I tradimenti, l'amante in casa e la decisione di uccidere

Ha sopportato a lungo, incapace di staccarsi dalla moglie, dall’amore della sua vita. Poi il soggiorno a casa loro dell’amante della donna (e non era il primo) ha decretato il punto di non ritorno. Quindi la scelta di uccidere la donna nel loro appartamento in via degli Albrici a Chiasso. Ma di chi è stata questa decisione?
L’omicidio dell’11 settembre 2024 è approdato oggi in aula penale di fronte alla Corte delle assise criminali presieduta da Amos Pagnamenta. Alla sbarra due fratelli dello Sri Lanka, uno di 45 anni marito e l’altro fratello 50.enne della vittima. La decisione di uccidere sarebbe stata proprio di quest’ultimo e sarebbe giunta - ha spiegato il marito in aula - durante il soggiorno dell’amante a casa loro, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 2024. Sua come molte delle decisioni prese prima, durante e dopo l'aggressione che ha portato alla morte della donna di 40 anni. La mente di tutto sarebbe quindi stata il fratello, che avrebbe anche soffocato con le proprie mani la donna, mentre il marito le teneva i piedi per evitare che si dimenasse. Questa è almeno la versione della storia del 45.enne, una versione da cui ha preso distanza l'altro imputato (ci torneremo tra poco).
In un primo momento l’idea del cognato era di parlare con la donna, per convincerla a rinunciare alla relazione extra coniugale e rimettersi con il marito, ha spiegato quest'ultimo durante l'interrogatorio. L’arrivo a Chiasso dell’amante ha però portato a un drastico cambio di strategia: “Mio fratello mi ha detto che ormai era inutile parlare, bisognava uccidere, e io ho acconsentito”. Il marito ha spiegato di sapere che la moglie lo tradisse con altri uomini, "ma dopo chiedeva scusa e tornava sempre con me, allora io la perdonavo". "Ma a lei andava bene che l'amante soggiornasse da voi?", lo ha incalzato Pagnamenta. "Stavo vivendo una vita inutile. Facevo tutto per mia figlia" è stata la replica.
Poi la pianificazione dell’uccisione, tramite soffocamento per inscenare un malore a letto, e sul comportamento da attuare dopo la morte per sviare i sospetti. Tutte azioni che per l’accusa configurano il reato di assassinio (subordinatamente di omicidio intenzionale).
Ben diversa però la narrazione del cognato, per cui il 45.enne gli avrebbe chiesto di recarsi a Chiasso per parlare con la donna e risolvere la situazione con il dialogo. Però di parlare non c'è stata occasione: "Entrato in casa mi sono seduto sul divano e gli ho detto di svegliare sua moglie. Dopo 15 minuti è tornato con un sacchetto, una foto e un paio di guanti. Gli ho chiesto cosa erano e lui mi ha detto che aveva ucciso la moglie". Molte però le contraddizioni dell'uomo, come gli ha fatto notare più volte Pagnamenta. "Mi sono dimenticato", ha risposto il 50.enne altrettante volte per provare a difendersi.
La procuratrice pubblica Chiara Buzzi e le avvocatesse della difesa devono ancora prendere la parola. La prima parlerà oggi, le difese verosimilmente domani.
