Salone.

Ah, ancora un dettaglio, l’Harrier era stato intestato al collaudatore e pilota John Farley.

«A quale scopo»

Un programma, quello del primo Salone, che oltre all’Harrier aveva proposto le esibizioni degli aerei biplano Bücker, degli Executive, di elicotteri, jet da turismo, paracadutisti e della Pattuglia acrobatica svizzera.

Ma a quale scopo organizzare un evento simile? «Portare gente, avvicinare il pubblico all’aviazione e ai piloti», commenta Camponovo. In un aeroporto considerato come «un’entità viva, con i suoi pregi e i suoi difetti, una forma di vita-attività che trascende i confini amministrativi e politici e - aggiunge - sempre più vitale per lo sviluppo e la connessione di tutta la nostra regione».

L’importanza locale e internazionale avevano infranto le barriere politiche e del suono a tal punto che il team Gruppo Volo Motore Lugano nel 1973 propose un secondo Salone internazionale dell’aviazione, che ribadì se non addirittura superò il riscontro ottenuto con la prima edizione.

Non c’è il due senza...

Il terzo Salone dell’aviazione previsto nel 1975 non si concretizzò per due fattori concomitanti, come ci racconta il presidente onorario dell’Aeroclub Lugano.

«Il riscontro ottenuto dalle due edizioni precedenti avrebbe potuto paradossalmente creare un problema finanziario; per realizzare un programma più ricco occorrono più soldi. A ciò si era aggiunta la crisi del petrolio dall’ottobre del 1973. Impensabile mettersi a organizzare un evento energeticamente dispendioso».

Un terzo grande evento vide comunque la luce nel 1985, quando l’Aeroclub Lugano festeggiò i propri primi 50 anni di esistenza. Siamo nel periodo di espansione dell’aeroporto, che da palude e «campo di patate» - come simpaticamente definito da Giampiero Camponovo - mutò in Campo di aviazione prima, e Aeroporto di Lugano poi, fino a diventare l’odierno Lugano Airport, in attesa di nuova identificazione.