L’intervista

«I nostri dipendenti vorranno sempre più lavorare da casa»

Ivana Sambo, portavoce per il Ticino di Swisscom
Ivana Sambo, portavoce per il Ticino di Swisscom
Dario Campione
01.06.2021 06:00

Tra le imprese svizzere che più di altre hanno puntato sul telelavoro, anche prima che esplodesse la pandemia di coronavirus, c’è sicuramnte il colosso della telefonia Swisscom.

La portavoce - per il Canton Ticino - dell’azienda di comunicazione elvetica, Ivana Sambo, risponde così alle domande del Corriere del Ticino sull’argomento.

Signora Sambo, qual è allo stato attuale la percentuale dei dipendenti Swisscom che lavora a distanza?

«Al momento, circa l’85% dei collaboratori Swisscom è in telelavoro».

Qual era questa percentuale prima della pandemia?

«Tre quarti circa dei collaboratori sfruttava la possibilità di lavorare da remoto, con il cosiddetto smart working».

La pandemia ha funto da acceleratore del progetto di telelavoro o quest’ultimo sarebbe stato ugualmente messo in campo da Swisscom?

«In realtà, indipendentemente dal coronavirus, Swisscom promuove da anni l’home office e il lavoro da remoto. Già prima della pandemia la maggior parte dei nostri impiegati lavorava da casa. Modalità prevista espressamente nel nostro contratto collettivo di lavoro e nei regolamenti sul lavoro mobile. Anche per questo, come ho specificato prima, una gran parte dei nostri dipendenti, tre quarti circa, era già regolarmente in telelavoro o in lavoro mobile prima della pandemia di COVID-19».

Il telelavoro permette all’azienda di mantenere funzionalità ed efficienze simili o identiche a quelle garantite dalla presenza dei lavoratori in sede?

«Sì, l’esperienza passata, ma anche quella attuale, fatta in pieno lockdown, dimostra una efficienza simile; anzi, a tratti addirittura maggiore».

Quanto risparmia l’azienda con il telelavoro in termini, ad esempio, di gestione delle sedi - affitti, spese fisse, e così via?

«Difficile quantificare al momento. Noi adeguiamo regolarmente la nostra strategia di portafoglio immobiliare per soddisfare le mutevoli esigenze operative. È tuttavia presto per trarre conclusioni definitive sulle future esigenze. In generale, immaginiamo che i dipendenti vorranno sempre più lavorare da casa una volta finita la pandemia e stiamo quindi esaminando, nell’ambito di un progetto, quali adeguamenti saranno necessari per gli uffici, le infrastrutture e le strumentazoni».

Il telelavoro non è eccessivamente penalizzante quando si tratta di discutere e promuovere le decisioni di gruppo? O quando si tratta di “coinvolgere” i lavoratori?

«Lo scambio informale è molto importante per i lavoratori, è qualcosa che manca loro in questo periodo di telelavoro. Questo ci è stato anche chiaramente comunicato dai nostri dipendenti in un sondaggio interno. Quindi, siamo convinti che in futuro continuerà a esserci un mix tra presenza in ufficio e home office o lavoro da remoto».

Ma secondo lei, i dipendenti possono “credere” nell’azienda standone sempre “lontani”? Non sarebbe anche nell’interesse di Swisscom favorire lo spirito di comunità dei propri dipendenti?

«Certo, è un tema che va preso sul serio e affrontato; ecco perché siamo convinti che lo “stare sempre lontani” non sia la soluzione ideale. Come ho detto prima, ci dovrà sempre essere un mix tra il lavoro in azienda - e quindi lo scambio diretto di idee tra colleghe e colleghi - e il lavoro a distanza o “smart”».

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