Ignazio Cassis: «Le relazioni con l'Italia? Fatti molti passi avanti»

Uno scambio di informazioni su vari dossier politici, a partire dalle relazioni con l’Italia passando dalla presenza italofona nell’amministrazione federale, fino ad arrivare ai colloqui esplorativi con l’Unione europea e alla pressione migratoria al confine Sud. È stata una mattinata di aggiornamento su vari temi quella fra Ignazio Cassis, responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e il Governo ticinese. Un incontro servito anche a tracciare un bilancio della «legislatura più difficile dalla Seconda guerra mondiale», per dirla con il consigliere federale. Pandemia, ritorno della guerra in Europa, aumento dei prezzi e la vicenda Credit Suisse hanno infatti influito sugli ultimi anni. Eppure, ha dichiarato Cassis a Palazzo delle Orsoline, «sono stati compiuti numerosi passi avanti». In particolare, ha sottolineato il «ministro» degli Esteri, nelle relazioni con l’Italia. «Abbiamo firmato una decina di accordi rilevanti, come l’eliminazione della Svizzera dall’ultima lista nera in materia di tassazione delle persone fisiche, oppure ancora l’accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri entrato in vigore la scorsa estate». Insomma, per Cassis ora «c’è la consapevolezza sia delle relazioni con l’Italia, sia della necessità di coinvolgere maggiormente i Cantoni di frontiera, come il Ticino». Rimangono ancora delle questioni aperte, tuttavia «l’approccio non è mai stato così costruttivo e dinamico». Per quanto riguarda la promozione dell’italianità in Svizzera, il consigliere federale ha espresso soddisfazione per gli incontri diplomatici che si sono svolti in Ticino negli ultimi anni. «Incontri che hanno dato al nostro territorio un rilievo nazionale e una risonanza globale». Impegni non da poco per Cantone e Comuni, «ma che rappresentano un investimento per l’immagine del Ticino. La Svizzera è forte se sa trarre beneficio dalla pluralità di lingue e culture che la contraddistinguono».
Un’immagine vecchia
Da parte sua, il presidente del Consiglio di Stato Raffaele De Rosa ha evidenziato come il Ticino «abbia moltissime competenze». Non deve dunque passare quell’immagine un po’ vecchia «di un Cantone che fa delle proposte in stile Calimero. Non fa parte dell’atteggiamento dell’attuale Governo: sui temi che ci toccano da vicino abbiamo sempre argomentato e, nella maggior parte dei casi, ottenuto risultati». De Rosa ha ricordato i recenti incontri con altri consiglieri federali, come Karin Keller-Sutter. «Inoltre, ci troveremo prossimamente con Albert Rösti, mentre in autunno Elisabeth Baume-Schneider verrà in visita». Il consigliere di Stato ha ammesso che alcuni temi non hanno ancora trovato una soluzione, come ad esempio l’accesso ai mercati finanziari o la questione migratoria. «I flussi migratori si sono riorientati negli ultimi mesi, dal nostro punto di vista è necessario sensibilizzare le autorità federali su quanto il Ticino sta facendo e sull’onere finanziario che sta sopportando. Per questo chiediamo un maggior contributo da parte della Confederazione».
Novità entro fine anno
Durante l’incontro fra Cassis e il Governo è stato inoltre aggiornato lo stato dei lavori sui colloqui esplorativi con l’Unione europea. Un dossier «caldo» a livello federale, e che ha visto negli scorsi mesi un cambiamento alla testa della Segreteria di Stato con il passaggio di consegne tra Livia Leu e Alexandre Fasel. «Il Governo ha deciso di fare dei colloqui esplorativi con l’UE in vista di un nuovo mandato negoziale visto che l’accordo quadro non esiste più», ha rilevato Cassis. «C’è la volontà di entrare nel merito di un nuovo tipo di accordo, con un approccio a pacchetto, portato avanti su due binari: stabilizzare le relazioni con l’UE e svilupparle ulteriormente, ovvero arrivare ad accordi sull’elettricità, sulle derrate alimentari, sulla salute e sulla cooperazione in ambito accademico, come Horizon Europe». Per arrivare a questi sviluppi, ha ricordato ancora il consigliere federale, «bisogna però stabilizzare il bilaterale 1, nel quale integriamo la risposta alle domande istituzionali. Quando tutto sarà in equilibrio, il Governo sarà d’accordo di dare un mandato negoziale. Siamo abbastanza vicini all’obiettivo nei colloqui esplorativi, che permettono di capire se vi è una base di partenza. Se la base c’è, ci si darà un nuovo mandato, altrimenti no. Al momento c’è cauto ottimismo. Entro fine anno il Governo farà una valutazione dei colloqui e deciderà se dare un mandato negoziale».