I sogni di rinascita trovan casa a Casiroli

«Gli ultimi ad aver vissuto qui tutto l’anno sono il Mario, la Maria e il Bernardo. In estate i due uomini dormivano fuori sul fieno, mentre la Maria sul divano di una delle casupole. Lei dormiva lì anche d’inverno, ma in quel locale non c’era spazio per tutti così Bernardo dormiva in una stalla diroccata, mentre Mario su un asse di legno che appoggiava sul fuoco spento. Erano gli inizi degli anni Novanta».
Di aneddoti sull’agglomerato di Casiroli se ne potrebbero raccontare a migliaia. Quando incontriamo Reto Rossinelli, uno dei proprietari degli stabili ormai quasi tutti abbandonati che compongono il nucleo ubicato in alta Valle di Muggio, tra Scudellate e Roncapiano, lo comprendiamo in pochi secondi. Reto da bambino trascorreva le estati ad aiutare i nonni e i parenti che vivevano a Casiroli, tra animali e coltivazioni.
«Qui si coltivava anche il caffé»
E quando giungiamo sul posto, dopo una decina di minuti di cammino (Casiroli è accessibile solo a piedi, ndr) i ricordi di Reto sembrano moltiplicarsi. Ci mostra le case dove tra la fine dell’Ottocento e il Novecento si sono alternate generazioni di valligiani, il vecchio forno a legna per il pane, l’antica graa, le stalle, il pozzo per l’acqua piovana, i numerosi terrazzamenti usati per le coltivazioni (di mele ad esempio, ma «mia nonna diceva che in tempo di guerra qui si coltivava anche il caffè»), eccetera. Il nucleo di Casiroli è composto da 5 vecchie case (un paio delle quali sono ancora sporadicamente utilizzate) e oltre una ventina di altre costruzioni a scopo agricolo, svariate ormai diroccate. Il signor Reto ci mostra il piccolo locale dove dormiva Maria e il camino su cui veniva appoggiato l’asse che consentiva a Mario di riposare nelle notti invernali. Per terra ci sono delle vecchie pagine di giornale, sono del 18 agosto 1992. «Probabilmente è fino a quell’anno che i tre hanno vissuto qui». Il nostro interlocutore è molto affezionato al luogo. Mostrandoci la casa di sua proprietà elenca i nomi di tutti i parenti che hanno vissuto in questi locali, degli zii e dei nonni che hanno dormito nei vecchi letti abbandonati ormai da decenni. «Mia mamma è nata in questa casa», commenta.
Altri proprietari da coinvolgere
Gli edifici del nucleo di Casiroli appartengono a diverse persone, 5 o 6, ci spiega il nostro interlocutore. Riportarli all’antico splendore non sarà un’impresa semplice. Rossinelli però è determinato. Ispirato da quanto accaduto con il nucleo di Bordei, un paesino sperduto nelle Centovalli che è stato recuperato e valorizzato, anche con scopi sociali, è da oltre 5 anni che sta cercando di far rinascere Casiroli. E i suoi sforzi potrebbero essere giunti a un punto di svolta. Dopo aver contattato decine di associazioni che si occupano di reinserimento professionale ha ottenuto una risposta positiva. È quella di Casa Astra, a Mendrisio, che attraverso il suo responsabile Donato Di Blasi si è detta disposta a partecipare al recupero del nucleo con scopi sociali. L’idea è di convincere il maggior numero possibile di proprietari a mettere a disposizione i loro edifici e poi ristrutturarli con l’aiuto degli ospiti di Casa Astra. Ma l’obiettivo è anche sistemare le zone esterne, in particolare i terrazzamenti, per poter ricominciare a coltivare. «Di lavoro da fare non ne manca - sottolinea il nostro interlocutore - e una volta conclusi i lavori il progetto non finirebbe, perché l’idea è di tenere vivo il nucleo, sempre grazie all’aiuto degli ospiti di Casa Astra e di coloro che vorranno partecipare attivamente al progetto».
Reintegrare mentre si rivalorizza
Casa Astra si occupa di persone con problemi sociali, psichici, relazionali o anche solo amministrativi che temporaneamente non hanno modo di godere di un alloggio proprio. Da circa cinque anni ha sede in via Rinaldi a Mendrisio, in una struttura che può accogliere fino a 23 persone. Da tempo cerca di dare vita a progetti sul territorio che possano creare occasioni di lavoro e di formazione. Quello che potrebbe coinvolgere presto Casiroli è uno di questi. Il disegno è stato presentato al pubblico alcuni giorni fa da Donato Di Blasi, responsabile di Casa Astra. Il piccolo nucleo in alta Valle di Muggio, ha sottolineato, permette di rendere possibile un progetto di reintegrazione di alcune persone tramite delle attività sul nostro territorio. L’obiettivo è di far partecipare anche degli ospiti di Casa Astra al recupero dell’agglomerato - questo è il cuore dell’idea - per in seguito promuovere delle attività economiche ad esempio di tipo pastorale (in collaborazione con gli agricoltori locali) e di turismo montano sostenibile con eventualmente offerta di alloggio, valorizzazione delle attività etnografiche e agricole, tramite ad esempio il recupero dei terrazzamenti (creando orti e giardini botanici).