Grondanti di bellezza tra la Foca e la Nuvola

BELLINZONA – Non si respira, oggi, a Bellinzona. La cappa di afa avvolge la città. La colonnina di mercurio segna 29 gradi. Ma quelli percepiti, ve lo assicuriamo, sono molti di più. Gli ambulanti del mercato del mercoledì sorridono a metà: quelli posizionati sulla destra, andando verso il viale Stazione, sono all’ombra. Si boccheggia, ma si respira. Gli altri, quelli sulla sinistra, sudano ma lo fanno con il sorriso. La scalinata della chiesa Collegiata è indicativa: indigeni e turisti vanno a caccia dei pochi posti all’ombra per gustarsi un gelato. Pure i due bar del centro, solitamente gremiti nella pausa di mezzogiorno, devono fare i conti con la canicola. Ci spostiamo in piazza Simen. Sotto i grandi platani, seduti sulle panchine, ci sono persone di tutte le età. Chi mangia un panino, chi legge e chi sonnecchia. Sono però due i luoghi della capitale che in questi invivibili giorni, dove si vorrebbe essere ad Aruba nel mar dei Caraibi oppure nell’Havelock Island in Thailandia, registrano pressoché il tutto esaurito. Il prato che abbraccia piazza della Foca e, soprattutto, la «Nuvola piovasca» in piazza del Sole. L’installazione artistica di Nicola Colombo non smette di raccogliere consensi. Sulle sedie rosse posate ai piedi dell’effimera opera pare di stare sotto una doccia che perde. Ogni tanto una gocciolina d’acqua s’insinua con destrezza fra il collo e la spalla regalandoti un attimo di ritemprante freschezza. Si sognano «venti e maree», si scrutano occhi che sembrano «due piccole onde» per annegarsi, avrebbe detto il poeta francese Jacques Prévert. Questa è la Bellinzona con le ascelle pezzate: umida, madida, ma pur sempre grondante di bellezza.