«Ha distrutto due nuclei familiari distinti con gli stessi odiosi comportamenti»

Una frase sussurrata da una bimba alla mamma, che la ascolta terrorizzata. Lo scambio di confidenze tra due donne ripetutamente picchiate ed abusate, che fino ad allora non si erano mai viste né parlate e che insieme si recano in Polizia per denunciare tutto quanto subito. Sono questi i due episodi che, nel mese di gennaio dell’anno scorso, hanno scoperchiato un vaso di Pandora colmo fino all’orlo di violenze di ogni tipo subite da due nuclei familiari, uno nel Locarnese e l’altro nel Mendrisiotto. Violenze che sono andate avanti per nove anni, dal 2016 al 2024. A commetterle sempre lo stesso uomo: un 39.enne che da ieri è a processo di fronte alla Corte delle Assise criminali presiedute dal giudice Amos Pagnamenta (a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Filippo Monaci). Violenze gravissime ai danni dell’ex moglie, dell’attuale sua consorte e dei figli delle due donne, per i quali la procuratrice pubblica Valentina Tuoni ha chiesto che l’uomo venga condannato a 12 anni di prigione. Il 39.enne, patrocinato dall’avvocato Marco Morelli, nega però praticamente tutti gli addebiti nei suoi confronti contenuti nell’atto d’accusa: dal tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale alle violenze carnali, dalle tentate lesioni gravi ai ripetuti atti sessuali con fanciulli, sia tentati, sia consumati.
«È una manipolatrice»
«Qualche volta siamo arrivati alle mani, ma nulla di più», ha affermato il 39.enne sostenendo che il castello accusatorio si basa solo ed esclusivamente sulla volontà della sua ex moglie di fargliela pagare per averla lasciata. «Ha manipolato i suoi figli ed anche la mia attuale consorte. Non le ho mai picchiate al punto da metterne in pericolo la vita, tanto meno le ho violentate. Mai e poi mai ho abusato dei loro figli. Ripeto: è tutta una manipolazione della mia ex che ha plagiato tutti», ha affermato l’imputato contestando le accuse mosse nei suoi confronti.
Il coraggio di denunciare
«Altro che manipolatrice: quella donna ha trovato il coraggio di denunciare tutto quanto subito. E ha dato la forza anche all’attuale compagna dell’imputato di denunciarlo. Se c’è un manipolatore, quello è lui. Ha convinto la sua attuale consorte a ritrarre ogni accusa nei suoi confronti», ha replicato la pp Tuoni nella sua arringa. L’unico scopo delle due donne, ha proseguita la rappresentante della pubblica accusa, era di fermare il 39.enne. Ciò che in effetti è avvenuto dopo la loro denuncia che ha portato all’arresto dell’uomo il 5 febbraio dello scorso anno. E se l’attuale compagna ha ritrattato è solo per paura. Nelle telefonate che l’uomo le faceva dal carcere l’ha infatti convinta che di lì a poco sarebbe uscito. Tutte frottole, secondo l’accusa, ma lei abbocca e ridimensiona quanto dichiarato nei primi verbali di interrogatorio. «Abbiamo il dovere di difenderla, anche se non vuole». Ad inchiodare il 39.enne vi sono comunque le dichiarazioni lineari dell’ex moglie e dei suoi figli che hanno subito le malsane attenzioni del patrigno. A favore dell’uomo c’è solo la scemata imputabilità di grado medio rilevata dalla perizia psichiatrica che ha messo in evidenza le turbe di cui soffre a causa dell’abuso di sostanze stupefacenti sin da quando era adolescente.
«Abuso di stupefacenti che lo ha fatto diventare una mina vagante», ha sottolineato l’avvocata Demetra Giovanettina, patrocinatrice degli accusatori privati, ossia l’ex moglie del 39.enne e tre dei suoi quattro figli. Loro, così come l’attuale moglie e la sua figlioletta, meritano un po’ di riscatto per tutto quanto hanno dovuto subire. Persone che si riconoscono vittime dello stesso incubo, ha aggiunto la legale, chiedendo che ai suoi assistiti venga riconosciuto un risarcimento per torto morale di complessivi 58.000 franchi.
«Sia liberato immediatamente»
Pretese, queste ultime, alle quali il patrocinatore del 39.enne si è opposto in virtù della richiesta di proscioglimento dai principali capi d’imputazione. «Ritengo che i 488 giorni di carcere già scontati dall’imputato siano una pena congrua. Ne chiedo quindi l’immediata scarcerazione», ha affermato l’avvocato Morelli, il quale ha ribadito che il voluminoso atto d’accusa - in particolare per quanto attiene ai due tentati omicidi, alle violenze carnali e agli atti sessuali su minori - si basa esclusivamente sulle dichiarazioni dell’ex moglie del 39.enne che non è affatto credibile. «Ha dichiarato il falso con l’unico obiettivo di ottenere vendetta nei confronti dell’uomo che l’aveva abbandonata e che voleva la mantenesse a vita. Dagli atti nulla emerge a sostegno delle pesanti accuse rivolte al mio assistito», ha sostenuto il legale. L’attuale compagna dell’uomo, ha proseguito l’avvocato Morelli, una volta sentitasi manipolata dall’ex moglie del 39.enne, ha ritrattato tutto. E lo ha fatto in ben cinque verbali. In buona sostanza a carico del suo assistito, ha concluso il legale, rimane solo il reato di lesioni qualificate per il quale il carcere finora scontato dall’uomo è una pena più che sufficiente.
La sentenza è attesa venerdì mattina.