Il Care Team, una carezza fra le macerie della Vallemaggia

Massimo Binsacca non è ancora salito lassù. Nei luoghi del disastro. Dove la natura ha liberato la sua forza bruta. Distruggendo ponti. Case. Vite, anche. «Lo hanno fatto i miei collaboratori» afferma il caposervizio e coordinatore del Care Team, servizio che offre, nell’immediato, sostegno psicosociale a chi – famigliari o persone coinvolte – assiste a eventi potenzialmente traumatici come catastrofi, morti improvvise o incidenti gravi.
Signor
Binsacca, riavvolgiamo il nastro: quando siete stati allertati per entrare in
servizio?
«Verso le 5 di domenica mattina, grosso modo. I primi collaboratori sono saliti
in zona Ronchini. Dove, per intenderci, sono arrivati gli
sfollati del torneo di Peccia. Ecco, loro sono state le prime persone che
abbiamo accolto. In seguito, abbiamo organizzato dei presidi a Prato Sornico,
Fusio e Piano di Peccia. Una volta che si è sparsa la voce, diciamo, le
richieste sul territorio sono fioccate».
Il Care Team impiega
militi della Protezione civile. In questo senso, e considerando le richieste, disponete
di abbastanza persone per fornire supporto?
«In linea di massima, cerchiamo di soddisfare tutte le richieste che riceviamo.
Detto questo, il Care Team riceve supporto altresì dai professionisti della
Polizia cantonale. Tradotto: ci sono elementi formati che possiamo utilizzare.
Solitamente, queste persone lavorano con gli agenti ma possono tranquillamente
essere trasferite a supporto della popolazione. Di risorse, al momento, ne
abbiamo. Finora, volendo fornire una cifra, abbiamo fatto ruotare una ventina
di caregiver».
Il contesto
in cui state operando, evidentemente, è delicato e complicato. Tant’è che siete
chiamati ad aiutare anche pompieri, poliziotti e operatori.
«La priorità, di principio, è data alle famiglie che hanno perso qualcuno o
stanno aspettando di sapere dove si trovano i loro cari. Ma anche altre persone
ci stanno contattando, o perché hanno assistito con i loro occhi alla furia
degli elementi o perché, ad esempio, non hanno più una casa».


E quali
parole usate?
«Tutte queste persone hanno vissuto esperienze simili e diverse. Lo stesso
dicasi per le forze di intervento. Con loro abbiamo pianificato alcuni momenti
di debriefing e riflessione. In particolare, con i pompieri della
Lavizzara. L’importante, per noi, è ascoltare. E favorire il dialogo.
Raccogliere le emozioni, che possono essere tante e disparate. L’importante,
ancora, è far capire che simili sensazioni sono normali e naturali».
Quando
finisce il lavoro di un caregiver? Riformuliamo: si può uscire, davvero,
da un trauma come questo?
«Noi monitoriamo tutte le persone con cui ci interfacciamo. Se il livello di
stress perdura, se dopo quattro settimane di fila una persona ancora non riesce
a prendere sonno, allora la invitiamo a prendere contatto con una struttura
ancora più specializzata. Al contrario, se la persona vittima di un trauma
entra in una cosiddetta fase ondivaga, con alti e bassi diciamo, significa che
sta elaborando correttamente quanto accaduto e che si trova sulla strada giusta
per risollevarsi».
Quanto
prevedete di rimanere a contatto con questa tragedia e con la gente che l’ha subita?
«Innanzitutto, è bene sottolineare che il Care Team dispone comunque di un
elemento di picchetto per altre emergenze o per la quotidianità. Se dovessero
avere bisogno di noi altrove, insomma, possiamo intervenire. Fatta questa
premessa, generalmente il Care Team viene impiegato per una settimana circa.
Questa, però, è una situazione straordinaria. Rimarremo per una decina di
giorni, almeno. E poi si vedrà. Niente ci impedisce, un domani, di organizzare
dei momenti di supporto in collaborazione con altri servizi della rete».
Il Care Team
era stato attivato anche in Mesolcina. Che esperienza è stata, quella?
«È impossibile fare paragoni, sebbene la situazione attuale in Vallemaggia sia ancora
più devastante rispetto a ciò che avevamo trovato in Mesolcina. Qui parliamo di
una tragedia che ha toccato due valli e che, fra tutto, ha coinvolto migliaia
di persone. Anche in Mesolcina, purtroppo, abbiamo pianto delle vittime. Il
punto, tornando alla Vallemaggia, è che non c’è ancora un quadro completo della
situazione. Ci sono diversi dispersi, sotto le macerie potrebbero trovarsi
altre persone. Purtroppo, la Vallemaggia sta presentando delle criticità più
ampie».