Gli agricoltori del Basso Vedeggio e del Golfo di Lugano in soccorso di flora e fauna

BIOGGIO - Il concetto sociale di «conseguenza inattesa» indica gli esiti non previsti o non immediatamente preventivabili di un’azione. Ad esempio, nel caso dei padroni di cani, conseguenze inattese sono i danni che gli animali possono causare alla biodiversità nelle zone agricole se lasciati liberi di scorrazzare senza guinzaglio. In queste condizioni i cani possono spaventare gli animali da pascolo, sporcare gli abbeveratoi facendosi il bagno e cacciare gli animali di taglia più piccola. C’è poi la questione delle feci, che se non raccolte possono non solo inquinare il foraggio degli animali ma anche farli ammalare e portarli alla morte, o subire aborti spontanei. Parliamo di conseguenze inattese perché sono generalmente non considerate dai padroni di cani quando liberano i loro animali, per mancanza d’informazione. E il colmare questa mancanza è uno degli obiettivi del progetto di interconnessione Valle del Vedeggio e Golfo di Lugano, che ha come obiettivo la promozione della biodiversità nelle aree agricole, favorendo le specie animali e vegetali locali, dai ricci alle lucertole, passando per fiori e insetti (in Svizzera il 40% di tutte le specie d’insetto è a rischio d’estinzione).
Il progetto è stato presentato ieri, a tre anni di distanza dal suo ingresso nella fase operativa. Nato su spinta della Società agricola e forestale del Luganese e dei Comuni della Vedeggio Valley, e progettato dagli Studi Associati SA ed EcoControl SA di Lugano, e ha finora raccolto l’adesione di quasi tutte le più importanti aziende agricole della zona interessata, che si sono impegnate almeno sino alla fine del 2022 ad implementare misure che favoriscano la biodiversità sui propri terreni agricoli.
Si tratta in sostanza di una serie di piccoli accorgimenti, che i promotori sperano possano essere sufficientemente incisivi. Accorgimenti per cui gli agricoltori che aderiscono ricevono finanziamenti dall’Ufficio federale dell’agricoltura (mentre i costi delle attività più gestionali e di verifica sono sostenuti dall’Ufficio cantonale della natura e del paesaggio e dai Comuni dove vengono attuate le misure). A prescindere dalla questione dei cani, che sfugge al controllo degli agricoltori («Uno dei più grossi conflitti tra popolazione e agricoltura», l’ha definito l’ingegnere di EcoControl Paolo Piattini), quello che gli agricoltori che hanno aderito al progetto hanno fatto va dal conservare e piantare alberi da frutto (utili per insetti e uccelli) e siepi (utili agli animali per nascondersi e cacciare), al tagliare l’erba a tappe per permettere agli insetti che vi abitano di avere sempre un rifugio nei tratti non sfalciati, e al combattere le neofite invasive come il poligono del Giappone, che riducono la biodiversità.
Tutte misure che sono state implementate ad esempio nell’azienda agricola Crivelli di Bioggio, incastrata fra la collina su cui sorge Breganzona e l’autostrada A2. Autostrada che a livello agricolo rappresenta una forte cesura fra est e ovest, rendendo difficoltoso, oltre il transito degli animali, anche l’impollinazione da una sponda all’altra. A dirigere l’azienda è Giuseppe Crivelli, che ha aderito con entusiasmo al progetto: «Mio nonno ha cominciato a coltivare queste terre nel 1926, e il fatto di aver continuato a coltivarle di generazione in generazione ci ha spinti a un suo loro coscienzioso. La terra che coltiviamo non è nostra, l’abbiamo solo in prestito: dobbiamo lasciarla integra alle generazioni future. Per questo ci è d’aiuto il progetto d’interconnessione, che ci stimola ad osservare e preservare la flora e la fauna».
Il progetto, si è detto, giungerà a compimento nel 2022. Lì, si deciderà se proseguirlo o meno. La discriminante sarà il raggiungimento o meno dell’80% degli obiettivi prefissati. Obiettivi che sono numerosi e vanno da quelli a più ampio scopo («Gli alberi da frutto non dovranno diminuire») a quelli più puntuali, calibrati sulle specificità delle singole aziende. Per osservare i progressi sono stati identificati animali e piante bersaglio (rane, averle, cavallette, ramarri, gigli, farfalle, eccetera): se aumenteranno sarà un segnale che le misure intraprese stanno funzionando. A questo proposito si possono segnalare gli avvistamenti di queste specie ai progettisti: sono state stampate delle schede pieghevoli per il monitoraggio a questo scopo. I promotori puntano a usarli anche per fare sensibilizzazione nelle scolaresche e fra la popolazione.