Il busto di Dante che sparì dal Liceo di Lugano

Il bronzo – si sa – è composto da rame e stagno, quest’ultimo in una proporzione che varia a seconda dell’uso che si vuol fare della lega metallica. La temperatura di fusione del bronzo va dagli 880 ai 1.020 gradi, a dipendenza della percentuale di stagno utilizzata. La chimica oltre alla fusione, ossia il passaggio dallo stato solido a quello liquido, contempla anche la sublimazione. È la transizione diretta di una determinata sostanza o materia, a un tot di gradi Celsius, dalla forma solida a quella aeriforme o gassosa che dir si voglia. Cosa che dalla sera alla mattina, nei mesi a cavallo tra la fine degli Anni ’70 e l’inizio degli ’80 dello scorso secolo, capitò al bronzeo busto di Dante Alighieri che a Lugano adorna l’androne del Liceo cantonale.
L’opera che ritrae il Sommo Poeta sublimò, nel senso che sparì, scomparve proprio, lasciando vuota la nicchia dove era stata posta nel 1921 per commemorare il seicentesimo anniversario della morte di colui che scrisse la Divina Commedia, come volle l’allora rettore del Liceo Francesco Chiesa, insegnante e a sua volta poeta. Qualche allievo, volgendo gli occhi verso la nicchia vuota, sicuramente avrà anche tirato un sospiro di sollievo, non dovendosi più sottoporre al severissimo sguardo di quel busto ormai uccel di bosco. Per la cronaca, il busto venne sottratto da un drappello di liceali e successivamente fu ritrovato nella Cattedrale di San Lorenzo, a qualche centinaio di metri in linea d’aria dalla sua dimora al numero 4 di viale Carlo Cattaneo, dove si trova tuttora. Ma quale è la genesi del busto di Dante che troneggia al Liceo 1?
Ebbene, è una replica fedele del busto in gesso con cui rappresentò il Sommo Poeta il celebre scultore ticinese Vincenzo Vela, nato il 3 maggio del 1820 a Ligornetto, dove morì il 3 ottobre del 1891 e la cui casa è diventata un museo a lui dedicato. «Il modello esecutivo in gesso di Vincenzo Vela risale al 1857, quando lo scultore si trovava a Torino, dove l’artista giunse nel 1853 da Milano per insegnare all’Accademia Albertina», spiega Gianna Mina, direttrice del Museo Vincenzo Vela, che aggiunge: «Una replica in marmo del medesimo busto di Torino il Vela la regalò poi nel 1879 alla Città di Lugano in segno di riconoscenza dopo che le autorità l’avevano insignito della cittadinanza onoraria. Questa replica trovò casa a Palazzo Civico, mentre un’ulteriore versione, risalente al 1888 e di cui la destinazione originaria non è conosciuta, è entrata a far parte della collezione del Museo d’arte della Svizzera italiana, sempre a Lugano».
«Una statua a figura intera di Dante, accompagnata da quella dedicata al pittore Giotto, adorna anche l’entrata della villa-museo di Ligornetto, quale segno che Vincenzo Vela riconosceva la propria arte appartenente alla grande tradizione della cultura italiana, lui che la fortuna critica se la guadagnò nel nascente Regno d’Italia», annota in conclusione Gianna Mina.
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