Il carro attrezzi per i «precisetti» elvetici: «Nessun antagonismo, l'esempio è proprio la Svizzera»
Le auto con targa svizzera posteggiate in maniera - diciamo così - «creativa» tornano nell'occhio del ciclone. Se su Facebook da anni la pagina «Svizzeri che in Italia sfanculano il Codice della Strada» diffonde foto e articoli sulle prodezze oltre confine degli automobilisti che guidano vetture immatricolate nella Confederazione, sempre sul social di Zuckerberg negli scorsi giorni è esplosa la polemica. A sganciare la bomba è stato il consigliere comunale di Como Alessandro Rapinese, in corsa alle elezioni amministrative del 12 giugno per la lista «Rapinese Sindaco». L'aspirante primo cittadino lariano ha promesso un giro di vite per l'odiosa pratica del parcheggio selvaggio, con mancato pagamento della conseguente multa, che vede spesso protagoniste vetture con targa elvetica: «Appena sarò sindaco, per gli amici svizzeri che parcheggiano dove gli pare e poi, complici le difficoltà legali, non pagano mai le multe, avrò, come i buoni amici meritano, un occhio di riguardo: un carro attrezzi loro dedicato. Quando avranno pagato la multa, e la rimozione, i precisetti elvetici potranno tornare a casa serenamente. Per un amico si fa questo ed altro», ha scritto Rapinese. Una proposta fattibile? E quante sono le sanzioni non pagate? Ne abbiamo parlato proprio con il candidato sindaco.
La Svizzera è un modello a cui ambire
Il post di Rapinese ha ovviamente fatto storcere il naso in Ticino, perché sembra voler puntare il dito unicamente contro i «precisetti» elvetici. C'è dunque dell'antagonismo? Il candidato sindaco tiene a precisare: «Faccio una premessa: io son un fan della Svizzera. Tutti i documenti importanti del consiglio comunale li conservo in una cartella rossocrociata per ricordarmi di essere preciso. Inoltre sono un ciclista e la mia maglia preferita è quella della nazionale elvetica: se vedete girare in Italia uno con la maglia svizzera, probabilmente sono io. La cosa mi ha anche procurato qualche critica. Non c’è alcun antagonismo, per me la Svizzera è un esempio e un modello al quale ambire. Detto questo, il discorso è legato alle normative: l’80% delle sanzioni ad automobilisti con targhe elvetiche non viene pagato». Rapinese aggiunge: «Noi abbiamo difficoltà legali con le ganasce, quindi mi è venuta l’idea del carro attrezzi, che nasce proprio sul modello della rigidità svizzera. È una proposta fattibile al 100% e sarà fatta, con l’adeguamento della cartellonistica». Il consigliere comunale comasco sottolinea: «Il carro attrezzi non sarà dedicato unicamente agli svizzeri, però chiaramente le auto con targhe rossocrociate avranno la priorità: questo perché quando un italiano compie un'infrazione, lo spettro della multa lo insegue fino all’ultimo dei suoi giorni, mentre con gli svizzeri non si riesce quasi mai a riscuotere».
Oltre 300 mila euro di multe non pagate
Dati alla mano, nelle casse comasche entra una miseria rispetto a quanto dovuto: nel 2020, anno pandemico, sono venuti a mancare oltre 300 mila euro di incassi legati alle sanzioni inflitte ad automobilisti con targa svizzera. Alessandro Rapinese commenta: «Le autorità hanno cercato di applicare svariati modelli nei confronti di chi non vuole pagare e l’ultimo, finanziato direttamente dal Comune di Como, è stato comunque un bagno di sangue: il riscosso è stato solo del 20% circa. Si sta cercando di affinare la questione, ma la verità è che chi vuole pagare il verbale, lo paga senza difficoltà. Le ultime cifre parlano di 300 mila euro evasi, ma probabilmente sono ben più alte, perché con la pandemia ci si è mossi di meno».
Italiani alla guida di auto con targa svizzera
La questione, come detto, ha fatto particolarmente rumore e non è mancato l'inevitabile ragionamento: «Targa svizzera non significa automobilista svizzero». E, in questo senso, la replica del consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri è arrivata con puntualità millimetrica: «Sarebbe interessante vedere il passaporto di questi “parcheggiatori selvaggi”: c’è come il sospetto che di svizzero abbiano solo la targa, e che siano a grande maggioranza connazionali dell’aspirante sindaco di Como. Alla cortesia del carro attrezzi dedicato si può rispondere piazzando in permanenza dei radar nei pressi dei valichi. Poi vediamo chi si diverte di più». Rapinese cosa ne pensa? «Io adoro gli svizzeri e li prendo a modello, tant’è che questa iniziativa è la conseguenza dell’aver visto la qualità elvetica. Il signor Lorenzo Quadri invece mi sembra che abbia delle questioni tutt’altro che simpatiche con gli italiani. Non vedo alcuna differenza tra italiani e svizzeri: se c’è un modello di integrazione e di pace è proprio quello tra le nostre due Nazioni, che reputo invidiabile e raro in tutto il mondo». Il consigliere comunale poi aggiunge: «Sulle multe agli svizzeri, non riusciamo ad essere così persuasivi come con gli italiani e dunque ho semplicemente proposto una soluzione. Non ho nessun giudizio da esprimere sugli svizzeri, le loro qualità sono evidenti e parlare di un mio antagonismo sarebbe un grave errore. Credo però che allo stesso modo si dovrebbero spendere delle parole per esaltare le qualità dei lavoratori italiani, che sono molto bravi e richiesti nelle aziende elvetiche. Non c’è nessun motivo di fomentare separazione e odio», evidenzia Alessandro Rapinese.
Svizzeri che guidano in Italia: i consigli del TCS
Se alcuni automobilisti che guidano vetture con targhe svizzere tendono a farei furbetti una volta oltre confine, cerchiamo di capire quali sono i rischi e le criticità, specialmente nella vicina Penisola. Laurent Pignot, portavoce del TCS, spiega: «Per i ticinesi l’Italia è alle porte e per tanti svizzeri risulta la destinazione numero 1. Ci sono specificità che per i turisti elvetici sono complicate, soprattutto per quelli non italofoni per cui è presente una evidente barriera linguistica».
La Zone a Traffico Limitato (ZTL)
Per Pignot le ZTL «sono spesso parecchio complicate da capire per chi non è pratico. Il primo consiglio del TCS è quello di informarsi a dovere e cercare di capire come funzionano. Le multe sulle ZTL sono sistematiche, sono abbastanza salate e ci si può incappare senza capire che si sta commettendo un’infrazione». Concretamente: «Se un automobilista guida a 150 km/h sull’autostrada sa che è oltre al limite di velocità consentito, ma se qualcuno finisce con la vettura in piccolo borgo con le ZTL potrebbe non rendersene conto: spesso hanno orari e regolazioni complicatissime, a volte anche con le targhe alterne. Bisogna prendersi del tempo e cercare di capire le varie regole in vigore».
Non è più difficile pagare le multe
Se un tempo poteva risultare difficile pagare una multa presa all'estero, oggi la situazione è ben diversa. L'esperto sottolinea: «Le difficoltà nel pagare una multa nel 2022 non sono più di attualità perché con l’e-banking e le varie piattaforme online si può usare semplicemente una carta di credito, senza alcun problema». Pignot aggiunge: «Le segnalazioni che arrivano al TCS spesso riguardano il fatto che una multa diventa più salata rispetto alla somma di denaro iniziale: questo perché l’Italia, contrariamente ad altri Paesi europei, applica delle tasse di ingiunzione molto elevate. Quindi, ad esempio, una multa di 35 euro, dopo 2 o 3 richiami, può arrivare persino a 10 volte tanto. Non di rado ci contattano per chiedere chiarimenti su questi aumenti e il consiglio è sempre lo stesso: pagate subito. Anche perché, se si effettua il pagamento entro 5 giorni dalla notifica, si ha il 30% di riduzione sul minimo previsto per legge. È meglio non pensarci più ed evitare costi di ingiunzione molto elevati». L'esperto constata: «In Francia e Spagna, per fare un paio di esempi, la differenza tra la multa originaria e i vari richiami non è così ampia come in Italia».
Ma quando ho preso quella multa?
La notifica di una sanzione presa in Italia arriva in Svizzera dopo diversi mesi. Le tempistiche dilatate potrebbero dunque rappresentare un incentivo per non pagare. Il portavoce del TCS commenta: «Qualcuno potrebbe dimenticarsi di aver commesso un'infrazione. Molti automobilisti svizzeri, poi, non parlano l’italiana e magari finiscono nella ZTL di un piccolo borgo con un nome che non conoscono o non si ricordano proprio di averci fatto tappa. Può capitare di pensare ad uno sbaglio della autorità: noi consigliamo di contestare immediatamente se si crede di non essere stati in quei posti, si hanno 60 giorni dalla notifica del verbale per inoltrare un ricorso. In questi casi è molto utile avere una protezione giuridica che sbriga le pratiche al posto dell’automobilista. Se il prefetto però stabilisce che il ricorso non ha esito favorevole, la multa raddoppia, quindi l'esito potrebbe essere non proprio felice». Pignot aggiunge: «Quando un automobilista compie un’infrazione in Svizzera non ci pensa due volte prima di saldare la multa, perché ci sono aggravanti anche pesanti in caso di mancato pagamento. Ricordo che in Ticino un signore, incensurato, si fece addirittura un giorno in prigione: le conseguenze possono essere davvero gravi. Lo stesso comportamento deve essere applicato anche all'estero, perché in quei Paesi, specialmente in Italia, prima o poi ci si torna. Se quando l'automobilista, una volta attraversato il confine, viene fermato con una multa arretrata non pagata, finisce nei guai. Siccome si va spesso in Italia per turismo o per piacere, vedere la propria vacanza trasformarsi in una serie di problemi come il fermo dell'auto o il dover andare in commissariato, non è proprio un’esperienza piacevole. Il TCS è categorico: pagate le multe all’estero se avete commesso un’infrazione», conclude Pignot.