Il dibattito

Il benessere mentale, un investimento prezioso

Si tiene in questi giorni al Campus Est di USI/SUPSI la conferenza annuale della Società svizzera di salute pubblica - L’importanza della prevenzione a largo raggio e la convergenza fra diverse discipline al centro degli interventi - Azioni mirate e coordinate portano anche a una riduzione di costi
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Giancarlo Dillena
Giancarlo Dillena
11.09.2025 06:00

Secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, la salute mentale è «uno stato di benessere nel quale una persona può realizzarsi, superare le tensioni della vita quotidiana, svolgere un lavoro produttivo e contribuire alla vita della propria comunità». Non solo, quindi, l’assenza di una malattia e dei suoi sintomi, ma una condizione che permette, oltre che di «sentirsi bene», di stabilire relazioni, sviluppare capacità, contribuire al benessere collettivo. Un impatto globale che chiede un approccio globale, dunque. Da qui la scelta della Società svizzera di salute pubblica di dedicare al tema la sua conferenza annuale, che si tiene in questi giorni al Campus Est di USI/SUPSI a Lugano (per la prima volta al sud delle Alpi e con una partecipazione da record: più di 300 gli iscritti).

In chiave di salute pubblica, ha evidenziato nel suo intervento introduttivo il prof. Emiliano Albanese, direttore dell’ISP all’USI, si tratta di promuovere la salute mentale attraverso una prevenzione a largo raggio, che comprenda non solo i gruppi e le persone a rischio, ma l’insieme della popolazione, all’insegna di un «cambiamento di paradigma» che favorisca le convergenze fra le diverse discipline (neuroscienze, genetica, scienze comportamentali) e nel contempo «l’equità nella riduzione dei rischi». Quest’ultimo aspetto è rilevante poiché il beneficio collettivo ne viene rafforzato. In termini di riduzione dei costi delle cure ma anche e soprattutto di sviluppo del potenziale di coloro che compongono la società e la alimentano con il loro contributo. Il benessere mentale significa infatti anche maggiore produttività, per cui quanto si fa in questo ambito costituisce un investimento prezioso. Che va sostenuto: «In questo siamo tutti Paesi in via di sviluppo» ha sottolineato Albanese.

Le conseguenze

Ma che cosa vuol dire convergenza, in termini di ricerca e di orientamento degli interventi? Ne ha dato alcuni esempi il prof. Mauricio Avendano (UNI Losanna). Se in un Paese la scolarizzazione dei più giovani viene prolungata, l’età di pensionamento è ritardata, il supporto allo studio viene sviluppato in forme di auto-aiuto, ciò ha ricadute sulla salute mentale delle persone. Dall’approfondimento di questi casi possiamo verificare come scelte non concepite in relazione alla salute mentale possano avere conseguenze importanti anche in questo ambito e che vanno dunque considerate con rinnovata attenzione. Nel pomeriggio il prof. Luca Crivelli (docente SUPSI e direttore della Swiss Public Health School) ha sviluppato il tema «Felicità, salute e ricchezza mentale», evidenziando come l’allargamento del concetto di ricchezza oltre gli aspetti meramente materiali permetta di meglio comprendere i fattori che concorrono al benessere complessivo di individui e collettività. Tant’è che esistono oggi indicatori di «ricchezza mentale» e di «felicità» che cercano di integrare e misurare le diverse componenti del vissuto, comprese quelle emozionali, esperienziali e relazionali. Su queste basi possiamo parlare di una «scienza della felicità», che permette di definire e possibilmente gestire i fattori che la determinano? Di certo sappiamo che la malattia psichica, più in generale la perdita della condizione di salute mentale, producono gravi ricadute negative, con conseguenze importanti anche sul piano economico. Da qui la conclusione di Crivelli: la prevenzione e la cura dei disturbi mentali, contribuendo a ridurne l’impatto, sono positive ed efficaci anche in termini di costi.

Una soluzione molto elvetica

I lavori proseguono oggi con ulteriori relazioni e workshop in gruppi ridotti su un ricco ventaglio di argomenti specifici ed esperienze pratiche. Un aspetto da sottolineare: ogni relatore ha potuto esprimersi nella propria lingua o in inglese (con traduzione simultanea per italiano, tedesco e francese). Una soluzione molto elvetica, che fa onore alla Società organizzatrice e fa sicuramente piacere a quanti sono convinti che il plurilinguismo faccia bene alla mente. Del resto la Svizzera, non a caso, è in ottima posizione nella graduatoria internazionale dei Paesi più felici.