Ticino

I Verdi presentano la ricetta «per finanze più sostenibili»

Il partito, tramite un pacchetto di atti parlamentari, ha illustrato il suo punto di vista sui conti cantonali e proposto diverse misure per correggere la rotta: dall’aumento dell’imposta sulla sostanza a un allentamento del «freno» ai disavanzi
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
10.12.2025 19:12

«Finalmente un Ticino equo e sostenibile: correggere gli errori del passato per promuovere una politica finanziaria lungimirante». È racchiuso in questa frase – come affermato dal co-coordinatore Marco Noi – l’orientamento dei Verdi in merito al futuro dei conti cantonali ticinesi. Il partito, a una settimana dalla discussione in Gran Consiglio sul Preventivo 2026, ha voluto illustrare il proprio punto di vista sulle finanze del Cantone. Ma lo ha fatto, ha rilevato ancora Noi, «cercando di andare al di là del preventivo annuale», guardando dunque «dal corto al lungo termine». E presentando, concretamente, una serie di atti parlamentari (qui trovate tutti i documenti) per cercare di correggere la rotta e promuovere, appunto, una gestione dei conti più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

La premessa

Prima di entrare nel «vivo» delle proposte, però, gli ecologisti sono partiti da un’analisi dei già citati «errori del passato». Ossia, della politica «dei tagli alla spesa» che ha contraddistinto gli ultimi anni. Noi ha infatti criticato «la narrativa del centro-destra secondo cui il ‘‘Ticino spende troppo’’». Al contrario, ha rilevato il co-coordinatore, «come recentemente spiegato dal professor Soguel alla Commissione gestione e finanze e come poi confermato ai media dal presidente del Governo Norman Gobbi la spesa pubblica è gestita in maniera adeguata». Il vero problema, ha rilevato Noi, «è sul fronte delle entrate», in particolare per via dei mancati introiti dalla Confederazione e dalla perequazione intercantonale. La narrativa «della spesa che esplode», ha chiosato Noi, «ha portato a scelte politiche sbagliate». Tutto ciò, ha quindi rilevato la deputata Nara Valsangiacomo, in un contesto economico e sociale, quello ticinese, già di per sé più precario rispetto ad altre realtà del Paese. Dove fenomeni come il dumping salariale e il mancato intervento politico hanno prodotto economie a basso valore aggiunto. Ma anche dove i salari sono più bassi rispetto al resto della Svizzera e dove è presente un’importante concentrazione della ricchezza. Elementi che hanno portato i Verdi a presentare una serie di misure che vanno «alla fonte» del problema. Ossia che mirano a ridistribuire la ricchezza. Ciò, ha spiegato la deputata, «per garantire uno Stato che possa adempiere ai propri compiti», sia sul fronte sociale che su quello del cambiamento climatico.

La proposte nel dettaglio

Le misure sono state presentate dal capogruppo Matteo Buzzi, il quale ha messo l’accento sull’importanza di «riequilibrare a medio termine le finanze per proteggere le persone fragili, il ceto medio e i Comuni». Ciò, al contempo, «evitando tagli draconiani e con l’obiettivo di ricostruire un sistema economico e fiscale più equo e funzionale alla transizione ecologica».

Concretamente, il piano dei Verdi prevede tre assi: maggiori entrate per 570 milioni di franchi; risparmi per circa 130 milioni (tramite la digitalizzazione, riorganizzazioni mirate nei Dipartimenti e la riduzione degli investimenti per le strade); maggiori investimenti per 150 milioni, fino al 2040, da dedicare alla transizione energetica, all’adattamento ai cambiamenti climatici e al potenziamento del trasporto pubblico.

Ma vediamo, ancor più nel dettaglio, le proposte sul fronte delle entrate. Una misura, proposta tramite un’iniziativa parlamentare, prevede di modificare le attuali aliquote fiscali sulla sostanza per renderle più progressive. Al contempo, però, per proteggere il ceto medio, si chiede di ridurre leggermente le classi di sostanza inferiori e di aumentare la franchigia (esente dall’imposta) da 200 mila franchi a 400 mila franchi.

Un’altra iniziativa, poi, chiede di intervenire sul meccanismo del freno ai disavanzi per renderlo meno stringente, aumentando la soglia del disavanzo d’esercizio (dal 4% al 5% dei ricavi correnti) a partire dalla quale «scatta» il vincolo posto dalla legge. Oltre a ciò, si propone pure di escludere gli ammortamenti ordinari e gli oneri finanziari degli investimenti dal meccanismo per proteggere «la leva virtuosa che gli investimenti hanno per l’economia».

Nel «pacchetto» di misure dei Verdi, oltre a un’interrogazione che mira a fare il punto sulla situazione finanziaria del Cantone, sono poi presenti anche due mozioni. La prima chiede di intervenire sulle stime immobiliari per adeguarle ai valori di mercato (75%) senza attendere 10 anni per la prossima revisione generale, mentre la seconda chiede di intervenire sulle aliquote dell’imposta sul reddito per, anche in questo caso, renderle più progressive. E, più nel dettaglio, per aumentare di 3 punti percentuali le aliquote a partire da un reddito imponibile di 114.000 franchi per le persone sole e da 227.900 per i coniugati e pure di aumentare la categoria massima a 2,4 milioni. Con questa misura, ha spiegato la co-coordinatrice Samantha Bourgoin, «chiediamo a chi non è in affanno di di fare la propria parte». Detto altrimenti: «Chiediamo a chi ha uno stradivari di suonare con maggiore brio».

Tutte queste maggiori entrate consentiranno pure di coprire i maggiori oneri che, per il Cantone, si stagliano all’orizzonte, come le iniziative sui premi di cassa malati e la riforma EFAS, solo per citare qualche esempio. Ma soprattutto, hanno evidenziato gli ecologisti in conferenza stampa, permetteranno «una politica che unisca giustizia sociale, sostenibilità finanziaria e dia una risposta alla crisi climatica rilanciando il Cantone».