Assise criminali

«Il carcere mi ha cambiato», ma il difficile arriva adesso

Inflitti 36 mesi di carcere, 24 dei quali sospesi per quattro anni, a un giovane italiano che aveva picchiato, schiaffeggiato ed estorto soldi e gioielli ad alcuni minorenni – Ha ammesso tutti i fatti e promesso di cambiare vita – Non verrà espulso poichè caso di rigore, «ma non è una cambiale in bianco»
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
17.09.2024 16:31

«Grazie al carcere ho iniziato a riflettere sul tipo di vita che voglio. E ho capito di aver sbagliato». È apparso pentito e intenzionato a rigare dritto il 20.enne italiano, ma originario del Nordafrica, comparso questa mattina alla sbarra con ben undici capi di accusa a suo carico.

Tra i principali reati contestatigli dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis (che ha ereditato l’incarto dall’ex collega Pamela Pedretti) troviamo aggressione, estorsione aggravata, lesioni semplici e svariati episodi di droga. Fatti che l’imputato, difeso dall’avvocato Arturo Garzoni, ha integralmente ammesso, compreso un episodio di lesioni riconosciuto proprio in aula. Accusa e difesa hanno quindi trovato un accordo sulla pena (36 mesi, 24 dei quali sospesi per un periodo di prova di quattro anni oltre che il pagamento di una multa e l’obbligo di seguire un trattamento psichiatrico.

Le botte sul bus

L’episodio più grave è avvenuto verso la mezzanotte del 3 giugno scorso in pensilina a Lugano. Insieme al fratello, minorenne all’epoca dei fatti, l’imputato aveva brutalmente aggredito un 18.enne a bordo di un bus. Il malcapitato era stato colpito con una testata e svariati pugni al volto sia all’interno che all’esterno del mezzo pubblico.

Oltre a questa aggressione, il giovane aveva colpito al volto con delle sberle anche altri due minorenni, il 12 luglio 2023 a Balerna e l’11 ottobre vicino alla stazione FFS di Chiasso (il fatto ammesso oggi in aula, ndr), che avevano dei debiti con lui. Di qui l’accusa di ripetute lesioni semplici. Sullo sfondo una vicenda di spaccio di hashish, con l’imputato che aveva estorto denaro e gioielli ai due minorenni e a un terzo giovanissimo. A loro, l’uomo dava la colpa per un sequestro operato dalla Polizia dopo che uno dei tre aveva fatto il suo nome agli agenti.

Il percorso terapeutico

Il suo è stato «un atteggiamento da capetto di un gruppo di sbandati», lo ha ammonito il presidente della Corte delle assise criminali, Mauro Ermani, durante l’interrogatorio. Pur confermando la proposta di pena, il giudice gli ha ricordato che «il difficile viene adesso. Ha iniziato un percorso terapeutico e lo deve portare a termine». Al giovane è stato riconosciuto il caso di rigore, ma «non è una cambiale in bianco», gli ha ricordato Ermani. In ogni caso, per la Corte (a latere i giudici Luca Zorzi e Chiara Ferroni) «l’imputato è apparso una persona diversa da quella che ci ha consegnato l’atto d’accusa». «Voglio cambiare vita», ha assicurato il giovane, il quale ha promesso di stare lontano dalle cattive compagnie così come dai ragazzi che aveva aggredito. Avendo già scontato 11 mesi tra carcere preventivo ed espiazione anticipata della pena, il 20.enne verrà scarcerato il mese prossimo. Poi, come detto, inizia il difficile.

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