Il caso

Gli agenti hanno picchiato o no il ladro rumeno?

I due poliziotti della cantonale respingono le accuse, ora la parola passa ai difensori
Spartaco De Bernardi
03.12.2018 06:00

BELLINZONA - Stessi imputati, stesso copione. Al processo d’appello nei confronti di due agenti della polizia cantonale accusati di aver picchiato un ladro rumeno durante una perquisizione effettuata il 23 gennaio 2015 nell’autorimessa della Centrale di Camorino. Accusa che i due poliziotti hanno respinto ieri mattina di fronte alla Corte di appello e di revisione penale. Durante la perquisizione della presunta vittima, hanno ribadito rispondendo alle domande del giudice Giovanna Roggero-Will, non vi è stato alcun problema. Di parere diametralmente opposto la pubblica accusa che ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, ovvero la condanna dei due poliziotti ad una pena pecuniaria sospesa. Il ladro rumeno, ha argomentato nella sua requisitoria la pp Anna Fumagalli, è stato ripetutamente preso a pugni dai due poliziotti ricevendo anche una ginocchiata nelle parti intime: un comportamento inaccettabile da parte di due tutori dell’ordine.

La difesa

“Nessuno ha visto o sentito nulla: né urla, né imprecazioni, né tantomeno atti di violenza”. Gli avvocati difensori dei due poliziotti accusati di aver picchiato il ladro rumeno durante la perquisizione effettuata nel gennaio del 2015 nell’autorimessa della Centrale di Camorino si sono battuti per il proscioglimento con formula piena dei loro assistiti dai reati di vie di fatto e abuso di autorità. Reati per i quali in Pretura penale erano stati condannati a delle pene pecuniarie sospese e a delle multe. E proprio sulla sentenza di primo grado, che l’avvocato Brenno Canevascini ha definito tanto lacunosa da “far acqua da tutte le parti” che si sono concentrate le loro arringhe. Una sentenza di colpevolezza, ha sottolineato Bersani, che ha preso per buone solo le dichiarazioni della presunta vittima: un professionista oltre che del furto con scasso, anche delle bugie. Aveva l’occasione di vendicarsi di chi lo aveva acciuffato e lo ha fatto. Ora stabilire che cosa sia successo nell’autorimessa della Centrale di polizia di Camorino spetta alla Corte di appello e di revisione penale. La sentenza è attesa entro fine anno.