La domenica del Corriere

Giustizia e Polizia: c’è da fare

Confronto a cinque voci sul Dipartimento delle istituzioni - Tamara Merlo: «Violenza domestica, nulla si muove» - Laura Tarchini: «Lugano la città più sicura» - Yannick Demaria: «Attenti ai fenomeni mafiosi» - Andrea Rigamonti: «La montagna ha partorito il topolino»
©Chiara Zocchetti
Gianni Righinetti
29.01.2023 19:00

La politica di Norman Gobbi è da promuovere o da bocciare? A La domenica del Corriere è andata in onda il primo dibattito dedicato ai temi della politica, partendo da quanto accende il dibattito e che è gestito dal Dipartimento delle istituzioni. Con Gobbi c’erano altri quattro candidati al Consiglio di Stato, Laura Tarchini (Il Centro), Tamara Merlo (Più donne), Andrea Rigamonti (PLR) e Yannick Demaria (PS-Verdi). Il confronto si è aperto dibattendo di Giustizia, in particolare del progetto «Giustizia 2018», mentre siamo ormai nel 2023. «Quel progetto lo avevo lanciato nella mia prima legislatura (2011-2015) con l’obiettivo di avere nel 2018 un nuovo assetto organizzativo. Ma ci siamo trovati con una montagna di cose da fare e regolare, anche a livello legale e costituzionale. Così ci siamo concentrati sul cantiere delle autorità di protezione che ha trovato l’avallo dei cittadini». Dal canto suo il liberale radicale ha replicato che, «visti i 10 anni trascorsi, dobbiamo dire che la montagna ha partorito un topolino. A livello di giustizia civile e penale siamo fermi al palo. Abbiamo impiegato mezzi per la Polizia, dimenticando il resto. Se penso alla città della giustizia tutto è fermo da due anni. La giustizia è ferma a 12 anni fa». Allora Gobbi, è come dire che lei non ha fatto nulla: «Ricordo che per progredire occorre avere condivisione e l’ho detto più volte in Parlamento. Il Ticino è refrattario alle riforme importanti. Ci si lamenta sempre, come sentito da Rigamonti, ma poi non si è capaci di affrontare le questioni che portano fuori dalla confort zone. Va ricordato che la soluzione perfetta non esiste». Una critica rivolta ai «frenatori di professione».

Dal canto suo Tarchini ha detto di capire «che i processi sono lunghi e abbiamo un Parlamento che si esprime su ogni passo e occorre sempre tempo». Merlo vede la metà piena o quella vuota del bicchiere? «Nel bicchiere c’è sempre qualcosa ed è ciò che conta. Nelle critiche mosse dai partiti c’è spesso mancanza di coerenza. Si chiede celerità e decisionismo, ma quando arrivano sui banchi proposte che vanno in questa direzione c’è sempre chi tira il freno. Io vorrei magistrati più formati su temi della parità e della violenza domestica, ma nulla si muove». Il candidato rossoverde Demaria ha poi aggiunto che «quello delle autorità di protezione non mi pare un grande successo da sbandierare, la volontà c’era già da tempo di andare nella direzione scelta».

Prevenzione e repressione

Dalla giustizia, alla sicurezza, il passo è breve. Ma il Ticino con Gobbi è più sicuro? Per il consigliere di Stato Gobbi «il sentimento di sicurezza è migliorato» aggiungendo che ora occorre «più prevenzione e più repressione». Per la candidata de «Il Centro» Tarchini, «la prevenzione è importantissima e Lugano è la città più sicura della Svizzera. Talvolta abbiamo un po’ di timore nel dirlo, e va riconosciuto che questo è realtà anche grazie alla Polizia di Lugano. Quello che abbiamo lo dobbiamo anche alle Istituzioni». Merlo ha aggiunto: «Più sicuro? Dipende. Alcuni reati sono diminuiti e c’è la percezione di poter stare più tranquilli. Mentre se penso alla sicurezza nelle nostre case e nelle coppie, la percezione e le cifre sono diverse. Abbiamo tre interventi al giorno per violenza domestica e c’è poi il sottobosco dello stalking. In generale si ritiene che i panni sporchi si debbano lavare in casa. In maggioranza le vittime sono donne, ma non solo». Demaria ha rilevato che «si discute troppo poco della criminalità finanziaria e dell’infiltrazione mafiosa. La sicurezza è anche finanziaria, il tema è molto ampio. Va bene la sicurezza di Polizia, ma non troppo invasiva, senza entrare in maniera eccessiva nella privacy delle persone. Sulla microcriminalità stiamo facendo bene, ma ci sono altri temi importanti». Il Mendrisiotto, territorio nel quale vive Rigamonti, oggi conosce meno fatti criminali. Tutto bene allora? «Innanzitutto il sentimento di sicurezza è un sentimento soggettivo. Per me il Ticino non è più o meno sicuro, occorre vedere il risultato ottenuto con le risorse impiegate. Si è investito nella Polizia e il risultato è arrivato. Tralasciando però tutto il resto della filiera. Questa è una mancanza, penso alla fase finale, le sentenze. Sono loro che rendono veramente giustizia». Pronta la replica di Gobbi: «Rigamonti dimentica gli investimenti fatti per potenziare il Ministero pubblico e altri passi, compreso il Tribunale penale cantonale».

Una riforma della Polizia è necessaria per essere più efficienti nell’utilizzo delle risorse. Non possiamo più permetterci doppioni, doppi costi
Norman Gobbi

La Polizia unica e il ruolo del PLR

C’è poi il tema della Polizia unica che potrebbe tornare al centro della politica prima della fine della legislatura. Per Gobbi «una riforma della Polizia è necessaria per essere più efficienti nell’utilizzo delle risorse. Non possiamo più permetterci doppioni, doppi costi». Per Rigamonti il tema della Polizia unica «lo si deve portare a casa». Un messaggio che pare rivolto al gruppo del PLR in Gran Consiglio. «La strada è quella giusta, ma il bilancio in questo settore è un po’ così, così» ha aggiunto Demaria. Per Tarchini «occorre una riflessione serena su efficienza ed efficacia. Tocca anche ai Comuni farsi promotori». Dal canto suo Merlo, che in Parlamento siede, «sulla carta la Polizia unica funzione, poi occorre fare lavorare assieme le persone».

I permessi e «l’orco cattivo»

Tra i temi trattati nel corso della puntata, anche la questione migratoria, che declinata in Ticino fa anche rima con i permessi. Un tema che infiamma e che ha visto Gobbi molto criticato. Al punto che lui ha sbottato: «Si sente affermare che io sarei un uomo senza cuore, si tratta di un’immagine strumentalizzata. Mi hanno definito anche orco o colui che portava via i bambini, ma alla fine mi sono reso conto che fa parte del ruolo del capo del Dipartimento, soprattutto per chi ha un approccio restrittivo. Sono anche il consigliere di Stato che ha avuto il maggior numero di manifestazioni di piazza contro». L’esponente rossoverde ha aggiunto che «mi fa piacere l’ammissione di Gobbi ed è la sua politica restrittiva che condanniamo, dato che il Cantoni hanno un margine di manovra». Anche sugli stranieri e sull’apertura per concedere permessi la percezione è molto soggettiva: «C’è una legge che abbiamo votato e va rispettata. Poi ci sono casi, come quello dibattuto negli scorsi giorni, che portano la popolazione a reagire. Ma la legge l’abbiamo votata». Gobbi poi detto «che a conoscere bene i dossier sono le autorità» come dire che, talvolta, ci sono fatti che non si possono dire ma che farebbero un po’ d’ombra su casi in apparenza meritevoli. Dal canto suo Rigamonti ha concluso così: «Non è un tema politico. L’asilo non la fa Gobbi o il Parlamento, ma i tribunali. Per quanto concerne le frasi di Gobbi mi vien da dire: Santo subito. Scherzi a parte non mi soffermo sulle immagini, più o meno colorite, che lo concernono».