«I nostri collaboratori ci esprimono solidarietà»

Da una parte c’è il presunto malessere segnalato da un gruppo di curanti fra i 250 collaboratori (quasi tutti residenti nelle Tre Valli e nessun frontaliere) delle tre case per la terza età dell’Istituto leventinese per anziani. Dall’altra ci sono i vertici del consorzio che si dicono sorpresi dai problemi sollevati attraverso una lettera anonima inviata loro a fine agosto. Nel mezzo ci sono i rappresentanti sindacali della VPOD e dell’OCST che a metà pomeriggio di giovedì si incontreranno con la direzione e la delegazione consortile nonché con la Commissione del personale per capire qual è davvero il clima che si respira alla Santa Croce di Faido, alla Elena Celio di Giornico e alla Prà Verde di Prato Leventina.
Chi osserva con attenzione l’evolversi della situazione sono il Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) e l’Ufficio del medico cantonale, pure loro destinatari della missiva non firmata. Da noi interpellato il DSS preferisce al momento non prendere posizione; lo farà, ci è stato spiegato, quando il Governo risponderà all’interpellanza inoltrata oggi dai granconsiglieri del Movimento per il socialismo Matteo Pronzini, Simona Arigoni ed Angelica Lepori. I quali sono tornati a chiedere, fra l’altro, una «riforma profonda» dell’attuale gestione ed organizzazione delle case anziani ticinesi «sia dal punto di vista organizzativo» sia da quello dei «criteri di qualità».
«Come istituto stiamo ricevendo attestati di solidarietà dai nostri collaboratori, i quali sono parimenti disgustati dai contenuti dello scritto anonimo. Personalmente sono sereno. Stiamo verificando i fatti e, inoltre, abbiamo trasmesso una presa di posizione e i dati che ci sono stati richiesti al medico cantonale Giorgio Merlani, il quale è perfettamente a conoscenza del personale alle nostre dipendenze e del carico di lavoro. Agiamo, insomma, nella massima trasparenza». Parla per la prima volta, da quando è scoppiato il bubbone, il direttore delle tre strutture Giulio Allidi. Basito pure lui, come la Delegazione consortile e la stragrande maggioranza dei curanti, dal tenore della lettera: «Sinceramente non ce l’aspettavamo. Ha creato inutili tensioni». Allidi è stato tirato in ballo dai deputati dell’MPS, in quanto è inoltre responsabile della qualità e della sicurezza in seno al comitato dell’Associazione dei direttori delle Case per anziani della Svizzera italiana (ADiCASI).
In sua difesa scende in campo Marzio Eusebio, presidente del Consorzio: «È una persona in gamba, squisita, alla quale non muovo nessuna critica. Non capisco questo gioco al linciaggio partito, ripeto, da una missiva anonima: chi l’ha firmata? In quanti? Invito davvero i tre granconsiglieri autori dell’interpellanza a venire a vedere come lavora il nostro personale curante e come badiamo ai 190 ospiti delle tre strutture. Non abbiamo nulla da nascondere».
