Il futuro della diga della Verzasca è luganese o cantonale?

Se stiamo per guardare a fra oltre vent’anni, è perché le prime pedine per arrivare una decisione che diverrà effettiva allora si stanno muovendo già in questi mesi. Parliamo della diga della Verzasca. O, meglio, del futuro della Verzasca SA, la società che gestisce l’impianto idroelettrico, controllata per due terzi dalla Città di Lugano e per un terzo dal Cantone, tramite l’Azienda elettrica ticinese (AET). E se ne parliamo è perché nel 2045 il Cantone potrebbe prendere possesso dell’impianto a scapito della Città, e gratuitamente.
Come funziona
Messa così, sembra una ruberia, ma in realtà è un’eventualità prevista nella concessione per l’utilizzazione delle acque pubbliche di superficie, che scadrà appunto nel 2045. E che un rinnovo della stessa non fosse scontato il legislatore l’ha deciso oltre dieci anni fa, inserendo nella Legge sull’utilizzazione delle acque il principio che lo sfruttamento delle acque cantonali compete al Cantone che lo effettua per il tramite di AET, evitando la creazione di poli di produzione alternativi. Una linea a cui il Gran Consiglio ha dato seguito di recente, negando in modo convinto il rinnovo della concessione della Maggia alle Officine Idroelettriche della Maggia SA.
«Decisione poi attenuata»
Stesso destino per la Verzasca SA, quindi? La questione diverrà d’attualità fra circa un decennio, ma per il presidente del CdA e sindaco di Lugano Michele Foletti la storia non è ancora stata scritta: «La decisione del Gran Consiglio di riprendersi le acque ticinesi è poi stata attenuata quando fu rinnovata la concessione ad Airolo per l’impianto di Calcaccia e a Bellizona per la Morobbia. Dicendo quindi che le concessioni vanno messe nelle mani di enti pubblici ticinesi. Anche nel 2015 per l’impianto del Ritom è stata trovata una soluzione ibrida con le FSS. Credo che per il Cantone l’importante sia soprattutto riprendersi i grandi impianti in cui ha solo piccole partecipazioni». Come quello della Maggia. Ma anche quello della Verzasca non è di piccole dimensioni, è il Cantone ne controlla solo un terzo. «La gestione delle acque è in mano ad AET: è lei che già oggi decide quando aprire le turbine e produrre energia. Credo che, visti i buoni rapporti, una soluzione per la Verzasca la troveremo: penso sia nell’interesse di tutti continuare con questa gestione».
Nel 2022 1,5 milioni nelle casse
A utilizzare l’energia della Verzasca è in realtà AIL, che per il privilegio versa un contributo alla Città che viene discusso di volta in volta in base ai prezzi dell’elettricità. Ancora nel 2018, con i prezzi bassi, la cifra annua era di 400.000 franchi, ma nel 2019 era già di 1,5 milioni. Importo confermato anche nel Preventivo 2022.
Per Massagno è (quasi) sì
Se il futuro della Verzasca SA è in dubbio, chi attende fiducioso di vedersi rinnovata la concessione sul Cassarate è l’Azienda elettrica di Massagno (AEM). Il Consiglio di Stato è favorevole, ma ha posto alcune condizioni. La principale: la SA dovrà essere mutata entro tre anni in un ente autonomo di diritto comunale, affinché sia ottemperata la condizione che le acque restino di proprietà pubblica. «Per l’azienda non cambia nulla - afferma il direttore Paolo Rossi (l’azienda già oggi è del Comune di Massagno, ndr). - L’ente autonomo di diritto comunale è come una SA ma senza azioni. Non si può cioè vendere. E il controllo sarà esercitato dalla politica anziché da un’assemblea. Il Municipio dovrà per contro discutere quanto della SA tramutare in ente pubblico: tutta l’azienda? Oppure solo la parte legata alla produzione? O un’altra via di mezzo?». Se il Gran Consiglio accetterà il principio, ci saranno tre anni per cambiare l’assetto societario.
Rossi usa termini come «battaglia» ed «esito non scontato» riguardo a quanto fatto per arrivare a questa decisione di principio: «Ha aiutato il fatto che con l’Azienda elettrica ticinese avevamo già un accordo da lungo tempo con una distinzione dei ruoli. Loro si occupano di energia in quanto prodotto, noi della logistica, per portarla dove serve, e dei rapporti con l’utenza. E la nostra centrale idroelettrica è già ottimizzata per bilanciare la rete e far sì che i picchi di richiesta vengano meglio assorbiti, anche a vantaggio del portafoglio di chi è allacciato».