Il Corriere del Ticino entra nel cuore di Lugano

LUGANO - «Da qui potete controllare tutti» ha commentato un collega guardando le ampie vetrate della nostra nuova redazione. «Sì – abbiamo risposto – e tutti possono controllare noi». Era solo uno scherzoso scambio di battute, ma dice molto sul senso del trasloco della sede luganese del Corriere del Ticino da via Balestra al Quartiere Maghetti, ancora più nel cuore della città. L'obiettivo ovviamente non era la «sorveglianza» a vicenda tra giornalisti e lettori, bensì quello di favorire un contatto diretto e spontaneo, convinti che questo possa portare a una conoscenza reciproca più vera e profonda.
Riavvicinati al centro
Ripercorrendo la storia della redazione, possiamo notare che il trasloco al Maghetti completa un riavvicinamento al «cuore» della città. La prima sede fu quella di via Peri, poi il giornale si «allontanò» dal centro trasferendosi in via Lucchini, dove restò per oltre mezzo secolo occupando nell'ordine i palazzi Cattaneo, Bordoni e Nobile. La fedeltà a quella strada fu interrotta nel 1969 con il trasferimento in corso Elvezia 33, dove fu costruita una sede che oltre alla redazione di Lugano ospitava tutti i reparti del Corriere, tipografia compresa. La tappa successiva è figlia di un cambiamento tecnologico epocale: nel 1980 si passò dal piombo alla fotocomposizione e ai primi computer e nel 1991, anno del centenario della testata, furono costruite la nuova sede e la nuova tipografia a Muzzano. I giornalisti della redazione cittadina però non cantarono «Addio Lugano bella»: salutarono i colleghi in partenza per il piano del Vedeggio e traslocarono una manciata di metri più a sud, al civico 12 di via Balestra.
Faldoni e aneddoti
In quel palazzo il Corriere ci è rimasto per ventisette anni: un bel «pezzo di vita», come testimoniano i voluminosi faldoni custodi di storie, dibattiti, scandali e progetti vari che dagli anni novanta a oggi hanno cadenzato la quotidianità di Lugano. Anni di notizie, ma anche di aneddoti vissuti da chi ha lavorato fra quelle mura: individui strambi che bussavano alla porta proponendo articoli oltre i limiti della realtà; persone in situazioni drammatiche che nel giornale cercavano una soluzione ai loro problemi; mucchi di carta talmente alti che quando crollavano parevano una frana; risse verbali fra automobilisti che si udivano dal sottostante, intasato, corso Elvezia; apparecchiature informatiche che dopo l'ennesima panne prendevano il volo insieme alla pazienza dei loro utilizzatori; dolciumi ricevuti per posta e destinati alla sede di Muzzano ma che a Muzzano, alla fine, non arrivavano mai; un'evacuazione causata da due pizze bruciate nel ristorante al piano terra. Poi c'erano due limiti orari «istituiti» per gioco dai giornalisti che erano soliti finire tardi. Uno portava il nome della nostra donna delle pulizie: se verso le 21, quando arrivava lei, si era ancora chini sulla tastiera, era stata una giornata lunga e impegnativa. Il secondo limite era quello «del condizionatore», che si spegneva automaticamente attorno alle 23. Se a quell'ora si era ancora in redazione – e capitava – allora la giornata era stata molto lunga e molto impegnativa. Ce ne saranno anche al Quartiere Maghetti e in un certo senso potremo condividerle con i lettori. Se non scambiando due parole – la cronaca spesso è un vortice a cui non è facile sottrarsi – almeno con uno sguardo e un sorriso attraverso la vetrata.