Breganzona

Il Gemmo vuole sbocciare: pronti a restaurare la masseria

L'area verde al confine con Sorengo è di recente tornata a vivere dopo oltre un decennio d’abbandono grazie alla nascita dell’omonima associazione – Per raggiungere la sostenibilità economica si vorrebbero insediare nell'antico edificio un albergo e una sala eventi
©CdT/Gabriele Putzu
Federico Storni
11.09.2023 06:00

Un evento importante e impattante come la pandemia porta rottura e cambiamento. A volte in peggio, a volte no. Al confine tra Breganzona e Sorengo, sul territorio della prima, sta portando alla ristrutturazione di una masseria protetta a livello locale che sembrava destinata a peggior sorte, dato che era ormai abbandonata da oltre un decennio. Parliamo del Gemmo, per cui in questi giorni si stanno gettando le basi - o, forse meglio: si sta sondando il terreno - per dare un futuro solido e duraturo all’edificio e al terreno che lo circonda, rispettandone sì la vocazione agricola, ma adattandola ai tempi che corrono. Dando cioè al complesso la stabilità economica necessaria, permettendo di inserire nella masseria una struttura ricettiva e spazi didattici e per eventi.

Al centro di tutto: un orto

All’albo di Lugano negli scorsi giorni è stata pubblicata al proposito una domanda di costruzione preliminare. Preliminare anche per capire la reazione del vicinato ai prospettati lavori. In questo senso i proponenti - riconducibili all’Associazione il Gemmo - hanno allestito una presentazione del progetto in Masseria che può essere visitata in queste settimane (vedi box), all’insegna della trasparenza. D’altronde, come si legge nella documentazione, la filosofia alla base delle proposte è e sarà quella della piazza: «Gli spazi esterni e all’aperto dovranno essere pensati nell’ottica di una vecchia corte dove incontrarsi, parlare, passare del tempo e condividere progetti e saperi».

All’origine vi è, appunto, la nascita dell’Associazione ilGemmo, durante la pandemia. «Il Gemmo - si legge sul sito dell’Associazione - era un sogno nel cassetto, diventato reale in un periodo in cui eravamo privati di lavoro e affetti, ma con molto tempo a disposizione. Una sfida, scommessa, che cresce piano e rigoglioso come le piantine del nostro orto». Tutto infatti è partito dall’orticoltura, fatta su una parte del grande prato che circonda la masseria (il restante «produce» erba per foraggio) seguendo i principi dell’agricoltura biologica: nessun concime chimico, particolare attenzione agli sprechi e all’uso parsimonioso dell’acqua. Un'attività che negli anni è cresciuta: sono nate collaborazioni con diversi attori della zona, fra cui l’OTAF, l’Associazione il Germoglio e Commercio Equo, sono stati organizzati eventi culturali, manifestazioni, l’assemblea annuale di WWF Ticino, corsi e diverse visite da parte di scolaresche e persone diversamente abili.

Anche un’aula didattica

In tutto questo «la sostenibilità economica del progetto è il collante in grado di garantire la sostenibilità sociale e ambientale della struttura preservandone le caratteristiche giunte fino ai nostri giorni ed evitandone l’abbandono». Sostenibilità che i proponenti credono di poter raggiungere ristrutturando conservativamente l’edificio (che peraltro è bene tutelato a livello locale), permettendo l’inserimento di un albergo (senza ristorazione) da 26 posti letto (9 camere, 2 mini appartamenti per soggiorni brevi), di una sala eventi polivalente per soddisfare gruppi medio-grandi (conferenze, matrimoni, eventi aziendali,...), e di uno spazio abitativo per i gestori. Quanto all’annesso agricolo - privo di fondamenta - l’intenzione è di ricostruirlo e ricavarne uno spazio con finalità didattiche sociali e logistiche. Capace cioè di ospitare un’aula per i corsi e un locale per la trasformazione e vendita degli ortaggi. Quanto ai parcheggi, venti, essi sono oggetto di una domanda di costruzione separata e sono previsti su un terreno edificabile poco distante. Il tutto con una particolare attenzione alle esigenze delle persone diversamente abili.

Riqualificazione conservativa

Alla guida del restauro, a cui i proponenti lavorano ormai da un paio d’anni, vi è l’architetto Jean Patrick Jaccard, scelto anche per come ha convertito una masseria in appartamenti a Bioggio alcuni anni fa. Anche la riqualificazione sarà fatta all’insegna della filosofia zero sprechi: verranno ad esempio interrate grosse taniche per il recupero dell’acqua piovana per l’irrigazione dell’orto.

La masseria Gemmo, come detto, è un bene protetto in quanto testimonianza del nostro passato agricolo. La sua storia è però ancora in gran parte oscura. Non si sa ad esempio quando sia stata costruita, ma è sicuramente antica: esisteva già nel 1647.

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