Lugano

Gestione cantonale dei taxi? «No, il mercato si regola da sé»

Il Consiglio di Stato boccia la mozione di Tiziano Galeazzi e Roberta Soldati (UDC) a favore di una soluzione unificata – A Lugano il tema è molto sentito – Karin Valenzano Rossi: «Con le tendenze attuali, ulteriori controlli sarebbero inefficaci»
©CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
24.11.2025 06:00

Una gestione cantonale dei taxi? Non è il caso. Pollice verso del Consiglio di Stato alla proposta contenuta in una mozione di Tiziano Galeazzi e Roberta Soldati (UDC) – che riprendeva in sostanza un atto parlamentare analogo del 2015 di Giancarlo Seitz (Lega) – a favore di una soluzione unificata alla luce dell’arrivo di Uber nel nostro cantone. Pur riconoscendo che «quest’idea offre da un lato una maggiore “libertà di commercio” ai singoli tassisti (i quali, entrati in possesso della relativa licenza di condurre per trasporto professionale di persone, potrebbero essere autorizzati ad operare su tutto il territorio cantonale e non soltanto in un determinato comune)», il Consiglio di Stato ritiene che la stessa «andrebbe a toccare in modo tangibile le attuali autonomie comunali nel definire e gestire le peculiarità locali».

Liberalizzazione da favorire

Negli scorsi anni, il tema è stato affrontato da un Gruppo di lavoro cantonale che si era occupato della mozione di Seitz (poi “decaduta” nel 2023), il quale ha incontrato anche i rappresentanti dei Municipi dei maggiori centri urbani. «A seguito delle lettere che il Dipartimento delle istituzioni aveva ricevuto nel 2019 dai Municipi di Chiasso e Locarno come pure da un gruppo di tassisti del Locarnese, erano state ipotizzate alcune proposte come, ad esempio, una forma di “concessione cantonale” con possibilità per i singoli Comuni di regolare autonomamente l’accesso/posteggio sugli stalli dedicati». Ma alla fine, non se ne era fatto nulla. E il Governo non vede motivi per fare marcia indietro. «Non si ritiene – scrive – di dover percorrere a priori la via indicata della “cantonalizzazione”, lasciando la possibilità di avere sul territorio cantonale soluzioni diverse che rispecchiano le esigenze delle varie regioni. Anzi, in considerazione anche delle recenti modifiche legislative di Zurigo e Berna, che favoriscono una liberalizzazione e semplificazione delle procedure, si ritiene più adeguato lasciare spazio alla legge della domanda e offerta anche in questo ambito». In sostanza, il mercato si regola da sé. Una gestione accentrata tramite una centrale operativa (o centrali operative) gestita da privati – rimarca ad esempio il Governo – rientra nella libertà di commercio e di organizzazione di coloro che desiderano offrire il servizio di taxi». Di qui dunque l’invito al Gran Consiglio di non dar seguito alla proposta di Galeazzi e Soldati.

Una distorsione

La linea del Governo è sostanzialmente condivisa da Lugano, Città dove la tematica è particolarmente calda. Negli scorsi mesi non sono mancate tensioni, frutto di una convivenza non sempre pacifica e di un mercato con oltre 200 professionisti a “contendersi” il territorio, tra tassisti che hanno ottenuto l’autorizzazione della Città (e può dunque sostare sugli stalli ad essi dedicati) e chi no. A cui si aggiunge l’avvento di Uber, con prezzi più concorrenziali (a questo proposito va precisato che le tariffe sono fissate dai Comuni che rilasciano le licenze. «Con le tendenze attuali, non ha senso regolamentare ulteriormente il settore», dice la capodicastero Sicurezza e spazi urbani, Karin Valenzano Rossi. «Ciò comporterebbe ulteriori costi e controlli i quali, visti appunto i trend attuali, sarebbero inefficaci». D’altronde, conclude, «sul territorio c’è molta più offerta della domanda: questo crea la distorsione a cui ora assistiamo». Per il momento, dunque, la Città non interverrà e valuterà se e come intervenire. Tra le ipotesi, lo ricordiamo, c’era anche l’abolizione delle categorie di taxi. Se ne parlerà più avanti. Per, ora, “decide” il mercato.