Mendrisiotto

Guerra alla peste suina, il territorio si prepara

Una centrale operativa a Riva San Vitale, uomini e mezzi dispiegati nei boschi del Penz a Pedrinate: è quanto stanno mettendo in campo le autorità per essere pronte nel caso arrivasse il virus che colpisce cinghiali e suini – Malattia che si trova a meno di 50 chilometri di distanza
© KEYSTONE/Ti-Press/Samuel Golay
Stefano Lippmann
07.05.2025 19:45

Invisibile, tenace, dotato di ottima resistenza. Sono le caratteristiche principali che delineano il «nemico» che, a conti fatti, è alle porte. Lo si inizia a scorgere, all’incirca a 46 chilometri di distanza in linea d’aria. E avanza. Attualmente si trova in Italia, all’altezza della strada statale 11. Ovvero all’imbocco, se vogliamo, del Parco naturale Valle Ticino in Piemonte. Stiamo parlando del virus della peste suina africana che potrebbe raggiungere il nostro territorio. Ed è per questo motivo che, al fronte «sud», si stanno svolgendo delle esercitazioni volte ad affinare le misure da applicare nel caso, appunto, compaia il virus alle nostre latitudini. Una malattia – è bene sottolinearlo – innocua per gli esseri umani ma mortale per cinghiali e maiali.

Alla centrale operativa

Oggi abbiamo potuto seguire i vari attori sul campo: dagli uomini della Protezione civile agli esperti dell’Ufficio del veterinario cantonale, dai tecnici capaci di radiografare la zona dall’alto a chi si muoverà sul terreno.

Primo rendez-vous in quella che, a tutti gli effetti, sarà una Centrale operativa. A Riva San Vitale, infatti, è stato predisposto il luogo dal quale gestire le varie operazioni sul territorio e, soprattutto, quello deputato alla sanificazione qualora ci si dovesse imbattere in una carcassa di animale malato. «Il problema – ha spiegato «sul campo» il veterinario cantonale Luca Bacciarini – è che si tratta di un virus molto tenace nell’ambiente, resta infettivo sia nelle carcasse ma anche nel materiale organico». E, soprattutto, la malattia può estendersi sia attraverso l’animale, sia «saltando»: «Il virus ce lo possiamo portare in giro sotto le scarpe» ha evidenziato il veterinario cantonale. Se ciò dovesse succedere, basterebbe una normalissima escursione per trasportare il virus a decine di chilometri di distanza. Un punto è assai importante: se la peste suina africana dovesse arrivare dov’è presente il suino domestico «bisognerà sequestrare la zona, sanificarla e procedere con l’eutanasia degli animali». Il cinghiale, però, appare più difficile da controllare: non ha vincoli territoriali, non ha recinti e si può muovere liberamente. E allora, qualora fossimo confrontati con il problema, anche il semplice cittadino potrà fare la sua parte (seguendo le indicazioni delle autorità cantonali): rimanere lungo i sentieri delle aree interessate, tenere i cani al guinzaglio e, soprattutto, segnalare subito alla Polizia o all’Ufficio del veterinario cantonale se ci si dovesse imbattere in una carcassa di cinghiale (se possibile anche fotografarla e georeferenziarla).

Sul campo

Ed è a questo punto che l’esercitazione, in corso nel Mendrisiotto, è proseguita nell’area boschiva della Collina del Penz a Pedrinate. Sul «campo» abbiamo incontrato anche la veterinaria cantonale aggiunta Chiara Menegatti la quale ci ha raccontato i mezzi impiegati. «Nella giornata di martedì si sono esercitate le squadre cinofile che utilizzano cani da traccia»: a loro il compito di fiutare l’animale. Quest'oggi, invece, abbiamo potuto vedere all’opera un drone: uno strumento evidentemente performante, dotato anche di una camera termica capace di evidenziare le differenze di temperatura tra il terreno e un animale vivo (come pure le carcasse che, in fase di decomposizione, hanno comunque una temperatura differente dal suolo). Certo, il fitto bosco di latifoglie, soprattutto nei mesi più caldi, può fungere un po’ da ostacolo; ma la sinergia di tutti gli attori in campo permette comunque di affrontare al meglio delle possibilità la «battaglia». E una volta identificata la carcassa? «Ci sono le squadre di ricerca e quelle di recupero – ci ha raccontato Bacciarini –. Giunti sul posto viene prelevato un campione (se possibile dalla milza) e poi l’animale morto viene impacchettato e consegnato a una ditta specializzata nello smaltimento. Senza dimenticare tutte le operazioni necessarie per disinfettare materiali e indumenti.

Niente resti di cibo, pronta segnalazione

Anche la popolazione, come abbiamo visto, può fare la sua parte. In aggiunta le autorità evidenziano alcune misure preventive. Quali? È vietato foraggiare gli animali selvatici (e i suini con resti alimentari). Tutti i resti di cibo devono essere smaltiti in modo che siano inaccessibili ai cinghiali. Al rientro da una regione colpita dalla peste suina è vietato portare con sé provviste per il viaggio (carne e insaccati). Infine: segnalare il ritrovamento di carcasse di cinghiali. Come? Telefonando allo 091/814.41.08 o al 117 (se fuori orario d’ufficio e nei giorni festivi), oppure scrivendo a [email protected].

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