Mendrisiotto

Il fascino immutato di Villa Cristina

Entro fine mese dovrebbe concludersi la progettazione per il restauro del palazzo secentesco nell’Istituto agrario cantonale di Mezzana, che necessità di lavori di risanamento dopo diversi interventi architettonici nei secoli - LE FOTO
Risalgono al 1543 le prime indicazioni storiche relative al palazzo principale del Polo del verde a Mezzana. ©CdT/Chiara Zocchetti
Luca Bernasconi
05.02.2021 06:00

Non è facile scorgerla da parte di chi transita sulla strada cantonale a Coldrerio-Balerna. Ma se qualcuno ha appena la curiosità di varcare il cancello dell’Istituto agrario cantonale di Mezzana si troverà di fronte a una splendida dimora secentesca, Villa Cristina. E come tutte le belle signore un po’ in età, non si possono ormai più nascondere le conseguenze del passare degli anni. Lo sa bene anche il Cantone, proprietario della struttura e di tutto il Polo del verde di Mezzana, che da tempo ha in mente di procedere a un importante restauro. Il risanamento della villa, l’ampliamento della cantina del vino e la sistemazione degli spazi esterni costeranno 18 milioni.

Un gruppo elvetico-spagnolo

Il lavoro è in corso da parte di un gruppo interdisciplinare con in testa lo studio d’architettura José Maria Sanchez Garcia di Mendrisio e Madrid, scelto all’unanimità da una giuria nel novembre 2016 dopo un concorso pubblico. Ma oggi, nel 2021, ancora nulla si è mosso. «Entro la fine di questo mese sarà terminato l’iter per la progettazione. Poi bisognerà preperare i capitolati e tutti il resto. Per la fine dell’anno si dovrebbe riuscire a stilare il messaggio definitivo» ci dice il direttore dell’Istituto Daniele Maffei.

Egli non nasconde che ci siano stati dei ritardi. Un po’ sono da imputare alla situazione pandemica che stiamo attraversando. Un po’ anche al fatto che – aggiunge Maffei – trattandosi di stabili storici e vecchi, gli architetti vogliono tener conto di tutti questi aspetti per allestire un progetto sicuro e rispettoso della elementi storici della villa.

Un nome regale

Di questo edificio civile si ha notizia già nel 1543 (proprietà dei Torriani di Mendrisio). Nei secoli successivi furono numerose le trasformazioni. Ma perché si chiama Villa Cristina? Bisogna risalire al 1833 quando il palazzo fu venduto dai Morosini di Lugano a Maria Cristina di Sardegna e Piemonte, vedova del re Carlo Felice di Savoia. La regina utilizzò la villa come residenza di vacanza fino alla sua morte e la trasformò secondo il gusto neoclassico dell’epoca. Maria Cristina morì nel 1849 e il palazzo passò nella mani del marchese comasco Giorgio Raimondi, fervente patriota italiano esule politico in Ticino. Non per niente il dipinto centrale esistente nel salone al primo piano, datato 1860 e opera di Antonio Rinaldi di Tremona e Innocente Chiesa di Sagno, raffigura l’Italia liberata. Ai Raimondi succedettero altri proprietari, fino al 1912 quando Ernesto Bernasconi di Castel San Pietro cedette la tenuta a Pietro Chiesa di Chiasso, rientrato in Ticino dall’Argentina dove aveva fatto fortuna. Quest’ultimo, sempre nel 1912 regalò la proprietà al Canton Ticino proprio per la creazione di un istituto agrario.

Bene culturale

Ricordiamo che Villa Cristina è tutelata come bene culturale di interesse cantonale. Per la sua importanza storica, il palazzo «deve mantenere e rafforzare la sua immagine e la sua funzione di sede istituzionale e di rappresentanza, anche per eventi al di fuori delle attività dell’istituto» si poteva leggere nel bando di concorso. In concreto vi troveranno posto gli uffici amministrativi le sale di rappresentanza e per le riunione e la biblioteca/centro di documentazione.

Il fidanzamento di Garibaldi

A Villa Cristina soggiornò anche Giuseppe Garibaldi ospite proprio di Giorgio Raimondi. Era il 1860 quando a Mezzana Garibaldi si fidanzò con Giuseppina, figlia proprio del Raimondi. E il matrimonio della coppia avvenne già il giorno a Fino Mornasco. Ma non durò molto. Pare che dopo poche ore dalla celebrazione, l’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi ripudiò la sua sposa dopo aver scoperto alcune sue scappatelle amorose.