Il caso

I «securini», la gestione «intimidatoria» e quell'audit secretato

Cosa succede al panificio della Coop di Castione? I sindacati sono sul piede di guerra - Ecco, in attesa della versione della cooperativa, quanto denunciano Unia ed Ocst
Da sinistra Chiara Landi, Patrick Mazza e Vincenzo Cicero. © CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
12.04.2024 14:41

Cosa succede al panificio della Coop di Castione? La Commissione del personale ha denunciato una situazione di «profondo malessere e disagio» tra i 74 collaboratori. I sindacati sono sul piede di guerra. Mentre attendiamo nelle prossime ore le risposte alle domande inoltrate via e-mail al primo operatore della grande distribuzione in Svizzera, così da avere come è doveroso anche la versione della cooperativa. Come sempre, verosimilmente, la verità sta nel mezzo. Quello che è certo è che mercoledì sono stati licenziati - «all’americana» e con «minacce neanche troppo velate», afferma Unia - tre dipendenti di lunga data di 53, 56 e 59 anni. A due impiegati è stato invece comunicato che verranno trasferiti altrove, senza però specificare dove. Il sito produttivo, inoltre, è controllato a vista da agenti di una ditta di sicurezza privata.

La situazione

Al di là di come stanno veramente le cose, non è normale affacciarsi alla finestra del proprio posto di lavoro e vedere dei «securini» all’entrata, su questo siamo tutti d’accordo. Non a caso i sindacati, oggi, hanno invitato la stampa proprio davanti al panificio. Per loro si è trattato di un ritorno, visto che già il 7 febbraio 2023 c’era stata un’azione di protesta che aveva coinvolto una quarantina di collaboratori. Si era raggiunta un’intesa nel giro di pochissime ore e senza conseguenze per l’approvvigionamento nei punti vendita. Coop ha in seguito adottato delle misure che, tuttavia, «hanno risolto solo in parte le problematiche relative all’organizzazione e alla pianificazione del lavoro», ha rilevato Vincenzo Cicero, responsabile del Settore industria in seno ad Unia.

A peggiorare, aggiunge quest’ultimo, è stata inoltre «la situazione a livello ambientale che è andata piuttosto velocemente degradandosi raggiungendo livelli insostenibili». Un modello di gestione - da parte dei responsabili della centrale - basato «sulla discriminazione, su comportamenti vessatori, irrispettosi ed intimidatori». Inutili, secondo Cicero, i tentativi di Unia di costruire un dialogo sia con la direzione locale sia con quella nazionale. Stando alla collega Chiara Landi, responsabile del Settore terziario per il sindacato, questo «regime di intimidazione è in vigore anche nelle filiali: vengono emessi a raffica degli ammonimenti».

L'Ispettorato del lavoro

A fine 2023 l’Ufficio dell’Ispettorato del lavoro è così «intervenuto con un audit sul clima di lavoro e sui processi di conduzione», svolgendo un sondaggio fra il personale contraddistinto da 40 domande. I risultati avrebbero dovuto essere illustrati, mercoledì scorso, dalla direzione nazionale di Coop. Sono invece stati presentati degli ulteriori provvedimenti che Unia definisce «inconsistenti, astratti ed imprecisi». E, come detto, si è proceduto a tre licenziamenti. «Chiediamo con forza ai vertici di ritornare sui loro passi e condividere senza indugi con le organizzazioni sindacali soluzioni più adeguate ed equilibrate. Nonostante le nostre proteste, sentita la Commissione del personale, ad oggi non abbiamo in mano nessun elemento che possa far luce sulla situazione rilevata dall’Ispettorato del lavoro», ha sottolineato Patrick Mazza dell’Ocst, delegato della Commissione paritetica nazionale di Coop.

Giornate di 11-12 ore?

Secondo Unia il clima di «grave malessere» è cominciato con l’arrivo del nuovo responsabile del panificio. Le problematiche denunciate un anno fa erano principalmente due. La prima riguardava la «pressione sui ritmi di produzione», considerando che il sito di Castione produce ogni anno oltre 2,6 milioni di chilogrammi di pane per tutta la Svizzera, e le «lacune» dal punto di vista organizzativo (giornate di 11-12 ore, sempre secondo il sindacato). Secondariamente il personale biasima, oggi come allora, «l’atteggiamento eccessivamente autoritario, discriminatorio ed aggressivo» da parte dei vertici dell’impianto.

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