Il Duca Bianco stravolse tutto

“Ho atteso così a lungo, ho atteso così a lungo (...) fino al tuo arrivo”. Dopo il 21 luglio 1996 piazza del Sole non fu più la stessa. Quella sera raggiunse l’apice quando partirono i primi accordi di “Look back in anger”. Il Duca Bianco era a Bellinzona. Qualcosa di inimmaginabile per una piccola realtà come la nostra. Ancora oggi, chi c’era, ha i brividi quando racconta le emozioni provate grazie alla voce di David Bowie, il grandissimo artista inglese scomparso tre anni fa. Ma lui era lì, a far palpitare spasmodicamente quasi 15.000 cuori. A rendere magico l’open air “Vivi Bellinzona” con l’unica tappa ticinese del tour Outside che in precedenza l’aveva portato nelle ben più grandi città di Mosca, Osaka, Lisbona, Atene, Roma e Rotterdam. Una ventina di canzoni, compresi pezzi sacri come “Heroes” ed “Hallo Spaceboy” ed addirittura la cover dei Queen “Under Pressure”. Rimase affascinato dalla piazza e, soprattutto, dal Castelgrande, racconta chi si adoperò anima e corpo affinché tutto funzionasse alla perfezione. C’è invece chi, come Marco Ottini (che diventò in seguito municipale della Turrita), custodisce come una reliquia l’autografo del grande cantautore nato a Londra.
Da quella sera, dicevamo, piazza del Sole non fu più la stessa. Le autorità capirono che l’agorà si prestava benissimo per ospitare concerti ed eventi di rilievo. Non è un caso, dunque, che un anno dopo il gruppo PPD in seno al Legislativo bellinzonese presentò una mozione per togliere l’arredo urbano previsto dal compianto architetto Livio Vacchini nel primo progetto e lasciare lo spazio “vuoto”. L’opera era ed è tuttora un palcoscenico abbracciato gelosamente dalla rocca del fortilizio sul quale possono brillare le stelle. Come quella di David Bowie. La più luminosa, senza voler mancare di rispetto ai Litfiba, a J-Ax, a Sfera Ebbasta, a Davide Van de Sfroos, a Eugenio Bennato, a Paolo Meneguzzi, a Eugenio Finardi, a Tony Sheridan (colui che tenne a battesimo i Beatles...) e a tanti altri che si sono esibiti negli ultimi anni nel cuore della Turrita. Difficile comunque, oggigiorno, riproporre un evento di caratura internazionale simile a quello che vide giungere nella capitale David Bowie e i vari Matt Bianco, Ligabue e gli East 17.