Il futuro di Lugano Airport tra dubbi, conferme e timori

Problemi, necessità, aspirazioni, visioni politiche. Tutto si intreccia quando si parla di Lugano Airport, lo scalo ad Agno gestito «temporaneamente» da cinque anni dalla Città in attesa di un rilancio. Un rilancio che però si scontra anche con difficoltà trasversali, come il prospettato taglio di 5 milioni di franchi messo in conto dal Consiglio federale come misura di risparmio. «Sforbiciata» che verrà combattuta alle Camere federali, come hanno annunciato martedì sera i consiglieri agli Stati, Fabio Regazzi e Marco Chiesa, che è anche municipale e capo Dicastero finanze della Città, durante l’assemblea dell’Associazione passeggeri e aeroporti della Svizzera italiana (ASPASI). Oppure ancora il divieto di cabotaggio, che di fatto impedisce a una compagnia straniera di operare, in particolare sulla tratta Lugano-Ginevra, oggi considerata l’unica in grado di reggere l’urto e il mercato. Divieto che si potrebbe aggirare con un’iniziativa presentata allo scopo da Regazzi, che potrebbe essere discussa, e si spera approvata, l’anno prossimo dal Parlamento federale.
Gli auspici
Se si riuscisse ad allentare il divieto di cabotaggio sarebbe un’ottima notizia», fa sapere il capogruppo del Centro in Consiglio Comunale, Lorenzo Beretta-Piccoli. «Fare a meno dei 5 milioni di finanziamento federale sarebbe invece un problema e quindi non si può che guardare con preoccupazione questo eventuale taglio. Il Municipio con il Consiglio di Stato e i parlamentari a Berna si sono comunque già mossi. Ora bisognerà attendere il risultato del dibattito alle Camere». Sulla possibilità di affidare la tratta Lugano-Ginevra a una compagnia straniera, Beretta-Piccoli si dice d’accordo. «Tutto quello che si riesce a offrire in più è da guardare con positività, anche se credo che non sarà un’operazione facile», afferma. Di sicuro – sottolinea da parte sua Lukas Bernasconi, capogruppo della Lega –, l’aeroporto resta un’infrastruttura importante e strategica per la Città, per cui «va tenuta e bisogna anche cercare di farla funzionare». Certo, aggiunge Bernasconi, «occorre anche superare le difficoltà legate al prospettato taglio federale di 5 milioni franchi e al divieto di cabotaggio, ma confido che Marco Chiesa e Fabio Regazzi facciano il loro compito in qualità di consiglieri agli Stati quando sarà il momento».
Le perplessità
Questa è musica del futuro. Ma per quanto riguarda la strategia a medio termine? Ebbene, per il Partito socialista, – afferma la capogruppo de La Sinistra, Nina Pusterla – «l’aeroporto non deve essere un costo per le casse cittadine». Una posizione già ribadita negli scorsi anni, soprattutto quando la Città aveva annunciato l’annullamento della call of interest e, di riflesso, la gestione “in proprio” dello scalo. E se da un lato c’è chi vede di buon occhio una gestione pubblica dello scalo, dall’altro c’è chi preferirebbe un altro scenario. Tra questi, l’UDC: «Abbiamo sempre detto che la gestione dell’aeroporto in mano alla Città avrebbe dovuto essere transitoria. Cosa che di fatto non è», dice la capogruppo Raide Bassi. La necessità di aggiornare la scheda PSIA (il Piano regolatore dell’aeroporto) «è stata usata come giustificazione per mantenere la gestione pubblica, ma a lungo termine non può essere così». Anche perché, rileva la capogruppo democentrista, «prima o poi arriveranno i grossi crediti per la manutenzione». E, di riflesso, gli esborsi pubblici.
Per Jean Jacques Aeschlimann, vicecapogruppo del PLR-PVL, la questione è invece molto semplice: «La nostra posizione è sempre stata quella di affidare al privato la gestione dello scalo e oggi come ieri la confermiamo».
Non è così d’accordo, perlomeno in questo momento, Bernasconi: «Oggi come oggi significherebbe causare dei problemi maggiori allo scalo», specifica il capogruppo della Lega.


