Aeroporto

Il futuro può atterrare ad Agno

La cordata Artioli-Crameri-Marending-Malgorani vuole realizzare il primo scalo autosufficiente a livello energetico e creare un polo di sviluppo delle tecnologie che stanno cambiando l’aviazione: droni, motori a idrogeno e taxi volanti - «Lugano accetterà la sfida?»
John Robbiani
12.01.2021 06:00

La premessa è fondamentale per capire l’idea che questo gruppo ha in mente per il futuro di Lugano Airport. In Cina società come la EHang hanno già lanciato i primi droni per il trasporto di passeggeri e i primi taxi volanti a controllo remoto. Questo non è più il futuro, è il presente. Porsche e Boeing, ma è solo un esempio, stanno lavorando insime a un’auto volante e il progetto «PrimeAir» di Amazon potrebbe cambiare il sistema di consegna delle merci. Tempo qualche anno e il cielo inizierà per davvero a essere la principale via di comunicazione, liberando la strada dai Tir. «Saremo in grado di essere tra i primi in Europa? Lugano, con le sue università e le aziende che lavorano all’aeroporto, saranno in grado di raccogliere questa sfida?». Ci siamo capiti. Artioli, l’avvocato Oscar Crameri, Rolf Marending (CEO di Eliticino-Tarmac) e Massimo Malgorani (proprietario della Delta Line SA) hanno creato una cordata che intende rilevare la gestione di Lugano Airport per trasformarlo anche e soprattutto in un polo di ricerca e sviluppo su questo fronte. Un modo per non perdere il treno (o meglio: il drone). E si potrebbe fare ricerca in mille ambiti: basti pensare alle possibilità che i droni offrirebbero ai servizi di pronto intervento (si parla sempre più insistentemente di droni-ambulanza - un progetto è in fase di studio a Ginevra - o di veicoli pensati per aiutare i pompieri nelle situazioni più rischiose). Ma, per la cordata di Artioli, non è solo questo. L’ambizione è anche un’altra.

Totale indipendenza energetica
Artioli, Crameri, Marending e Malgorani hanno intenzione di dar vita al primo aeroporto con produzione di energia solare, completamente in autoconsumo. «Diventerebbe un aeroporto regionale modello. Sarebbe un unicum a livello internazionale - spiega Artioli - e darebbe una valenza ecologica fortissima al nostro cantone». E si potrebbe anche creare idrogeno, che sarà il propulsore degli aerei di domani, soppiantando così il cherosene. Un’operazione che anche economicamente sarebbe redditizia. «La produzione di energia – spiega Artioli - permetterebbe allo scalo l’autosufficienza finanziaria».

«Paghiamo le tasse in Ticino»
Artioli è convinto che uno dei grande atout della cordata sia il fatto di essere un gruppo di imprenditori ticinesi, presenti allo scalo di Agno da decenni. «Investiamo nell’aeroporto perché ci crediamo. Perché crediamo nel territorio. Perché vogliamo vederlo crescere. Per noi (e questa è una frecciatina al gruppo «concorrente», quello guidato da sir Lindsay Owen-Jones, ndr) l’aeroporto non serve solo perché vogliamo andare da qualche parte a giocare a golf con l’aereo privato. Per questo ci sarà anche grande attenzione alle zone attorno allo scalo, prevedendo per esempio delle piscine intercomunali per le scuole e la popolazione e la creazione di servizi». Ma c’è di più. «L’importante è che questa sia una sfida per le aziende ticinesi. Bisogna far crescere la nostra economia. Importante è generare posti di lavoro, ma non solo attraverso la gestione aeroportuale. Attraverso soprattutto le attività tecnologiche. L’importante è che chi prenderà in mano la gestione dello scalo non si limiti al deposito degli aeroplani senza toccare nulla, lasciando un aeroporto vetusto e mettendo al massimo qualche cerotto perché non si crede per davvero nel suo futuro».

L’accordo con Dassault
Il progetto di sviluppo dello scalo si suddivide in quattro elementi. Il primo riguarda la gestione delle attività aeroportuali. La cordata affiderà questo compito a TAG Maintenance Services, società presente a Lugano da 36 anni e che è passata sotto il controllo del gigante francese Dassault.

L’investimento immobiliare
«Tutti gli immobili dell’aeroporto - viene fatto notare nel progetto sottoposto al Municipio - sono vetusti e poco funzionali». La cordata intende dunque abbatterli e ricostruirli affidandosi ad Artisa Group. Si intende realizzare nuovi hangar, un nuovo terminal e collegarlo a un autosilo. E - come detto - realizzare una grande area riservata allo sviluppo tecnologico.

I voli commerciali e di linea
Volontà della cordata è anche il ripristino del volo di linea tra Lugano e Ginevra. A tale scopo verrebbe costituita una società ad hoc che potrà - in tempi brevi - iniziare a operare affiancandosi all’esperienza (e ai permessi già concessi dall’Ufficio federale dell’aviazione civile) di Tarmac Aviation.

Le nuove tecnologie
Ma come detto è ferma convinzione dei promotori che il futuro di Agno dovrà inevitabilmente passare dall’evoluzione in atto nell’aviazione civile. Ed ecco che entra in gioco l’esperienza di Massimo Malgorani, industriale attivo proprio nelle nuove tecnologie e nel settore dei micromotori. Sarà lui a curare la promozione e l’insediamento di realtà innovative del mondo dell’aviazione, «che hanno necessità di disporre di un’area aeroportuale per lo sviluppo dei loro prodotti». Nel polo tecnologico - da inserire in una nuova struttura all’interno del perimetro aeroportuale - la cordata intende dar spazio allo sviluppo di droni, alla scuola di volo, a dei simulatori e anche realizzare degli alloggi. Senza dimenticare gli spazi necessari allo sviluppo di nuove tecnologie.

«Il giorno e la notte»
«Io sono convinto - ci ha spiegato Artioli - che un aeroporto come quello di Lugano debba essere gestito in modo familiare. È come quando si entra in un hotel: ci sono le catene e poi ci sono quelli in cui il padre è direttore e il figlio dirige la sala. La differenza è come il giorno e la notte».

Si vive anche di altro
I moderni aeroporti ormai non vivono più di sola aviazione, e la cordata ne è perfettamente consapevole. «Questo ci porta a non vedere più Agno unicamente come uno scalo, ma come un polo di sviluppo legato alle nuove tecnologie. Tecnologie che a breve cambieranno il mondo.
Il Municipio, lo ricordiamo, deciderà nelle prossime settimane a quale dei 6 gruppi privati che si sono fatti avanti attribuire la gestione dello scalo.

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