Ticino

Giustizia, Dadò attacca Gobbi: «È stata una chiara ingerenza»

Il presidente della Commissione critica le affermazioni del consigliere di Stato sulla situazione al TPC – Intanto, l’organo parlamentare firma un rapporto per chiedere al Governo di fare di più contro le infiltrazioni mafiose
© Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
07.10.2024 21:30

«È stata una chiara ingerenza. Il consigliere di Stato Gobbi non deve aver bene in chiaro il significato di separazione dei poteri». Non lesina critiche, il presidente della Commissione giustizia e diritti, Fiorenzo Dadò, riguardo alle frasi pronunciate dal direttore del Dipartimento delle istituzioni durante la trasmissione La domenica del Corriere nella quale lo stesso Dadò era ospite. Il consigliere di Stato, in merito alla situazione del Tribunale penale cantonale (TPC), dopo aver premesso che il Dipartimento è «spettatore» della vicenda, aveva infatti affermato: «Secondo me, avranno delle conseguenze gravi con il Parlamento che, un momento o l’altro, potrebbe nominare da due a tre nuovi giudici per il TPC». Parole che non sono andate giù, come detto, a Dadò: «Del caso se ne sta occupando il Consiglio della Magistratura (CdM), così come il procuratore straordinario. È dunque grave che il capo del Dipartimento delle istituzioni interferisca in questo modo, addirittura ipotizzando la destituzione di tre giudici». Per il presidente del Centro, dunque, «o Gobbi conosce tutto l’incarto e quindi sa cose che nessuno di noi sa, oppure evidentemente si è spinto ben oltre il suo ruolo».

Al netto delle polemiche, in Commissione giustizia e diritti oggi si è nuovamente parlato dei vari atti parlamentari che giungeranno in Gran Consiglio la prossima settimana e che riguardano (direttamente o indirettamente) la situazione del TPC. E questo perché uno dei tre dossier - quello relativo alle varie modifiche della Legge sull’organizzazione giudiziaria che mira a conferire più poteri al CdM per sospendere i magistrati anche in via cautelare - in realtà, forse non arriverà in aula già lunedì prossimo. L’Ufficio presidenziale venerdì scorso non ha infatti votato l’urgenza per questo atto parlamentare. E dunque la prassi vuole che sia il Parlamento stesso a votarla per inserire il dossier all’ordine del giorno. Ma per farlo occorre il sì di tre quarti del plenum. Una maggioranza non facile da raggiungere. Motivo per cui, l’atto parlamentare potrebbe anche essere semplicemente rimandato alla sessione di novembre.

«Occorre fare di più»

In Commissione, sempre oggi, non si è però discusso solo della delicata situazione della Magistratura. È stato infatti firmato il rapporto di Simona Genini (PLR) in merito a una mozione presentata dall’MPS nel novembre del 2017, accogliendone parzialmente le richieste. L’atto parlamentare - dal titolo: «Permessi di soggiorno, attività commerciali e infiltrazioni mafiose» - chiedeva al Governo di potenziare: i controlli sugli stranieri che richiedono il rilascio o la proroga di permessi per risiedere in Ticino e sono iscritti o intendono iscriversi nel Registro di commercio per verificare se sono oggetto di inchieste all’estero o se sono ricercati; i mezzi e il personale della polizia giudiziaria e della magistratura incaricata di combattere i crimini economici. Ora, nel 2018 il Consiglio di Stato aveva proposto di respingere la mozione, ma la Commissione giustizia e diritti ritiene occorra fare qualche sforzo in più. In generale, spiega Genini, «riteniamo che la lotta contro le infiltrazioni mafiose sia una priorità». La Giustizia e diritti proporrà dunque di dare seguito ad alcuni suggerimenti, senza che questi vadano a gravare sulle finanze cantonali. Nel dettaglio, chiede al Governo tre cose: potenziare i gruppi di lavoro esistenti con un focus sulle infiltrazioni mafiose; migliorare i flussi informativi tra le diverse autorità cantonali e federali; promuovere iniziative di sensibilizzazione e formazione per i funzionari pubblici e le forze dell’ordine affinché possano meglio affrontare fenomeni legati alla criminalità organizzata.