Giù la serranda sulle librerie: un nuovo ostacolo per la cultura

Il delitto perfetto è servito. Sabato sera alle 17 caleranno le serrande sulle librerie. E per cinque settimane rimarranno chiuse. Il motivo è presto detto. Mercoledì scorso il Consiglio federale ha deciso di non inserire il libro tra i beni di prima necessità. Fine della storia. Con buona pace di tutti gli attori. In realtà se andiamo oltre la copertina (metaforicamente, sia ben inteso) qualche riflessione sorge spontanea. E così diamo appuntamento a Chiasso al nostro primo interlocutore. Ad attenderci in corso San Gottardo 86, seduto alla scrivania - perimetrata da un lungo trenino di libri di piccolo formato, belli nella loro edizione di carta ecologica - c’è Edy Mombelli, titolare della libreria Leggere. Prima parola: demoralizzato. Ci sediamo. Mombelli inizia a raccontare. «Eravamo partiti con i migliori propositi. Le cose andavano bene. Piuttosto ci aspettavamo una chiusura durante il periodo di Natale. E invece è arrivata adesso. Per quanto temuta - però - ci sembra assolutamente una decisione ingiustificata. Ci aspettavamo che il Consiglio federale ritenesse i libri un bene primario».
Click and collect, passa e ritira
Mentre parliamo arriva un cliente per ritirare due libri. «Nelle prossime settimane ci teniamo in contatto» gli dice Mombelli. «Faremo click and collect da quella finestra». Che tradotto significa: quando il libro arriva, passa a prenderlo. Mombelli indica con l’indice della mano destra la finestra sul retro della libreria. Il cliente ricambia con un sorriso complice. «Mi sembra tutto una grande pagliacciata». L’ordinanza federale apre su questa opzione. Si potrà passare in negozio a ritirare la merce. La libreria Leggere non ha un catalogo online. Né un sito internet, quindi - prosegue Mombelli - ci salviamo così. «La gente potrà chiamare o inviare una email con l’ordinazione. Quando arriva la merce, avvisiamo». Prima che il cliente esca, lo fermo sull’uscio. Sono curioso. Gli chiedo: «Cosa ha comprato?». «Sette lezioni di fisica di Carlo Rovelli». «Buona lettura».
Cercando il movente
Ma torniamo al delitto perfetto. Alla stretta sul mondo della cultura. «Non vogliamo polemizzare facendo paragoni con gli altri settori che lunedì continueranno a lavorare. A vendere carriole, martelli e trapani elettrici. Ma, lo ammetto - dice Mombelli - siamo demoralizzati. Pensavamo che la Svizzera seguisse l’esempio di Italia, Francia e Germania, dove le librerie durante il secondo lockdown hanno tenuto aperto». E allora incalziamo Mombelli. Perché? «Perché in questo momento di difficoltà e di solitudine la lettura diventa un momento di conforto e di evasione indispensabile, specie per chi vive in solitudine. I libri sono un bene di prima necessità». Come non condividere. Però insisto. Faccio l’avvocato del diavolo e cerco il movente. «Dal punto di vista sanitario che garanzie potevate offrire?». «Notoriamente le librerie non sono luoghi di assembramento. Nel mio negozio per esempio entrano tre persone alla volta. Non una di più».
Per il settore è in effetti il secondo lockdown in meno di un anno. Il primo - condiviso con la maggior parte delle attività economiche del cantone - era durato un paio di mesi. Un colpo duro cui Mombelli ha retto attingendo come molti suoi colleghi agli aiuti federali e cantonali. «Questa volta però non c’è spazio per un secondo prestito. Vedremo cosa fare con i casi di rigore». Questo lockdown durerà cinque settimane. Da lunedì 18 gennaio a domenica 28 febbraio. «Peccato perché l’attività aveva ripreso bene. Le ordinazioni in questi mesi sono aumentate, soprattutto durante la seconda ondata». Verosimilmente, facciamo notare, la frontiera con l’Italia chiusa ha agevolato l’attività nelle librerie della City. Così è successo per il settore alimentare in tutto il Ticino. «Certamente, per Chiasso, è stato un toccasana. Abbiamo rivisto vecchi clienti e fidelizzato di nuovi». Insomma, sul più bello qualcuno ha spento la luce, ha tolto la corrente e alla fine il settore è rimasto con il cerino in mano.
Librerie con il cerino in mano
A proposito di cerino in mano. Secondo Mombelli, quel poco di luce che rischiara è sufficiente per capire lo spazio (minimo) in cui l’autorità ha relegato il libro: «Politicamente mi sembra che questa decisione svaluti la nobiltà del libro». «Vi aspettavate un ascolto maggiore da parte del ministro della cultura, il consigliere di Stato Manuele Bertoli?». «Credo che prossimamente porterà una sua riflessione in merito».
Lasciamo Chiasso per Mendrisio. Altro interlocutore, altra testimonianza. Quando entro Dal Libraio con i libri sugli scaffali vedo anche i quadri in parete. Con il titolare Mauro Paolocci arriviamo subito al dunque. «Quando ho iniziato questa attività ventisei anni fa ho sempre pensato che la libreria fosse un posto ristoro. Per l’anima. Da lunedì si fermerà tutto nuovamente. Con buona pace di chi nella libreria - assieme al libro - cerca anche uno scambio minimo». Le classiche due chiacchiere per rompere il silenzio (a volte lungo) della giornata, specie per gli anziani soli. Mombelli pone l’accento sugli aspetti della socialità, nuovamente negletta nella decisione federale. «Già in precedenza l’associazione di categoria si era mossa per far intendere alla classe politica la centralità del libro e delle librerie nella trasmissione della cultura e appunto nella socialità. Il messaggio purtroppo non è passato».