Ghirone, uniti contro la frana

Autorità al lavoro per limitare gli effetti del pericolo naturale in alta valle di Blenio - Si punta su monitoraggio e comunicazione, mentre i nuovi ripari devono attendere
In uno scatto aereo di aprile: il villaggio di Aquilesco (in alto a sinistra nella foto) che era stato evacuato il 21 marzo; il monte Scalvedo (in basso a sinistra); e la strada che porta al Luzzone, qui colpita da una evidente colata detritica. A protezi
Red. Online
15.06.2016 06:15

BELLINZONA - Non molla la presa il Comune di Blenio per lottare contro gli effetti della frana che dallo scorso mese di marzo ha complicato la vita degli abitanti di Ghirone e ad alpigiani, agricoltori e capannari attivi nell'alta valle. Mentre è sempre in fase di progettazione la premunizione  definitiva che protegga i vari collegamenti e l'abitato contro la caduta di massi, proseguono le misure per rendere la quotidianità il meno disagevole possibile. Si va dalle aperture straordinarie delle strade che portano in altura (a causa delle pessime previsioni meteo quella prevista dopodomani sotto sorveglianza per la tratta Aquilesco-Scalvedo è però stata posticipata al 24 giugno) al il monitoraggio continuo dei movimenti geologici passando per un'informazione costante all'indirizzo della popolazione. Che non deve comunque temere per la sua incolumità, conferma il municipale responsabile. Autorità cantonali  e comunali sono quindi sempre all'opera uniti per limitare i disagi e pianificare il futuro. «L'impegno è importante anche perché gli attori coinvolti sono numerosi», conferma Vasco Bruni, capo del dicastero Sicurezza di Blenio, quando lo contattiamo per una radiografia aggiornata del problema e dello sforzo richiesto agli enti al lavoro.

Caduta massi all'ordine del giorno

La situazione, anche perché come anticipato le abitazioni dei villaggi interessati dal fenomeno (Aquilesco e Baselga) non sono ritenute in pericolo, pare essere sotto controllo. Ciononostante, non tutto quanto le autorità vorrebbero fare è al momento possibile. La premunizione definitiva, spiega sempre il capodicastero al CdT, si trova ancora in fase di progettazione ma non potrebbe ad ogni modo essere concretizzata subito anche se fosse già conclusa perché sul posto è impossibile lavorare. Troppo elevato il rischio a causa dei circa 15mila metri cubi di materiale tuttora pericolanti in val Selva. Sono una minima parte rispetto agli 80mila che costituivano la massa a rischio in quota prima della frana del 21 marzo, quando si sono staccati 65mila metri causando l'evacuazione di due villaggi abitati complessivamente da una cinquantina di persone. È quindi impossibile lavorare in quota garantendo la sicurezza totale degli addetti. I movimenti, seppur minimi rispetto ai circa 40 centimetri al minuto registrati nella fase di emergenza, non si sono ancora arrestati. Lo testimoniano le frequenti cadute di massi, che continuano a determinare la chiusura al traffico pubblico della strada privata OFIBLE che conduce alla diga del Luzzone e alle valli superiori. La stessa azienda idroelettrica, per il cantiere in corso alla diga, ha fissato importanti vincoli: il passaggio è garantito solo tramite sentinelle, ciò che permette il transito eccezionale anche ai gestori di attività economiche ma appunto sempre sotto sorveglianza (le capanne alpine attive in alto sono tre, gli alpeggi caricati cinque).

Nuova pista percorribile da ieri

Intanto da ieri è percorribile la nuova pista provvisoria che il Comune ha realizzato per permettere di raggiungere alternativamente il monte Scalvedo: 15 minuti a piedi, circa 2 con piccoli mezzi motorizzati (come i quad). Per il rispetto di tutte le misure decise la scorsa settimana dal Municipio, Comune e OFIBLE effettueranno controlli regolari.

In questo articolo: