La testimonianza

Il lupo colpisce (di nuovo) a Sessa: «La situazione è diventata ingestibile»

Nella notte tra sabato e domenica, il grande predatore ha sbranato una pecora – La denuncia di un lettore: «Non è la prima volta che succede, non si può più fare finta di niente»
©MICHAEL BUHOLZER
Federica Serrao
13.10.2025 17:00

Il lupo, in Ticino, ha colpito di nuovo. E il malcontento tra le persone cresce sempre di più. Come ci racconta Paolo, un nostro lettore, nella notte tra sabato e domenica, si è verificata una predazione vicino all'abitato di Sessa, nel Malcantone. La terza, nel giro di poco tempo. «Non possiamo più parlare di casi isolati», ci spiega il nostro interlocutore, denunciando una situazione sempre più difficile da gestire.

«Questa mattina ho ricevuto la visita del veterinario cantonale e del guardiacaccia, che mi hanno confermato che ad attaccare è stato il lupo», ci racconta Paolo, senza nascondere la sua frustrazione per quanto accaduto, di nuovo, nel recinto in cui tiene pecore e caprette dietro casa. «È la terza volta che il lupo massacra i miei animali. Non ce la faccio più. Non è un capriccio, la situazione è diventata ingestibile». Non solo nel Malcantone, ma anche nel resto del Luganese, nelle aree più verdi, e in Ticino in generale. «Questa situazione riguarda tantissime persone, allevatori professionisti o persone che tengono animali semplicemente per amore, o per tenere pulito il territorio». 

Nel suo terreno, fino a qualche mese fa, Paolo aveva cinque esemplari di pecore del Camerun. Animali a cui è «molto affezionato», spesso difficili da trovare. «Non si può ricavare la lana dal loro pelo e non fanno il latte. Non le macello nemmeno, le tengo solo per amore, per farle vedere ai bambini». Di quelle cinque pecore, oggi, ne rimane una sola. «Tutto è cominciato tempo fa, quando il lupo, per la prima volta, le ha attaccate. Ne ha sbranate quattro», ci racconta. «Avevo anche un capretto e una capretta tibetana. In una seconda predazione, il lupo ha massacrato anche loro». 

Per un po' di tempo, a Paolo è rimasto solo un montone. Trovare altri esemplari di pecore del Camerun, come detto, non è un'impresa facile. «Il montone, rimasto da solo, era diventato tristissimo. Non mangiava nemmeno più. Poi, però, circa sei mesi fa, sono riuscito a trovare un esemplare femmina». Ma è stata proprio questa pecora la nuova vittima del lupo, la scorsa notte. «Forse il montone, più robusto e con le corna, è riuscito a difendersi, o a far scappare i lupi», racconta Paolo, non nascondendo la sua amarezza. Nonostante l'ultima sia stata una predazione singola, non si può dimenticare di quelle avvenute, in precedenza, negli ultimi mesi. «Per non farmi cogliere impreparato, avevo anche sistemato il recinto. Avevo messo recinzioni alte e di ferro, barriere per impedire al lupo di scavare e di introdursi all'interno». Stratagemmi rivelatisi, sfortunatamente, inutili. «Capirei se lasciassi gli animali liberi, ma in questo caso le sto provando tutte per proteggerli. Il problema è che ci troviamo di fronte a un predatore che non demorde, che salta sopra le recinzioni, anche quando sono alte due metri. Ho saputo che qualcuno è stato costretto a ricorrere a recinzioni elettriche». 

Ciò che rimane della pecora sbranata.
Ciò che rimane della pecora sbranata.

Di fronte all'ennesima predazione, insomma, Paolo non riesce più a stare in silenzio. «Io sono un semplice cittadino, ma nel mio piccolo non riesco più a fare finta di niente. Non ho nulla contro il lupo, non voglio essere allarmista, ma dall'altra parte non si può nemmeno andare avanti in questo modo». Il lupo, come denuncia il nostro interlocutore, non colpisce solo in alta montagna o in zone isolate, ma anche e soprattutto vicino ai centri abitati. «Le persone vanno a passeggio nei boschi qui vicino, ci sono famiglie con bambini, chi ha pascoli e ha paura che il lupo possa attaccare anche gli animali domestici come cani o gatti. Non succede mai nulla, ma se dovesse succedere?». Come detto, Paolo ha deciso di raccontare la sua esperienza con la volontà di sensibilizzare più persone possibile sulla questione, sperando che qualcosa, prima o poi, possa davvero cambiare. «C'è un problema reale. E bisogna intervenire, per riuscire, una volta per tutte, a risolvere questa situazione. I guardiacaccia hanno le mani legate e la politica non si interessa. Ma i costi di questa cattiva gestione, oltre a tutti i danni economici, e soprattutto morali, sono i nostri», sottolinea Paolo. «Ci sentiamo, semplicemente, abbandonati».