«Gucci? Io solo un impiegato come tanti»

Fumata bianca in casa di Ticino Turismo. Dopo alcune settimane di temporeggiamenti, il Consiglio d’amministrazione ha reso noto il nome del nuovo direttore. Si tratta di Angelo Trotta, classe 1965, profilo esterno al cantone poiché sin qui managing director per Gucci Luxury Timepieces in Spagna. Sarà lui a sostituire il dimissionario Elia Frapolli, che a fine del 2018 aveva comunicato la sua partenza dopo essersi candidato per il Consiglio di Stato con la casacca popolare democratica. Trotta, nella volata finale, ha avuto la meglio su altri due candidati di punta. Dopo l’iniziale scelta di non rilasciare interviste, da Ticino Turismo è arrivato il contrordine che ci ha permesso di scoprire qualcosa in più sull’iter professionale e sulle motivazioni che hanno portato il manager locarnese a far ritorno in Ticino.
È inutile negarlo. La sua nomina al vertice di Ticino Turismo è accompagnata da alcuni dubbi circa il suo attuale datore di lavoro, il marchio di lusso Gucci controllato dal gruppo Kering. È cosciente del fatto che dovrà affrontare le etichette che ora le vengono attribuite? E come intende cancellarle?
«Con i fatti. Gucci è stata solo la mia ultima esperienza professionale e per questo non è l’unica che mi caratterizza. Ho alle spalle un percorso di trent’anni e ho lavorato per diversi aziende sia svizzere che estere. Inoltre, non ho mai ricevuto informazioni da parte del gruppo circa l’inchiesta che si è appena conclusa. Quello che so, l’ho appreso dalla stampa ticinese. In fondo io ero un impiegato qualunque, uno degli oltre 16.000 dipendenti del marchio. La divisione “watches and jewellery” alla quale ero a capo non aveva nulla a che vedere con la gestione finanziaria o fiscale del gruppo».
La situazione problematica o poco felice nella quale si trova il gruppo è stata alla base della sua scelta di concorrere alla posizione vacante dell’Azienda turistica ticinese?
«No, è stata una coincidenza. Non vi è nessuna connessione tra la vertenza giuridica che ha investito il gruppo Kering e la mia candidatura. La posizione lasciata vacante da Elia Frapolli mi incuriosiva, penso sia una bella sfida per me. Senza dimenticare che poteva rappresentare l’occasione giusta per far rientro a casa. Sono nato e cresciuto a Locarno e qui ho ancora i genitori e molti amici. Manco dal Ticino da una trentina d’anni, dopo i primi 10 trascorsi in Svizzera interna e i successivi 20 in diversi Paesi del mondo – tra cui la Germania, la Spagna, ma anche il Brasile – sono felice di tornare qui».
Cosa le fa dire che l’esperienza professionale maturata in settori distanti dall’industria del turismo possa rivelarsi utile ad affrontare questa nuova sfida?
«Credo molto nella cross-fertilization, quindi ritengo più che utili le strategie e le pratiche di marketing acquisite nei diversi ambiti. In fondo, si tratta sempre di promuovere un prodotto, in questo caso il brand Ticino e gli strumenti per farlo sono sempre gli stessi, bastano pochi accorgimenti per adeguarli al contesto. In più, ho sempre lavorato indirizzando la promozione a un target straniero, qui sarà lo stesso. Nell’industria in generale si lavora in modo simile e il mio bagaglio di conoscenze potrà essere fonte d’ispirazione per le sfide che mi troverò ad affrontare».
Il settore turistico in Ticino è da sempre sotto i riflettori e le aspettative nei suoi confronti sono molte. In che modo affronterà l’eventuale pressing da parte degli stakeholders?
«Ritengo sia fondamentale integrare ancora di più le diverse attività svolte a livello regionale e nazionale. Il mio è uno stile partecipativo e la mia intenzione è di coinvolgere il più possibile le diverse associazioni di categoria, così come le quattro Organizzazioni turistiche regionali. In ogni caso ora è presto per pronunciarmi, lo farò come anticipato solo dopo i miei primi 100 giorni a capo di Ticino Turismo. A quel punto conoscerò meglio i dossier sul tavolo e mi sarò già confrontato con i membri del team».