La storia

«Ho tanti amici nuovi, ma mi manca papà»

Arsenii, un bimbo ucraino di 8 anni scappato dalla guerra, ci ha aperto le porte della casa in cui vive con la sua famiglia, a Vacallo, per raccontarci della sua nuova vita in Ticino
©Gabriele Putzu
Martina Salvini
23.02.2023 06:00

Quando suoniamo il campanello, ad aprire è Arsenii, che ci accoglie sorridendo insieme alla sorellina, Avhustina. Biondissimi, otto anni e mezzo lui, tre e mezzo lei, da un annetto vivono in un piccolo appartamento a Vacallo. «Ciao, come stai?», chiede lui non appena varchiamo l’ingresso, tappezzato di disegni colorati. «Io dormo in camera con i bambini, mentre la nonna sta di là, in soggiorno», dice la mamma, Iryna, mentre ci fa strada verso il salotto.

«Abbiamo lasciato Kiev in fretta e furia una settimana dopo l’inizio del conflitto», racconta. «A loro - dice indicando i due bambini - non abbiamo spiegato nei dettagli la guerra in corso, abbiamo detto solo che dovevamo andarcene presto. Volevamo proteggerli». La situazione, nella capitale, si era fatta difficile. Il palazzo in cui vivevano, in pieno centro, era vicino agli stabili amministrativi. «Temevamo di essere colpiti dai bombardamenti da un momento all’altro. Non potevamo più uscire di casa nemmeno per fare una passeggiata». Stare all’aria aperta, all’improvviso, era diventato pericoloso. «E io avevo paura che potesse cadere una bomba», interviene Arsenii. Poi, la decisione di partire. Destinazione: il Ticino. «Siamo arrivati qui un po’ per caso», dice Iryna. «Abbiamo avuto il numero di Maya (Budkova, fondatrice dell’associazione «Amicizia dei Popoli» che ha aiutato molti rifugiati ucraini scappati dal conflitto, ndr) e lei ci ha detto di venire, che ci avrebbe trovato un posto in cui stare». Pochi vestiti, una tanica di benzina in auto e via verso la Svizzera. Una volta raggiunto il centro di registrazione della SEM a Chiasso, la prima bella sorpresa. «Il centro - racconta la nonna, Halyna - era pieno. Pensavo che avremmo dormito in auto, invece è comparso un ragazzo che si è offerto di ospitarci a casa sua».

Il centro era pieno. Pensavo che avremmo dormito in auto, invece è comparso un ragazzo che si è offerto di ospitarci a casa sua
Halyna, la nonna di Arsenii.

Gli inizi

È iniziata così, con un gesto di solidarietà del tutto inaspettato, la loro nuova vita in Ticino. «Qui mi piace», dice Arsenii. «In estate ho fatto il bagno nel lago, mentre questo inverno sono andato a pattinare sul ghiaccio e sulle piste da sci. Lì, durante la settimana bianca, ho imparato a fare snowboard». Appare sereno, questo bambino dallo sguardo vivace, mentre elenca tutti i nomi dei suoi nuovi amici. Ci sono Leonardo, Federico e molti altri. «Qui a casa le porte sono sempre aperte», interviene la nonna. «È un andirivieni di bambini, ma anche di adulti». È così che lei sta imparando l’italiano. Grazie ai compleanni dei compagni di scuola di Arsenii, a cui vengono sempre invitate, e alle chiacchiere con i vicini di casa. «Nell’appartamento accanto al nostro abita una famiglia con bambini. La nonna è calabrese, molto espansiva e simpatica. Spesso ci scambiamo le ricette delle cucine dei nostri Paesi». La comunità di Vacallo, dicono, ha fatto molto per loro. Dagli aiuti materiali al supporto emotivo. «Li vedi questi mobili? Ci sono stati dati dal sindaco e dagli altri concittadini. Lo stesso vale per i vestiti. Tutti si sono sempre mostrati molto solidali», dice Iryna.

I compagni mi hanno accolto con disegni e parole in ucraino. Adesso so un po’ meglio l’italiano, non è così difficile da imparare
Arsenii

Nuove scoperte

Certo, la vita in questo piccolo Comune è diversa. «E di casa nostra, quella vera, ci manca tutto. Però stiamo bene, e i bambini sono felici. Non sono costretti a fare lezione nei bunker, con le sirene che suonano 5-6 volte al giorno. Qui c’è la normalità». Già. C’è Arsenii che continua con i corsi di nuoto, «così un giorno potrò diventare un campione», e la piccola Avhustina che sta crescendo imparando due lingue in un colpo solo. All’inizio, con i compagni di classe non si capivano molto, ammette lui. «Ma mi hanno accolto con disegni e parole in ucraino. Adesso so un po’ meglio l’italiano, che non è così difficile da imparare. Il francese è molto peggio con i suoi ‘‘bonjour, ça va’’». La scuola gli piace, soprattutto la matematica. «E la ginnastica, ovviamente», dice ridendo. «Qui però ci sono alcune cose diverse. Gli orari, ad esempio, e la ‘‘ricre’’. La si fa all’aperto, a Kiev invece si stava dentro». In Ticino, Arsenii ha anche scoperto la vera pizza. «Anche se quella barbecue - che ci spiega essere un miscuglio di carne, salsa, patatine fritte e funghi - rimane la mia preferita».

Arsenii, intento a colorare, insieme alla mamma, alla sorellina e alla nonna.
Arsenii, intento a colorare, insieme alla mamma, alla sorellina e alla nonna.

Il ricordo di casa

Non sanno ancora quanto resteranno qui. Sanno solo che non sarà per sempre. «Intendiamo tornare a casa, quando tutto sarà finito. Però chissà quanto tempo ci vorrà, dovremmo chiederlo a Putin e agli americani», sottolinea Iryna, che a soli 31 anni si è vista costretta a lasciare tutto per portare in salvo i suoi figli. «Non è facile essere qui da soli, senza mio marito», ammette. «Papà mi manca tantissimo», aggiunge Arsenii. «Sai, lui è molto alto e muscoloso. Insieme giocavamo sempre alla boxe: io tiravo i colpi e lui li parava». Si videochiamano spesso e il papà cerca quando può di mandare alcuni pacchi. «A Natale mi ha regalato questo motoscafo», dice Arsenii, mentre torna dalla camera saltellando con il giocattolo in mano. Mentre lui parla del padre, Iryna cerca di asciugare velocemente le lacrime, nel tentativo di non farsi vedere dal figlio. Cerca di essere forte, di non farlo preoccupare. «Anche per questo cerchiamo di non guardare mai le notizie al telegiornale con i bambini, per tutelarli». Ora che i suoi figli si stanno integrando, anche lei vorrebbe trovare un’occupazione. «Sono giurista di formazione, ma a Kiev avevo un negozio di telefoni e accessori. Adesso sto cercando di ottenere la certificazione di lingua inglese per potermi iscrivere a un Master in informatica. So che è un ambito in cui si trova lavoro». E con un’occupazione sicura, Iryna potrebbe sganciarsi dagli aiuti forniti dal Cantone. E finalmente provare anche lei a ricominciare.

Chi volesse approfondire può cliccare qui e guardare (dal minuto 25) il documentario dedicato ad Arsenii e alla sua famiglia andato in onda a Storie, su RSI. Il documentario è stato firmato dai registi Thomas Tattarletti e Heorhiy Honcharov.